Perché il beach soccer è molto più di un gioco

Stadio del Mare Ravenna 2011 Beach Soccer
Lo “Stadio Del Mare”, impianto a carattere temporaneo costruito a Ravenna per i Mondiali 2011 (fonte: ravenna24ore.it)

Gioco da spiaggia? Sì, ma non nell’accezione comune. Il Beach Soccer è uno sport a tutti gli effetti, riconosciuto da più di 100 federazioni calcistiche nel Mondo. E se il mostro sacro di questa disciplina si chiama Brasile, il movimento italiano è comunque tra i più importanti in Europa…

Dal Brasile al mondo intero

La prima impressione che lascia il beach soccer agli occhi dei meno esperti è quella del comune passatempo estivo, in riva al mare. Niente di più sbagliato, in realtà, in quanto il calcio sulla sabbia non è soltanto un gioco per vacanzieri che si radunano nelle spiagge delle località marittime.
Trattasi, infatti, di un vero e proprio sport, riconosciuto, in Italia, dal CONI e dalla FIGC. Una disciplina per la quale esistono regole precise e campionati a livello nazionale e, soprattutto, mondiale.

Le origini di questa disciplina non possono essere collocate altrove se non in Brasile, paese in cui il calcio è una religione. E dove le spiagge chilometrice, che si prestano al gioco, di certo non mancano. Dal Sudamerica, poi, è stato rapidamente esportato in tutti i continenti, e adesso si pratica in più di 100 nazioni.

La competizione più importante a livello internazionale sono senz’altro i campionati mondiali, che si disputano dal 1995 ed inizialmente si tenevano tutti gli anni nella spiaggia di Copacabana, a Rio de Janeiro.
Nel 2008 si è svolta la prima edizione fuori dal Brasile, a Marsiglia, e dal 2009 si giocano solo negli anni dispari. Nel 2011 la competizione ha fatto tappa in Italia, sulla spiaggia di Marina di Ravenna. La nazionale di casa, nell’occasione, si fermò ai quarti di finale, e la vittoria andò alla Russia guidata dalla stella Leonov. L’Italia, nella quale hanno militato, tra gli altri, Massimo Condor Agostini, ex Cesena, Roma e Milan, e Diego Armando Maradona jr, famoso per l’esperienza al Cervia all’epoca di Campioni, ha raggiunto la finale in un’unica occasione, nel 2008, quando si arrese al Brasile.

 

Il gioco del beach soccer

Il primo regolamento del beach soccer risale solo al 1992, scritto per mano della Beach Soccer Worldwide, l’organo di governo del beach soccer che dal 2005 collabora con la FIFA. Se pensiamo che già nel 2008, come anticipato sopra, si giocava la prima edizione dei campionati Mondiali, possiamo avere un’idea della rapidità di diffusione dello sport in tutto il globo.

Riassumendo brevemente il regolamento, le squadre sono composte da 5 giocatori in campo e altrettanti in panchina, che possono subentrare senza limitazioni. Il terreno ha dimensioni simili a quelle di un campo del calcio a 5, ma le porte sono più grandi (5,50 x 2,20 m). Per scoprire le restanti regole il consiglio è quello di seguire una partita di questo sport, anche perché molto probabilmente non vi annoierete. Il gioco è generalmente molto rapido e le azioni pericolose si susseguono una dopo l’altra. Le piccole dune sulla sabbia, inoltre, impediscono alla palla di seguire una traiettoria precisa, per questo viene privilegiato il gioco al volo. Lanci lunghi, palleggi, rovesciate (o comunque giocate acrobatiche) sono molto frequenti.

E se pensate al beach soccer come uno sport dall’esito scontato e a totale appannaggio del Brasile, vi sbagliate. Bisogna ammettere, comunque, che è raro vedere la Seleçao fuori dal podio. Ciò è capitato solo nel 2001, con il quarto posto finale, e nel 2015, quando i verdeoro sono usciti di scena addirittura ai quarti. Negli ultimi anni, però, si sono fatte largo numerose nazionali, che hanno occupato le posizioni di vetta. Ne sono esempio la Svizzera seconda nel 2009, guidata da Dejan Stankovic (solo omonimo del serbo ex interista). Oppure El Salvador, sorpresa nel mondiale italiano (quarto posto finale) o Tahiti, ad un passo dal podio dall’edizione casalinga del 2013 e finalista due anni dopo e nel 2017.

 

Il movimento italiano del beach soccer

Per quanto riguarda il nostro movimento nazionale, il beach soccer rientra tra le discipline controllate dalla FIGC, e il suo sviluppo è affidato alla Lega Nazionale Dilettanti.
La specificità dello sport, che per ovvi motivi si gioca solo nei mesi estivi, permette ai calciatori un doppio tesseramento. Chi si cimenta con il Beach Soccer, infatti, oltre ad essere tesserato con il club di appartenenza in questa disciplina, può giocare, durante l’anno, con una qualsiasi squadra di calcio ad 11 o a 5. Conditio sine qua non, comunque, è che il suddetto giocatore sia un dilettante, e che dunque non militi in campionati che vanno dalla Lega Pro in su.

Il campionato italiano, che si disputa dal 2003, prevede, oltre alla Serie A, anche la presenza della Serie B, a carattere regionale, e, negli ultimi anni, il campionato femminile. Esso, tendenzialmente, si disputa tra giugno e luglio e si suddivide in diverse tappe lungo i litorali italiani, con numerose località coinvolte nell’organizzazione. Le migliori 4, poi, si contendono il titolo di Campioni d’Italia nelle Finali Scudetto. Solitamente, la stagione si apre con la Coppa Italia, fondata su un tabellone ad eliminazione diretta. 
E proprio come nel calcio esiste la sfida per la Supercoppa tra le vincitrici dei due trofei.

 

Piazze e giocatori storici

Una piazza storica del Beach Soccer è quella di Terracina, nel Lazio, con la società locale che è considerata la prima ad essere stata fondata con lo scopo esclusivo di diffondere il beach soccer. Nelle fila della squadra ha militato, tra gli altri, l’ex Inter e Lazio Aparecido Cesar, brasiliano ormai trapiantato in Italia.
Altri luoghi che hanno segnato la pur breve storia di questo sport sono la tutt’altro che rivierasca Milano, patria di una delle squadre, adesso non più esistente, più vincenti del paese, Viareggio e Catania. Negli ultimi anni, si stanno affacciando nuove realtà come la Sambenedettese e Napoli, su tutte.

Chi sono, comunque, i pilastri della Nazionale Italiana? Su tutti, il portiere Stefano Spada, che tra le altre cose è un emergente produttore di guanti, il goleador Paolo Palmacci, recordman di reti in azzurro, e il classe ’87 Dario Ramacciotti, bandiera del Viareggio.

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