

Il Liechtenstein nell’Europa calcistica è ampiamente noto per due paradossi. È l’unica appartenente all’UEFA che non può eleggere una rappresentante in Champions League e, nel campo delle nazionali… usa un inno nazionale non suo. Ma per quale motivo accadono questi due particolari eventi?
Il sistema delle Coppe Europee
Negli anni dispari (eccetto il 2021) il mese di Giugno sembra essere quasi un periodo di stagnazione per il mondo del pallone. Praticamente tutti i giocatori italiani sono in vacanza, qualche squadra estera ha appena iniziato i ritiri per la stagione successiva e si intravedono le prime amichevoli contro squadre di bassa lega. L’interesse dei tifosi è tendenzialmente rivolto alle bombe (vere o presunte tali) di calciomercato. In realtà in giro per l’Europa c’è già chi scende in campo per giocarsi una buona fetta dell’anno che sta per cominciare. E chi invece lo fa per sperare in un miracolo.
In questo periodo, infatti, prendono il via tutte le competizioni europee, con i preliminari di Champions, Europa e Conference League. Nelle primissime fasi sono presenti solo le squadre delle nazioni di più basso prestigio calcistico, che comunque possono ambire a qualificarsi alla fase a gironi delle tre competizioni.
Tutte le squadre vincitrici di un campionato nazionale europeo prendono parte alla Champions League. Dal Kosovo a San Marino, passando per Gibilterra, Andorra e Far Oer, tutte le leghe eleggono la propria rappresentante nella massima competizione continentale per club. Man mano che si va avanti, poi, entrano in gioco le squadre dei campionati più importanti. Le quali possono iscrivere, a seconda della propria posizione nel ranking determinato dal coefficiente UEFA, anche le seconde, terze e quarte classificate.
Il primo paradosso del Liechtenstein
Ma quindi proprio le nazioni europee sono rappresentate nella Champions League? Tra le 55 federazioni iscritte alla UEFA c’è un’unica eccezione. Essa è costituita da un paese membro della confederazione da più di 40 anni, ma che non ha mai avuto una rappresentante in Champions, nemmeno nei turni preliminari.
Il Liechtenstein, infatti, è l’unica nazione europea nella quale il numero ridotto di squadre (sette) fa sì che non sorga alcun campionato nazionale. Le squadre del piccolo paese tra Austria e Svizzera sono tutte iscritte al campionato elvetico, distribuite nelle varie categorie. Quella maggiormente rappresentativa è l’FC Vaduz, formazione della capitale che si barcamena tra la Super League svizzera, il primo livello del calcio elvetico, e la Challenge League, equivalente della nostra Serie B. Tutte le altre, invece, si trovano dal quarto livello in giù.
Ma cosa accadrebbe se una squadra del Liechtenstein dovesse vincere il campionato svizzero? Assolutamente nulla: a rappresentare la confederazione elvetica sarebbe la seconda classificata. Ad eleggere la squadra rappresentante del paese, infatti, è la Liechtensteiner Cup. Una competizione alla quale partecipano non solo le sette rappresentanti, ma anche le loro squadre riserve e, nel solo caso del Vaduz, anche una terza squadra. La vincitrice, negli anni, è stata relegata prima nella vecchia Coppa delle Coppe, poi in Coppa UEFA/Europa League e dal 2021 partecipa alla UEFA Conference League.
L’unica possibilità di qualificarsi alla Champions? Vincere la Conference League, che garantisce un posto nei gironi di Europa League, e poi alzare al cielo anche quest’ultimo trofeo. Sognare non costa nulla…
Il secondo paradosso del Liechtenstein
In una partita di calcio tra squadre nazionali la cerimonia dell’esecuzione degli inni è un momento che rasenta la sacralità. I tifosi si raccolgono in una sola voce con i giocatori, uniti per caricarsi vicendevolmente poco prima del fischio d’inizio del match.
Per ogni nazione del mondo l’Inno nazionale è la canzone più rappresentativa, densa di storia e di significato. Spesso il testo di questi particolari componimenti racconta di battaglie epiche, oppure descrive i valori di uno Stato e del proprio popolo. Essi hanno sovente degli avvenimenti particolari alle spalle, oppure sono stati rivisitati per ragioni storiche o socio-politiche, come nel caso dell’Inno Nazionale della Germania o di quello della Russia.
Altrettanto spesso, invece, sono le melodie ad avere alle proprie spalle delle radici curiose, ed è il caso dell’inno del Principato del Liechtenstein, Oben am jungen Rhein, che vi invitiamo ad ascoltare di seguito.
Un caso di plagio?
Se vi ricorda l’inno nazionale di un’altro Paese, è normale, non siete voi ad essere strani. Infatti, l’inno del Liechtenstein utilizza la melodia di God save the King/Queen.
L’uso di queste note ha origini storiche profonde e risale infatti al periodo di dominazione tedesca del futuro Principato. La famiglia degli Hannover, che governava anche il Regno di Gran Bretagna e Irlanda, nel 1745 decise di adottare l’inno inglese anche per tutta la Confederazione Germanica. Nel 1850 il Liechtenstein lo dotò di un testo, scritto nel medesimo anno da Jakob Josef Jauch. L’ode al Paese racchiuso tra Svizzera ed Austria venne mantenuto come inno nazionale nel 1870, dopo il distacco del Liechtenstein dall’Impero Tedesco e venne successivamente riconfermato nel 1920.
Tuttavia, Oben am jungen Rhein non ebbe sempre l’attuale titolo e testo. Fino al 1963 la prima strofa recitava Oben am deutschen Rhein, in alto lungo il tedesco Reno. In quell’anno, il Principato decise di eliminare ogni riferimento alla Germania.
Quello che quest’oggi sembrerebbe un plagio fra Stati, in realtà non è altro che la profonda eredità lasciata dalle generazioni che ci hanno preceduto. Un retaggio fatto dagli intrighi di potere che furono di moda in Europa dal Seicento in avanti, quando poche potentissime famiglie governavano gran parte del mondo allora conosciuto.