

Troppo facile vincere la Champions League su Football Manager allenando i top club mondiali? Siete tentati dall’avventura dai bassifondi senza esclusione di colpi? Allora, fate come Michele Cattina, l’allenatore capace di battere record impossibili sul gioco manageriale più celebre al mondo. Una storia incredibile, raccontata dal suo protagonista.
Le (potenziali) avventure in Football Manager
Una delle maggiori peculiarità di Football Manager, rispetto agli altri simulatori calcistici, consiste nella possibilità di giocare innumerevoli campionati, partendo anche dalle categorie minori. La versione 2017 propone, di base, ben 184 categorie provenienti da 51 nazioni diverse. Esistono, tuttavia, alcune estensioni (files DLC, in gergo informatico) che, grazie al lavoro di semplici appassionati del gioco, sono scaricabili gratuitamente da diversi portali internet.
Così, si rende possibile a tutti allenare nei bassifondi calcistici delle più celebri federazioni, quali quella italiana, nonché in leghe di minor rango, da San Marino all’Azerbaijan, da Andorra a Gibilterra. Cimentarsi nell’impresa diviene un must per i tecnici virtuali, che cercano di raggiungere traguardi da favola alla guida della piccola di turno. Così, si dà vita a carriere partendo dai campionati regionali italiani. Oppure, perché no, da quelli dilettantistici e semiprofessionistici stranieri. Pochi, però, hanno raggiunto i traguardi di MrMitch, dal suo nickname utilizzato nei forum.
Le (reali) avventure di Michele
«Giocare con le squadre medio-grandi e raggiungere traguardi in breve tempo, per chi ha dimestichezza col mezzo, diviene sin troppo facile. Si perde il senso di ciò che, secondo me, è Football Manager: una sfida».
Ma chi c’è alle spalle di questo nomignolo? Michele Cattina da Verolanuova, nel bresciano, classe 1985, giocatore di Football Manager di lunga data e dal curriculum altisonante. Chi segue il mondo di FM attraverso social e i già citati forum avrà sicuramente sentito parlare di lui e delle sue imprese. Su tutte, la vittoria della Champions League con la compagine maltese del Kalkara, partendo dalla quarta serie locale e giungendo alla Coppa dalle grandi orecchie dopo 11 stagioni.
«Sicuramente, la carriera più bella», ci racconta. «Un trionfo assoluto giunto in seguito a una lunga serie di peripezie, con immensa soddisfazione se ripenso che l’anno prima avevo perso la finale di Champions subendo gol al 119’. Tra le altre, ricordo anche l’avventura a Gibilterra con i Lincoln Red Imps e gli Angels FC. Oppure, le vittorie ottenute col mio amato Brescia, portato sul tetto del mondo con una squadra giovane e interamente italiana. Peraltro, quest’ultima è stata la squadra più blasonata che abbia gestito nelle ultime cinque o sei edizioni del gioco. Giocare con le squadre medio-grandi e raggiungere traguardi in breve tempo, per chi ha dimestichezza col mezzo, diviene sin troppo facile e si perde il senso di ciò che, secondo me, è Football Manager: una sfida».
«C’è più gusto a vincere i grandi trofei internazionali così», continua Michele, «dopo un lungo percorso, piuttosto che con Juve, Bayern, PSG e compagnia bella. A maggior ragione, se consideriamo che le ultime edizioni del gioco, puntando sulla ricerca di un sempre maggiore appeal, hanno portato, a mio parere, ad un calo delle difficoltà a favore di migliorie sul 3D e sul motore grafico. Il mio timore è che, per accontentare una fetta maggiore di pubblico che vorrebbe tutto e subito, come se parlassimo di FIFA o PES, FM possa essere reso ulteriormente semplice da giocare».
I segreti degli exploit
Qual è il segreto, viene spontaneo chiederlo, che sta alla base dei successi ottenuti da Michele?
«L’esperienza, su tutto. Gioco da tantissimi anni ed è semplice, una volta comprese le dinamiche del gioco, ottenere determinati risultati. Per questo, anziché iniziare dalle grandi, come da consuetudine, io preferisco costruire la mia squadra vincente partendo dal basso, dalle categorie inferiori dei migliori campionati o dalle leghe meno celebri».
«Non mancano, poi, le componenti di difficoltà che mi ‘auto-impongo’ in alcune carriere, come ad esempio acquistare solo giocatori under 18 o mettere sotto contratto calciatori e staff aventi una determinata nazionalità. In particolare, sfrutto spesso questo ‘limite’ per sfuggire alle norme interne di quelle competizioni che impongono un tetto massimo ai giocatori stranieri, specie se extracomunitari. Norme che, peraltro, sono spesso bizzarre e rendono più particolari i campionati. Su tutti, direi quello sammarinese, con l’obbligo di utilizzare un numero minimo di calciatori locali e l’impossibilità di naturalizzare gli stranieri che vi militano, ma soprattutto con la formula a doppia eliminazione dei play-off scudetto…».
I social e la pazienza
Altra particolarità delle carriere che il protagonista odierno porta avanti è quella che lo porta a contattare personalmente, via social, le squadre allenate. «Non nego che a volte un requisito di scelta dell’avventura che affronterò sia proprio l’attività del club su Facebook e Twitter e il rispettivo seguito», dice divertito. «Tutte, specie nei paesi anglofoni, danno molta importanza a questo particolare. Mi fa piacere che, spesso e volentieri, come accaduto col Kalkara e con gli inglesi del Biggleswide, mi rispondano e mi ringrazino per il sostegno. Gli Angels, addirittura, avevano promesso di inviarmi la loro maglia da gioco, ma sono passati cinque mesi e ormai ho perso ogni speranza…».
Parola d’ordine: pazienza. È la dote necessaria per poter intraprendere imprese come quelle che Michele regala ai seguaci del suo cammino, sempre più numerosi e vogliosi di emulare le sue gesta. E in un mondo sempre più diretto alla logica del tutto e subito, dove la capacità di giungere all’obiettivo per gradi, passando per le naturali difficoltà, sembra essere smarrita, una storia come questa può e deve essere da monito per chiunque di noi. Perché, in fondo, anche Football Manager può essere microcosmo della vita di tutti i giorni.