

2024. 40 anni dopo la cocente sconfitta ai rigori contro il Liverpool, la Roma ottiene la vendetta europea, vincendo proprio contro i Reds la loro prima Champions League. Fantasia? No: Football Manager. La storia di una carriera e dei suoi colpi di scena, con talenti sfioriti, infortuni e giocatori divenuti fenomenali.
Roma – Liverpool, 40 anni dopo
Daniel Pettersson; Silvano Gervasi, Rosario Galassi, Andrea D’Onofrio, Fredy Cruz; Ian Perk, Ben McNally, Luigi Greco; Ariel Olivera, Park Dae-Hoon; Paolo Fabbricatore.
Stagione 2023/24. Dopo mille peripezie, finalmente, la mia Roma ha vinto il suo primo Triplete della sua storia.
A decidere una zampata allo scadere del Bobo Vieri di Trezzo d’Adda, Paolo Fabbricatore, 24 anni appena e una carriera tutta da scrivere.
L’erede del Christian più celebre d’Italia, stando alla descrizione data dalla stampa, ha deciso la finale di Champions. Il trionfo arriva alla Veltins Arena di Gelsenkirchen contro il Liverpool, portando i giallorossi sul tetto d’Europa. Una vendetta della cocente sconfitta di 40 anni prima, maturata ai calci di rigore. E un trofeo alzato al cielo che fa il paio col terzo scudetto di fila e la recente vittoria della Coppa Italia, già sfuggita in passato per mano di Juventus e Torino.
No, non si tratta di una predizione nel futuro, né tanto meno di un viaggio nella fantasia più assoluta. È il raggiungimento di un traguardo storico, premio per un incessante lavoro di scouting volto al ringiovanimento di una rosa mediamente anziana e non troppo qualitativa. Ma non parliamo nemmeno di realtà. O meglio, non lo facciamo nella sua accezione più assoluta, ma in quella mediata/filtrata da uno schermo, un mouse e una tastiera. Con un pieno di fogli, appunti trascritti quasi in geroglifico e, soprattutto, nottate insonni.
Si tratta, forse è il caso di dirlo, di Football Manager, edizione 2016.
La strada per il successo parte da Zagabria
Nessuna tattica preconfezionata, ma una serie di sperimentazioni che hanno portato ad un 4-3-3 (o meglio, un 4-3-2-1 con esterni larghi) letale. Una tattica votata al controllo del match e che, nonostante tutto, rende granitico il pacchetto difensivo.
Nessuna necessità di acquistare Donnarumma, Belotti o Cutrone. Peraltro il primo, per inciso, non esiste in Football Manager 2016, almeno nei primi aggiornamenti. Gli altri due invece, promettenti giovani, finiranno per perdersi nelle periferie del calcio minore, lottando per la salvezza rispettivamente a 31 e 26 anni.
Una missione autonoma partita con lo pseudonimo di Mauricio Ramazzutti, allenatore argentino classe 1982. Un nome scelto completamente a caso, in un impeto di più assoluta libertà mentale. Il catino di casa è quello del Maksimir, con la Dinamo Zagabria di Marko Pjaca. Un giocatore capace di attirare le mie attenzioni già prima dell’exploit agli Europei e dell’approdo alla Juventus, preludio a una carriera luminosa stroncata da qualche infortunio di troppo.
Peccato che, dopo appena due settimane di gioco, il talentuoso esterno d’attacco mette il broncio. Il motivo? Il rifiuto dell’offerta di 10 milioni giunta dal Saint-Etienne. I 12 dello Stoccarda e la volontà di prevenire ogni rischio di spaccare lo spogliatoio mi portano ad acconsentire, mio malgrado, alle richieste del ragazzo. Ma ogni situazione avversa, se così si può dire, presenta un’occasione.
Bella a casa propria, brutta al di fuori
Sotto la mia sapiente guida esplode, nell’inedito ruolo d’esterno d’attacco, Marko Rog, mentre sull’altra fascia Josip Brekalo infrange ogni difesa con le sue galoppate. Davanti, invece, il cileno Angelo Henriquez è una sentenza sotto porta. Ma la vera stella della squadra è un regista da stropicciarsi gli occhi. Ante Coric dispensa giocate d’alta classe, lanciando il tridente verso la rete con una puntualità svizzera.
E se in patria le rivali Rijeka e Hajduk cedono allo strapotere dei blu di Zagabria, in Europa la squadra non ingrana, senza superare mai lo scoglio della fase a gironi di Champions. Così, uno dopo l’altro, tutti i talenti chiedono di poter emigrare. Rog e Brekalo se ne vanno a metà della seconda stagione, Henriquez al termine della stessa, Coric resiste fino a metà della terza ma poi, per la bellezza di 20 milioni, cede alle lusinghe del Porto.
Gli idoli di casa vengono brillantemente sostituiti. Arrivano Tino Susic, strappato agli arcinemici dell’Hajduk grazie alla clausola rescissoria di 5 milioni, Maxi Romero, agguantato a titolo gratuito alla scadenza del contratto col Velez Sarsfield, e un certo Park-Dae Hoon. Di quest’ultimo, esterno sinistro offensivo proveniente dai sudcoreani del Suwon Blue Wings per quasi 3 milioni di euro, sentirete parlare. Non nella realtà, però: trattasi di un newgen, giovane calciatore creato in automatico dal gioco.
Al termine della terza stagione, però, gli stimoli vengono a mancare. Così, mi dimetto dalla gloriosa società croata alla ricerca di un migliore ingaggio.
Roma, nun fa la stupida stasera
Guarda caso, a Roma sono alla ricerca di un nuovo tecnico, dopo averne cambiati 5 in tre sole annate. Rudi Garcia, il primo, è stato esonerato a Novembre del 2015. L’ultimo, il figliol prodigo Claudio Ranieri, è stato salutato dalla proprietà americana dopo un deludente dodicesimo posto in classifica.
Nessuno ha raggiunto l’obiettivo minimo della qualificazione Champions in tre campionati. Facciamo quattro, perché la missione Ramazzutti, assunto nonostante la concorrenza di Advocaat, inizia con un salvataggio in corner.
Il quinto posto finale giunge in extremis grazie allo strepitoso asse Florenzi – Gerson, padroni della fascia destra rispettivamente da terzino e ala. E il traguardo salva la panchina, nonostante i malumori della società.
L’opera di ristrutturazione non può far altro che prescindere dai fedelissimi. All’appena diciottenne Park-Dae Hoon, già arrivato nel gennaio precedente e futuribile in chiave vivaio, si affianca Maxi Romero, pagato la bellezza di 25 milioni, quasi un risarcimento alla mia vecchia squadra per il mio addio. Soprattutto, però, giungono nella capitale Ante Coric e Marko Pjaca, grazie alle santissime clausole rescissorie di 35 e 28 milioni.
Al gruppetto ex Dinamo si affiancano i prodotti del vivaio Galassi e D’Onofrio, che si alternano al fianco del nazionale Goldaniga al centro della difesa. A protezione della porta, invece, tocca al portiere svedese Daniel Pettersson, un marcantonio pel di carota di 1.98 strappato per un paio di milioni al Malmo e, soprattutto, alle grinfie del PSG.
Football Manager: Largo ai giovani
Due secondi posti in campionato alle spalle di un’imbattibile Juve chiudono un ciclo. Romero parte in direzione Monaco di Baviera e Pjaca approda a Manchester per la cifra monstre di 81 milioni. Soprattutto, però, Florenzi e Gerson incappano in due gravi infortuni che li terranno fuori rispettivamente sei ed otto mesi. Non torneranno mai più quelli di prima.
Football Manager, in fondo, non è una scienza esatta. Come il calcio reale, può riservarti delle sorprese, e stravolgere ogni tuo programma nell’arco di pochi secondi. Così, il tuo talento più sopraffino può pagare un netto freno alla sua crescita, vanificando ogni sacrificio economico e portando alla ribalta l’onta della scommessa persa.
Il nuovo eroe assume le sembianze di Ariel Olivera, attaccante esterno uruguagio che ha fatto sfracelli allo Sporting Lisbona. Insieme a lui l’italo-tedesco Luigi Greco, moderno tuttocampista capace di sostenere egregiamente entrambe le fasi, scippato allo Stoccarda per qualche spicciolo dopo appena 15 presenze in prima squadra, e Federico Bonazzoli. Quest’ultimo, capace di 19 gol nel campionato appena concluso, arriva a Roma per soli 22 milioni, in rotta con la Sampdoria dopo una clamorosa retrocessione.
Il leader della squadra, però, è il nuovo fulcro del gioco, che inizialmente affianca Coric per poi addirittura sostituirlo. Dagli USA, via Borussia Dortmund, giunge per la bellezza di 76 milioni di euro Ian Perk, l’uomo dei miracoli.
È ora di vincere
Gli ingenti investimenti, pur coperti da un monte cessioni corposo, impongono vittorie. Park-Dae Hoon e l’appena citato Perk sono stelle di primaria importanza e, nonostante gli ingaggi importanti, sono una macchina da soldi. Le tournée estive nei loro paesi d’origine mandano alle stelle il merchandising capitolino, rendendo le loro divise le più vendute del club. Federico Bonazzoli, in avanti, segna a raffica.
Il resto è storia. Dopo un decennio di dominio incontrastato in Italia, la Juve cede lo scettro alla Roma ramazzuttiana, e lo farà per due ulteriori stagioni. Nel frattempo, emergono diversi giovani che, arrivati in città appena maggiorenni, hanno compiuto il percorso di crescita nella cantera giallorossa. Silvano Gervasi da Empoli, la freccia colombiana Fredy Cruz e il roccioso centrocampista Ben McNally, arrivato addirittura gratis dall’accademia australiana dell’FFA Coe, diventano titolari nello scacchiere tattico.
Ma, come anticipato a inizio articolo, a consegnare la Roma ai più alti gradi di gloria ci pensa Paolo Fabbricatore, subentrato a Bonazzoli nel corso della finale di Champions.
Football Manager, così come il calcio reale, non è una scienza. Così, novello Ole Gunnar Solskjaer, Fabbricatore decide la partita che, in linea teorica, avrebbe dovuto consacrare definitivamente il suo alter ego Bonazzoli, l’altra metà dell’attacco romanista.
Chiudendo, di fatto, un libro al quale però non è mai stato posto un lucchetto. Football Manager 2016 è ormai disinstallato, ma il save di quell’impresa persiste nel PC. A imperitura memoria e, magari, in attesa di un ritorno… al futuro.
Il calcio – giocato – NON è una scienza esatta, è una scienza esatta per quanto riguarda gli Elementi Costitutivi (chiaramente individuati), la Geometria, la Simmetria, Il Comune Denominatore E’ Arte lo sviluppo corretto della Geometria nello spazio e il tempo necessario a realizzarla con i movimenti e le coordinazioni specifiche, con Creatività, velocità, Precisione. L’uomo con la sua Individualità non è una macchina, applicando la Scienza Calcistica può sbagliare, l’allenamento serve ad acquisire più sicurezza esecutiva e raggiungere livelli tecnico-tattici sempre più elevati. Tutti i movimenti fondamentali individuali e di collaborazione sono stati classificati, codificati, schematizzati e verbalizzati, c’è una modellizzazione geometrica precisa.
per far capire bene: le lettere dell’alfabeto, le note musicali sono scienza, uguali e valide per tutti. La calligrafia e la composizione delle note è arte, lo stesso per il gioco del calcio : tutti i movimenti individuali e di collaborazione sono stati classificati e e schematizzati con una precisa modellizzazione geometrica perfettamente allenabile e velocizzabile valida per tutti, ma l’applicazione nello spazio è individuale, praticamente ogni giocatore fa gli stessi movimenti e gli stessi errori in maniera diversa. Importante è avere una base (che non è ancora emersa) valida per tutti, poi ognuno gioca, scrive, suona, con il proprio stile. Si diventa campioni con la propria individualità, non copiando gli altri.