

Per le prossime due settimane, Parigi sarà la capitale mondiale del tennis. Oggi infatti ha avuto inizio il Roland Garros, uno dei quattro tornei che compongono lo Slam, i più importanti della stagione. Sulla terra rossa della capitale francese, l’anno scorso si è imposto lo svizzero Stanislas Wawrinka, succedendo nell’albo d’oro a Rafael Nadal, che detiene il record per il numero di edizioni vinte nel singolare maschile, 9, ottenute tra il 2005 e il 2014 con un’unica interruzione nel 2009 quando a trionfare fu Roger Federer. Novak Djokovic, numero 1 nel ranking, ha perso 3 finali negli ultimi 4 anni a Parigi e cerca quest’anno di aggiudicarsi per la prima volta questo torneo, l’unico che gli manca tra quelli dello Slam. Tra le donne, sarà Serena Williams a difendere il titolo.
I nostri lettori potrebbero chiedersi perché su questa testata, che finora si è sempre occupata di calcio, compaia un articolo che sembra riguardare il tennis. Non siamo improvvisamente diventati dei tuttologi di sport, abbiamo semplicemente colto questa occasione per raccontare un’altra delle nostre storie sul pallone, ma che ha come protagonista un tennista. E non uno qualsiasi.
Se il tennis femminile azzurro negli ultimi anni ha ottenuto grandi successi, come la finale tutta italiana dello US Open lo scorso settembre vinta da Flavia Pennetta su Roberta Vinci, ma anche il trionfo proprio al Roland Garros del 2010 di Francesca Schiavone, e le numerose vittorie del doppio composto da Sara Errani e Vinci, tra gli uomini non sono stati raccolti molti trofei.
Uno dei migliori risultati in campo maschile ottenuto di recente è stato il raggiungimento dei quarti di finale nell’edizione del 2011 dell’importante torneo francese da parte di Fabio Fognini, che, reduce da una estenuante battaglia agli ottavi conclusa 11-9 al quinto set contro lo spagnolo Montañés, dovette rinunciare a disputare la partita successiva contro Djokovic per infortunio. Fognini, che attualmente si trova al numero 34 della classifica mondiale, risultando essere il migliore azzurro, è noto anche per le sue sfuriate contro gli arbitri, non molto frequenti nel mondo dei gentlemen del tennis (come potrete vedere nel video a piè di pagina).
Nato a Sanremo, ma cresciuto nel vicino comune di Taggia, da bambino oltre a giocare a tennis praticava anche il calcio, dimostrando di avere talento anche col pallone di cuoio. Una volta deciso di dedicarsi a tempo pieno allo sport di Agassi e Becker, grandi tennisti della sua gioventù, per inseguire il sogno di una carriera professionistica, l’unico prato verde, in erba naturale, che avrebbe potuto calcare sarebbe stato quello londinese di Wimbledon. Eppure, Fognini è diventato uno dei migliori interpreti del tennis italiano sulla stessa superficie sulla quale giocava a calcio da giovane.
Già, perché lo stadio Marzocchini, secondo impianto cittadino dopo il più grande Ezio Sclavi (utilizzato dall’Argentina, squadra di Serie D), è stato a lungo in terra battuta, prima della semina dell’erba naturale avvenuta nel 2014. Ed è qui dove, tuttora, milita, nel campionato di promozione ligure, l’A.S.D. Taggia.
Come succede a molti ex calciatori, è difficile perdere il desiderio di scendere in campo per rincorrere il pallone. Così, nella stagione 2013-2014 Fognini fu regolarmente tesserato dalla suddetta società, nella speranza di trovare un’occasione buona per poter scendere in campo.
Occasione che si presenta il 22 dicembre 2013, quando è in programma l’ultima partita del girone d’andata. In quel periodo la stagione tennistica è in pausa, in attesa di ricominciare pochi giorni dopo con i tornei in preparazione dell’Australian Open, primo Slam dell’anno.
Fognini aveva vinto nel corso del mese di luglio di quell’anno 2 prestigiosi tornei, e si trovava al 16° posto nel ranking. Pur essendo tra i migliori tennisti del mondo non rinunciò a togliersi lo sfizio di tornare sul campo da calcio, e venne portato in panchina per quella partita. Nonostante il rischio di infortuni che avrebbero potuto danneggiare, in un momento apicale, la sua carriera, accentuato dalle cattive condizioni del terreno di gioco, al minuto 87 fece il suo debutto col numero 16, uguale a quello della sua classifica momentanea, sostituendo un compagno.
Nello scampolo di partita in cui fu in campo ebbe il tempo di toccare 2 palloni, compiendo un passaggio e un tiro, respinto da un difensore avversario. La partita si chiuse sull’1-1, e subito dopo Fognini dichiarò da vero atleta: ”Peccato, avrei voluto giocare di più”, come riporta Gazzetta.it. Ma quei 3 minuti sono bastati per stupire i 400 tifosi in tribuna, e tutti noi a distanza di due anni e mezzo.
Un grosso in bocca al lupo a Fabio e a tutti i nostri portacolori per il Roland Garros.