

Quando alleniamo su Football Manager abbiamo tutti le stesse emozioni, abitudini e reazioni? L’esperienza in gioco ci suggerisce che possano esistere almeno 10 diverse categorie di tecnico virtuale. A quale ti senti più vicino?
L’appassionato medio di Football Manager trascorre diverse ore davanti allo schermo del PC, alla ricerca del successo. Per farlo, però, ognuno segue la propria filosofia di gioco e mette in atto uno specifico comportamento, distinguendosi come allenatore virtuale.
Abbiamo cercato di accomunare le diverse specifiche manageriali in nove macrocategorie, abituali incontri tipici di Football Manager. Sei pronto?
1) Il giramondo
Passa più tempo davanti alla schermata delle offerte di lavoro che in quella della tattica. Se nello staff tecnico ci fosse uno psicoterapeuta, gli direbbe di essere affetto da claustrofobia. Rimanere chiuso nello stesso club per più di una stagione lo fa completamente impazzire, per questo deve continuamente muoversi e provare nuovi campionati. In una sola carriera di pochi anni potrebbe già aver allenato 8 club, 3 nazionali e due giovanili. A lui basta lasciare un minimo segno nella squadra per poi per emigrare in nuovi lidi.
2) Il telecronista/giornalista
Senza una sua telecronaca della partita non c’è gusto. Cerca pure di essere imparziale, imitando il Carlo Nesti dei bei tempi, ma la sua professionalità viene offuscata al primo gol della sua squadra e partono i peggio cori.
Se questo non bastasse, si trasforma pure in un giornalista ficcanaso, che fa domande scomode a sé stesso allenatore. Ovviamente le risposte saranno vaghe e poco chiare, come Mazzarri insegna.
3) L’espertone (che non vince mai)
Prima ancora di aprire Football Manager, trascorre ore o addirittura giorni ad esplorare qualsiasi forum italiano, inglese, bulgaro o cipriota alla ricerca di qualunque informazione utile per avvantaggiarsi nella sua prossima carriera. Conosce nei minimi dettagli ogni statistica di tutti i giocatori, dal peso allo staff preferito, e studia alla perfezione la tattica adatta. Quando finalmente decide di iniziare a giocare sul serio, puntualmente perde la prima partita di campionato. Preso dalla rabbia, esce dal gioco e butta via il computer.
4) Indiana Jones
Qualsiasi squadra che minimamente conosce, anche se ha solo un suono familiare, non fa assolutamente per lui. Indiana Jones deve iniziare da club che nessuno ha mai sentito nominare. Ripugna tutti quegli allenatori che partono dalla terza divisione in su.
Gli unici campionati per cui vale la pena giocare sono quelli in cui è incerta anche la forma del pallone da calcio. La sesta divisione regionale dello Zimbabwe, ad esempio, potrebbe essere un buon punto di partenza.
5) Il tifoso
Spesso il primo ostacolo per ogni allenatore è scegliere da dove iniziare la propria carriera. Non per il tifoso.
La scelta per lui è ovvia: si parte e si finisce con la squadra del cuore, con eventuali tappe intermedie nelle quali ogni partita contro la propria amata è un dramma interno. Ovviamente la singola gara, qualsiasi essa sia, è un’emozione unica, e attraverso urla e imprecazioni cerca di incoraggiare i propri giocatori. Prima di ogni big match, fa partire l’inno della sua squadra per darsi la carica.
Solitamente gioca una sola carriera decennale, che spesso diventa addirittura più importante di quella della sua stessa squadra del cuore reale.
6) L’ultrà
Segue molto la filosofia del tifoso di cui sopra, con moltiplicatore x10. Non gli interessa iniziare dalla propria squadra del cuore, ma farebbe di tutto per il club che sta allenando attualmente. Inventa un coro per ogni giocatore e prima di ogni partita fa partire l’inno della propria squadra o, in caso di Europa, l’inno della Champions League a tutto volume.
Nei peggiori casi, si immedesima a tal punto nella squadra allenata fino a programmare anche trasferte continentali per vedere una partita della stessa nella vita reale.
7) Lo scalatore
Se non c’è la possibilità di promozione, nemmeno incomincia a giocare. Per lui è fondamentale partire dalle leghe più infime, per iniziare una scalata eroica fino alla prima divisione di qualsiasi paese. La scelta più ovvia per lui è quindi la League Two inglese, ma se trova qualche database aggiornato, preferirebbe iniziare anche dalla Terza Categoria molisana.
8) Il progettista
Ovviamente, la prima cosa che fa quando viene assunto da un nuovo club è chiedere alla dirigenza di migliorare le strutture giovanili. In caso di rifiuto, le dimissioni sono d’obbligo.
La sua squadra ha solitamente un’età media di 18 anni, e quando un giocatore della sua rosa supera i 25, viene immediatamente bollato come vecchio decrepito e subito venduto al primo acquirente.
9) L’indeciso
Quinta stagione con il Peterborough, sono in Premier League. Un terzino sinistro? Quale modulo è meglio usare? Luca Pellegrini diventa forte?
L’indeciso è il classico allenatore incapace di prendere una decisione da solo, e per questo si rifugia nei forum in cerca di consigli, ignaro del fatto che il fattore della casualità potrebbe aver tradotto un potenziale fenomeno in una mezza pippa. Non sa mai chi comprare in attacco, ma alla fine il suo tandem offensivo sarà Cutrone e Pinamonti.
10) Il cheater
Il personaggio sicuramente più odiato dagli allenatori di Football Manager. Etica e vergogna sono parole sconosciute per chi, pur di vincere qualche trofeo, ricarica il salvataggio per rifare le partite finché non ottiene la vittoria.
Se questo non bastasse, ha anche il coraggio di pubblicare le sue “imprese” sui forum, vantandosi delle sue abilità manageriali.
(Ovviamente, però, non farà vedere al mondo di aver venduto il suo peggior primavera al PSG per 150 milioni)