I 4 migliori marchi emergenti (e italiani) di guanti da portiere

Dragon Mast EffeTi Iileven marchi guanti da portiere
Mast, IIleven, Dragon, Effe.ti: i quattro marchi “intervistati” per quest’articolo

Alle spalle dei top brand, ci sono loro. Quattro piccoli produttori italiani che cercano, nel loro piccolo, di farsi largo nel sempre più vasto panorama dei guanti da portiere. Abbiamo avuto modo di conoscerli meglio per permettere loro di raccontarsi e spiegarci come ideare guanti di qualità a prezzi contenuti

 

Se chiedete a un portiere di calcio cosa non può assolutamente mancare nel suo borsone della domenica, i guanti saranno senz’altro ai primissimi posti. È quasi un rapporto di fiducia quello che lega il numero 1 alle sue mani e ai guanti indossati.

Negli ultimi anni, complice anche l’esplosione di Internet, si stanno diffondendo numerosi marchi emergenti. Grazie a una giuria qualificata, costituita da portieri, ne abbiamo selezionati e intervistati quattro. Dragon, IIleven, Mast ed Effe.Ti sono gli assoluti protagonisti di quest’articolo.

 

Indice:

 

DRAGON

La passione di Domenico

Chi, meglio di un collezionista di guanti da portiere, può interessarsi a tal punto di un prodotto al punto di iniziare a realizzarlo? Domenico Cristiano, classe ’79, napoletano residente ad Aversa (CE), è il volto che si nasconde dietro al marchio Dragon.

Circa 600, i guanti facenti parte della sua raccolta, tra le più grandi d’Europa. E, di pari passo, una passione che lo ha spinto a lasciare la professione di avvocato per dedicarsi alla creazione dei migliori amici dei portieri.

«Se penso al primo guanto che ho comprato», racconta, «mi viene ancora da ridere. Tre-quattro mesi di risparmi per poter comprare un paio di Puma, molto costosi. Alla prima partita, si staccò un pezzo di lattice dal palmo, portandomi alla disperazione. Però, è da lì che è iniziata la passione per il prodotto, fino a convincermi, qualche anno dopo, ad abbandonare un lavoro che non mi rendeva felice.
Così, nel 2014 ho deciso di occuparmi in prima persona della realizzazione, sviluppando e testando personalmente i primi prototipi in vendita dal 2017
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Emergente, non artigianale!

Domenico ci tiene particolarmente a non essere definito un produttore artigianale. «La produzione di un guanto come il mio», sostiene, «avviene comunque tramite una lavorazione di tipo industriale, con macchine estremamente performanti. Il guanto artigianale, a mio parere, è quello ‘fatto in casa’, a livello familiare. Proprio per questo, considerando l’elevato livello di tecnologia che c’è in fase di realizzazione, non ritengo di far parte di tale schiera».

Il vuoto di mercato esistente tra i costosissimi top di gamma dei grandi brand internazionali e i prodotti basici è stato il trampolino di lancio per Domenico. «Quello spazio a livello intermedio mi ha spinto a dare il via alla mia idea. Così, a prezzi sommariamente contenuti (50-60 €), riesco a essere competitivo su un mercato che non mi impone le grosse spese pubblicitarie dei Nike o Adidas di turno. Con un guanto, peraltro, che non ha nulla da invidiare ai prodotti più costosi di questi ultimi, col prezzo gonfiato dalle necessità puramente legate al marketing».

Come farsi largo, dunque, in un mercato monopolizzato dai grandi marchi? Quello cui fa riferimento Domenico è un pubblico «di nicchia, ma alla ricerca di un prodotto specifico per le proprie necessità. Il top brand mette sul mercato un guanto ‘generico’, venduto tanto per il clima scandinavo quanto per quello mediterraneo. La missione di Dragon, invece, è quella di puntare sul mercato locale, studiando guanti ‘ad hoc’ che tengano conto di clima e campi da gioco italiani, assicurandone, di riflesso, una durata maggiore. Da lì in poi, fa moltissimo la comunicazione effettuata su internet, con un adeguato livello di assistenza clienti, e soprattutto il passaparola tra i colleghi portieri”

 

La produzione secondo Domenico

«La produzione di un modello», racconta Domenico, «parte sempre da un primo schema disegnato a mano, poi rifinito al computer, e dalla scelta del palmo ideale. Una volta che è tutto pronto, in un lasso di tempo variabile, spedisco tutto alla fabbrica produttrice, che in uno, due mesi al massimo, sviluppa ed invia i guanti campione».

«Da lì inizia la fase di analisi, innanzitutto a livello visivo. Poi, si passa alla parte pratica, con i test sulla resistenza di lattice, cuciture e stampe sia in prima persona, sia affidandomi a degli amici dei quali mi fido. Ritengo quest’ultimo particolare fondamentale: ciò che per me potrebbe non essere importante, magari lo è per altri. Dopo le opportune verifiche, inclusi i test di laboratorio, il guanto è pronto per la vendita. Non c’è una tempistica fissa: il primo campione può essere quello buono, ma è anche capitato di farne cinque/sei diverse prima del prodotto definitivo».

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IILEVEN

Federico e il ruolo dell’eroe

Federico Da Vià, nato nel 1993, è il più giovane produttore di guanti da portiere tra i quattro intervistati. Dopo un passato nelle giovanili dell’Hellas Verona, affacciandosi sino alla Prima Squadra, è transitato per la Toscana, giocando tra le fila della Pianese. Poi, il ritorno a casa e le esperienze tra i dilettanti veneti.

In mezzo, la carriera studentesca, con la frequentazione della facoltà di Lingue per il Commercio Internazionale all’Università di Verona e, ovviamente, i guanti. IIleven è un marchio dall’impronta giovanile e dal forte impatto, specie a livello grafico, che, come gli altri brand emergenti, vuole farsi largo sul mercato.

The Hero’s Job, il ruolo dell’eroe. È chiaramente il portiere, insieme al prodotto, ad essere al centro dell’attenzione nel progetto di Federico. «Con tre capisaldi fondamentali», ci dice, «che sono la qualità tecnica con la scelta di soluzioni innovative, l’estetica che rende il guanto riconoscibile e il racconto di una storia dietro ogni singola idea. Rispetto agli altri ‘piccoli’ marchi, il mio guanto è leggermente più costoso, frutto di una lunga sperimentazione che mira a rendere il prodotto un vero e proprio top di gamma. Tendo a offrire pochi modelli e colorazioni differenti proprio perché, senza rinunciare all’espressione di personalità, voglio che ogni guanto sia riconducibile ad una trama di fondo».

 

Distinguersi dai grandi marchi

Come trovare spazio, però, in un mercato così competitivo nel quale i grandi marchi fanno da padroni? Secondo Federico, «il mercato, alle cifre attuali, va tutto a favore di quanti possono spendere cifre astronomiche. Adidas, per esempio, è entrata nel mercato con ingenti investimenti dal 2013, rivoluzionando l’intero settore e prendendosi la ribalta, insieme a Nike e Puma. Sono passati in secondo piano, almeno tra i grandi portieri, brand storici come Reusch ed Uhlsport. Di contro, però, vengono messi in vendita pezzi ‘commerciali’, che non tengono conto dell’unicità richiesta dal portiere medio».

Dunque, serve distinguersi. Ma come? «Innanzitutto», spiega Federico, «puntando molto sul fattore vestibilità, un punto sul quale insisto molto, e su quello dell’unicità del prodotto, logiche assenti nelle grandi firme di settore. Bisogna lavorare bene e seguendo una strategia ben precisa, puntando tanto sul passaparola e sui ragazzi dei settori giovanili. Punto, infatti, a fidelizzare i giovani numero uno che potrebbero divenire una sorta di testimonial tra i coetanei e, nel lungo termine, tra coloro che ne seguiranno le orme. In Veneto, ad esempio, grazie alle testimonianze di quattro portieri, dei quali uno in Lega Pro, le vendite sono aumentate di gran lunga. Il mondo di internet e dei social, poi, fa senz’altro la sua parte».

 

Dall’idea al confezionamento dei guanti

La cura maniacale nel prodotto, imperniata sulla componente grafica e tecnica, è uno dei punti di forza di IIleven. Che prende come esempio Krueger, uno dei guanti del lotto, per spiegare il lungo processo che porta dall’idea al confezionamento.

«Avendo, sin da piccolo, la passione per il disegno, mi concentro moltissimo sulla parte manuale del tratteggio, che porta a un vettoriale definitivo inviato al laboratorio di produzione dopo circa 6 mesi. Il primo prototipo è pronto in una ventina di giorni, e su questo si effettuano le doverose correzioni sul guanto e sul disegno. Il guanto definitivo è pronto circa 6-7 mesi dopo, in seguito a un nuovo invio al laboratorio, ed è in produzione definitiva dopo un mesetto. Da lì, si passa al confezionamento e all’imballaggio, col guanto pronto per la vendita”.

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MAST

Stefano, tra i primi in Italia

Per gli appassionati di beach soccer, quello di Stefano Spada è un nome molto noto. A un’onesta carriera tra C2, D ed Eccellenza nel mondo del calcio a 11 emiliano-romagnolo, infatti, il portiere classe ’83 ha affiancato la passione per il calcio sulla sabbia.

Nel 2020 Stefano milita ancora nella nazionale italiana ed è stato nominato tra i 10 giocatori più forti italiani più forti di tutti i tempi.

Tra i primi a essersi cimentato in questa disciplina, Stefano è allo stesso tempo, con Mastuno dei primi produttori italiani di guanti.

«Sono stato prima testimonial e poi collaboratore del primo piccolo marchio di guanti in Italia, la GPA di Firenze, oggi non più esistente», racconta. «Poi, nel 2010, ho deciso di prendere la mia strada. All’epoca era molto più difficile iniziare ed emergere, oggi grazie alla diffusione di internet molti si stanno cimentando in quest’attività. E purtroppo, troppo spesso, molti millantano conoscenze fittizie sul mondo dei guanti da portiere».

 

Niente è irraggiungibile

È innegabile che il mercato dei guanti da portiere abbia come punto centrale Adidas, Nike e Puma tra i marchi generalisti, nonché Reusch e Uhlsport sui prodotti pensati per i numeri uno. Ma se è vero che certi costi sono difficilmente sostenibili per piccole realtà come Mast, Stefano non vede inavvicinabile una certa fetta di mercato.

«Dipende dal grado di investimento che si vuole fare», sostiene. «La Serie B, a mio parere, è facilmente avvicinabile. Fornisco già i guanti a un amico, Michele Nardi del Cesena, che finisce anche per essere un testimonial. Ma in passato ho avuto, tra i miei clienti, anche Marchetti o Alex Calderoni, per fare altri due nomi.
E non è vero che i portieri di Serie A non guardino al nostro mercato. Ho avuto diverse dimostrazioni d’interesse, seppure a parità d’offerta, a mio parere, alcuni colleghi continuino a preferire il marchio blasonato. Ciò non vuol dire, comunque, che non continuerò a lavorarci…»
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Se, come già detto, i costi pubblicitari dei brand emergenti sono praticamente nulli rispetto a quelli dei grandi, rivestono grande importanza social network e passaparola.
«Sono due fasi diverse del processo d’acquisto», afferma, «i social sono senz’altro la nuova frontiera per veicolare l’attività, una volta acquisito il cliente, poi, questo diviene il tramite per affermarsi tra i colleghi».

 

Il guanto e la cura del dettaglio

La fase produttiva del guanto, secondo Stefano, non può avere un tempo prestabilito. «Mi è capitato di avere un guanto pronto alla vendita dopo appena un mese dall’idea, ma a volte sono stati necessari anche due o tre anni. Molto dipende dal grado d’ispirazione e dalla cura maniacale del dettaglio. Tendo a essere eccessivamente ‘pignolo’, a volte, nei test pratici sul guanto, provandolo in prima persona con ogni condizione possibile, dai sintetici alla terra, dall’erba alla sabbia».

Proprio la fase dei test, secondo Stefano, è quella più importante. «La cura dei materiali è di fondamentale rilevanza, anche prima del prototipo di prova. Sul campo, poi, è necessario sondare il terreno con minuziosità».

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EFFE.TI

Francesco, l’esperienza a servizio dei numeri 1

Possono bastare più di 500 partite disputate tra Serie C, D ed Eccellenza per essere accreditati come conoscitore affidabile dei guanti da portiere? A nostro parere, senz’altro.

Francesco Teti, classe 1979, dopo aver militato nei settori giovanili di Inter e Pro Vercelli, tra le cui fila ha esordito tra i professionisti, si è lanciato nel mercato della produzione.

Effe.Ti, il suo marchio, è frutto di studi effettuati lungo una carriera nella quale si sono succeduti prodotti, tecnologie e materiali diversi, fino ai più innovativi.

«Ho conosciuto guanti, condizioni, materiali e palloni diversi da quelli di oggi», racconta quasi divertito Francesco, «e questo mi permette di avere una piena ed effettiva conoscenza di questo mondo. Nel 2011 mi sono lanciato con la produzione, dopo una buona parte di carriera giocata con marchi sconosciuti ai più, salvo quei periodi in cui ho usufruito di qualche sponsor».

«Gioco ancora oggi, nel campionato di Promozione, con la storica maglia della Valenzana. E ovviamente uso i miei guanti, approfittandone per testare di continuo ciò che realizzo».

 

Chiamatelo artigianale

Francesco non ha dubbi a definire il suo guanto come artigianale. «So che qualcuno non ama questa definizione», riconosce, «ma per me è corretto usarla per il lavoro scrupoloso che effettuiamo io e gli altri colleghi ‘piccoli’. Trattasi di una produzione minuziosa e personalizzata in tutti i suoi dettagli, con prodotti di qualità dai costi decisamente contenuti per chi acquista. Non mi interessa il profitto puro in sé, ma avere delle soddisfazioni e sentirsi elogiati da chi usa il mio guanto. In cambio, offro un’assistenza diretta al cliente, pronto a dare suggerimenti o anche semplici consigli per creare un rapporto di fiducia e stima».

«Non bisogna inventarsi nulla», sostiene Francesco. «Se il lattice è di buona qualità, ritengo che qualsiasi marchio, incluso Effe.Ti, non abbia nulla da invidiare ai top brand». Il prezzo maggiore si giustifica solo in una logica di sponsorizzazione; i materiali utilizzati finiscono per essere sempre i medesimi. Poi, a mio parere, per avvantaggiarsi sugli altri è necessario puntare sull’aspetto grafico. La fantasia che rende il guanto diverso dalla generalità è decisamente un punto a favore per il portiere, tendenzialmente istrionico».

«Ritengo, tuttavia», aggiunge, «che competere con certi marchi sia praticamente impossibile, in primis per la produzione su scala ridotta rispetto a chi ha fatturati decisamente imponenti. Il passaparola è decisamente un mezzo importante, così come sapere di poter contare su amici che militano tra i professionisti e fungono da testimonial. Su tutti, Francesco Rossi, terzo all’Atalanta in Serie A, Giuseppe Stancampiano del Livorno e, nel mondo del calcio femminile, Noemi Fedele dell’Empoli.

 

Dalla grafica alle innovazioni, le “regole” di Effe.Ti

Se l’aspetto della grafica è già stato sottolineato e rende Effe.Ti un marchio diverso rispetto ai classici guanti in commercio, la fase produttiva richiede il rispetto di alcuni canoni classici, ai quali applicare, se possibile, innovazioni.

«La produzione, solitamente, dura dai 6 ai 10 mesi». narra Francesco. «Dall’idea si passa allo studio di un disegno efficace e di forte impatto, per poi analizzare l’adeguato taglio dei lattici e valutare delle novità. Una di queste, delle quali vado fortemente orgoglioso, è la ‘Clean Zone’, un inserto di cotone utile per asciugare il sudore. Una volta pronto il primo prototipo, questo va provato, analizzato e rivisto fino al raggiungimento di risultati soddisfacenti, un intervallo di durata variabile. Infine, quando il guanto assume la sua forma definitiva, viene immesso sul commercio, a disposizione di tutti i portieri».

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