

Álex Fernandez, Javier Portillo, Raúl González Blanco, Fernando Torres.
Se andiamo ad analizzare lo storico della classifica marcatori, a livello giovanile, delle squadre madrilene, in testa ad essa troviamo due giocatori cresciuti tra le fila dell’Atletico e altrettanti provenienti dalla cantera Real. Al quarto posto, ai piedi del podio, prende posto un’icona dei Colchoneros, quel Niño che fa tuttora battere i cuori assiepati sugli spalti del Vicente Calderon, mentre sul gradino più basso c’è il titolare della storica camiseta numero 7 del Real, colui per il quale Cristiano Ronaldo, nel suo primo anno di militanza tra i blancos, fu costretto ad accontentarsi della 9. Per quanto riguarda quest’ultimo, però, bisogna tenere conto del suo passato biancorosso: fino ai 15 anni, infatti, giocò per i cugini, sull’altra sponda del Manzanarre, passando al Real Madrid in seguito alla decisione dell’allora presidente dell’Atletico Jesus Gil di sopprimere, per motivi economici, l’intero settore giovanile.
Le prime due piazze, infine, sono occupate da nomi che non hanno mietuto gli stessi successi di chi, al contrario, li segue nella suddetta classifica. Chi gioca o ha giocato ai giochi manageriali di calcio, però, continua a conservarli in qualche meandro della scatola cranica o, perché no, del cuore.
Javier Portillo, secondo classificato, ha segnato più di 300 reti tra i coetanei, e fu lanciato in prima squadra da Vicente del Bosque, nell’ormai lontanissimo 2002, in occasione della partita della seconda fase a gironi di Champions League contro il Panathinaikos. La fama da predestinato sembra esteriorizzarsi immediatamente: entrato al 60′, mette a segno il suo primo, personale sigillo dopo 20 minuti, permettendo ai suoi di raggiungere il 2-2 finale. Sorpresa per il calciofilo medio, meno per chi ne aveva già apprezzato e lodato le ottime doti in Championship Manager già dall’edizione 2001.
D’accordo con la società, nell’estate 2004, per poter permettergli di giocare con maggiore regolarità, considerando anche forza e blasone di chi era già in organico a Madrid, Portillo viene spedito in Italia, alla neopromossa Fiorentina, dove però non riuscirà ad emergere come sperato, facendo ritorno in patria già a Gennaio per sostituire il partente Morientes, accasatosi al Liverpool. Dopo 6 mesi da totale comprimario, la punta inizierà la sua carriera tra le squadre minori, concludendo la sua onesta carriera pochi mesi fa in quel di Alicante, città in cui ha sede l’Hércules. Inutile sottolineare che, di pari passo con il suo andamento sul campo, anche le skills potenziali in gioco sono calate drasticamente.
Bisogna dire, ad onor del vero, che sono stati ben pochi, nella storia, i giocatori spagnoli in grado di affermarsi nel campionato italiano. E il chiaro esempio di quanto appena affermato risponde al nome di Alejandro Sanchez Fernandez, più comunemente noto come Alex Fernandez.
Pochi mesi prima rispetto all’approdo sul suolo italico di Portillo, infatti, anche lui aveva tentato l’avventura nel Bel Paese. A Gennaio del 2004, dopo aver rotto con l’Atletico Madrid, dove aveva battuto, o meglio abbattuto, ogni ragionevole record di gol, Fernandez trova un accordo con il Perugia di Gaucci, famoso per i suoi più o meno riusciti colpi ad effetto.
Le attenzioni della stampa si concentrano su questo diciassettenne che sembra promettere ponti d’oro, ma che trova un duro, durissimo ostacolo in Serse Cosmi, famoso per la sua rigidità, sulla quale si abbattono superbia ed ambizione di un calciatore convinto di poter fare da subito la differenza in Serie A, tanto da rifiutare l’iniziale inserimento nella squadra Primavera. Triste sarà l’epilogo di quel Perugia, che retrocederà in B, dopo lo spareggio contro la Fiorentina, al termine della stagione, ma ancora di più quello di Alex Fernandez, che non toccherà il campo né in quella stagione, né tanto meno in quella successiva, con Colantuono, nella serie cadetta, per poi svincolarsi e tornare in Spagna, al Toledo, nella Terza Divisione Spagnola, equivalente della nostra Serie D, per poi definitivamente perdersi dai radar e militare esclusivamente nei campionati regionali: Coslada, Alcorcòn B, fino alle più recenti Ciempozuelos (squadra in cui, peraltro, milita erroneamente nell’ultima edizione di FM), CF Trival Valderas e la sua attuale squadra, il Club Deportivo Los Yebenes-San Bruno, compagine dilettantistica del sobborgo madrileno di San Bruno.
Decisamente diverse le abilità mostrate su Football Manager, come dimostrano queste statistiche risalenti alla stagione 2008/09, nella quale poteva essere acquistato a costo zero dal Coslada.
Punta ideale per qualsiasi club di Serie C, capace di ribaltare le sorti delle squadre in cui veniva acquistato. Molti, ancora oggi, lo ricordano più per le scalate dalle basse categorie su FM che per le esperienze maturate nella vita reale. Campione in gioco, meno dove realmente contava: l’ennesima dimostrazione, se mai ce ne fosse bisogno, di come non sempre il talento basti a sfondare ad alti livelli, se non si ha il giusto atteggiamento mentale.
Checché se ne dica, comunque, grazie di tutto Alex. Potrai anche giocare nei campionati più infimi, ma mi hai fatto sognare più e più volte.