

Il 30 giugno del 2002 gli occhi di tutto il mondo calcistico e non solo erano puntati sull’International Stadium di Yokohama, dove ebbe luogo la partita più attesa dell’anno: la finale dei campionati mondiali.
Agli ordini di Collina, scesero in campo la Germania di Voller e il Brasile allenato da Scolari. La doppietta di Ronaldo nel secondo tempo permise ai carioca di ottenere il loro quinto titolo. Il Fenomeno e compagni vennero accolti in patria da centinaia di migliaia di persone in delirio.
Quella però non è stata l’unica partita fra squadre nazionali giocata quel giorno. Quasi contemporaneamente infatti, in una città sperduta sull’Himalaya, si disputò un curioso match che possiamo considerare antitetico a quello giocato in Giappone: le rappresentative che si fronteggiarono erano all’epoca le due peggiori nel ranking FIFA.
E ciò che lascia stupiti è anche il modo in cui l’idea di organizzare una tale sfida è nata e si è realizzata.
Torniamo un attimo indietro alle qualificazioni di quei mondiali, in particolare quelle della zona europea.
L’Olanda, finendo dietro nel proprio girone a Portogallo e Irlanda, venne esclusa dalla fase finale. Johan Kramer e Matthijs de Jongh, colleghi in una agenzia di comunicazione dei Paesi Bassi, non riuscivano, come tutti i propri connazionali, a mandare giù questo esito negativo della propria nazionale. Per loro, seguire le partite dei mondiali in Corea e Giappone senza gli Orange protagonisti sarebbe stato troppo amaro.
Dovevano trovare un modo per digerire questa sconfitta. A volte, per consolarsi, quando ci si accorge di non essere i migliori, o, come in questo caso, di non essere nemmeno vicino ai migliori, per sentirsi comunque più forte di qualcun altro, si può pensare a chi se la cava peggio di noi. Allora iniziarono a scorrere il ranking FIFA, che mette in ordine le più di 200 nazionali affiliate all’organo mondiale del calcio in base ai loro risultati. La maggior parte di queste erano, ovviamente, al di sotto dell’Olanda. Parzialmente rinfrancati da questa evidenza, ai due scattò l’idea: organizzare una partita tra le due nazionali peggiori secondo la classifica e farne un documentario. Alla posizione 202 si trovava il Bhutan, uno stato situato tra India e Cina che conta 650.000 abitanti, mentre alla 203 e ultima posizione era relegato il Montserrat, isola delle Piccole Antille situata nel mar dei Caraibi e appartenente al Regno Unito, che è popolata da circa 5.000 persone. Nel 1995 un’eruzione vulcanica seppellì la capitale Plymouth sotto 12 metri di detriti, e più della metà della popolazione fu costretta a fuggire dall’isola. Anche l’unico campo da calcio divenne inutilizzabile, e il Montserrat fu costretto per molti anni a giocare solo in trasferta, e non avrebbe potuto ospitare, eventualmente, la partita.
All’inizio le federazioni dei due piccoli paesi non erano troppo entusiaste dell’idea, ritenendola quasi un prendersi beffe delle loro capacità. Ma, credendo che un’iniziativa di questo tipo si sarebbe potuta rivelare una buona pubblicità per i propri paesi, soprattutto per Montserrat, di cui si parlava nel mondo solo a causa dei disastri provocati dai propri vulcani, accettarono. In entrambe le nazioni si creò molta attesa per questa partita, e la notizia della realizzazione di questo evento si sparse anche nel resto del mondo. Mentre la nazionale caraibica si preparava a compiere a lunga trasferta, la squadra di casa svolgeva una serie di intensi allenamenti per giungere pronta alla sfida.
Il 30 giugno 2002, al Changlimithang Stadium di Thimphu, capitale del paese asiatico, 15.000 persone sono accalcate come possono per assistere non a Germania – Brasile, ma all’altra finale.
Il Montserrat, pesantemente svantaggiato dal clima e dall’altitudine a cui i caraibici non sono certo abituati (si giocava a 2250 metri sul livello del mare) e da un’intossicazione alimentare subita da sette propri giocatori, cedette 4-0 al Bhutan, che ottenne la prima vittoria della sua storia. Aldilà del risultato, la partita fu una festa per
tutti.
Come già detto, Kramer realizzò un documentario che racconta la partita e le storie di alcuni personaggi legati alle due nazionali, intitolato The Other Final, che ha ottenuto anche riconoscimenti in festival cinematografici
internazionali.
E fu la dimostrazione di cosa può fare un gioco come il calcio. Non importa quanto si sia capaci nel praticarlo. Due piccole nazioni, per quanto possano essere differenti, estranee, si possono incontrare e parlare la stessa lingua. Quella del pallone.