

Solo negli ultimi anni il nord-ovest dell’Argentina sta iniziando a farsi largo nel panorama sportivo nazionale. Se i motori sono approdati da queste parti solo nel 2014, nel mondo del calcio a portare la bandiera è l’Atletico Tucuman, orgoglio di un’area che ha voglia di emergere. Anche senza la propria maglia…
Il GP di Argentina
Dal 2014 l’Argentina è tornata sulla mappa delle due ruote, dopo 15 anni di assenza. La scelta è caduta sull’autodromo internazionale di Termas de Rio Hondo, sorto nei pressi dell’omonima città, a poche decine di chilometri dalla cordigliera andina. Un ritorno della MotoGP in patria, ma diversi chilometri a ovest rispetto al passato. Le precedenti gare motociclistiche nel paese, infatti, erano state corse a Buenos Aires.
Termas de Rio Hondo è un circuito molto veloce e spettacolare. Per queste sue caratteristiche è decisamente apprezzato dai centauri, nonostante, come Buriram, sorga in un’area tutt’altro che densamente abitata.
L’Atletico Tucuman, l’orgoglio calcistico a nord-ovest
Il Noroeste argentino, l’area a nord-ovest del paese, è infatti tra le meno affollate della nazione. Delle cinque province che ne fanno parte, la più popolosa è quella di Santiago del Estero, della quale fa parte anche Termas de Rio Hondo, con quasi il 50% dei 5 milioni di abitanti complessivi. In particolare, la densità abitativa si concentra nelle grandi città, lasciando spazio ad ampie aree verdi tra un agglomerato abitato e l’altro. Così, lo stesso centro in cui ha sede il circuito, con i suoi 27.000 abitanti, è il più popoloso nel raggio di quasi 80 chilometri.
Ne consegue che, anche dal punto di vista sportivo, il territorio si presenti come periferico rispetto alle aree metropolitane di Buenos Aires, Rosario e Cordoba, su tutte. Solo negli ultimi anni la zona del Noroeste sta iniziando a macinare i primi risultati di rilievo anche al di fuori del rugby, sport nel quale la provincia di Tucuman primeggia. Nel basket, ad esempio, il Quimsa di Santiago del Estero è stato capace di vincere il titolo nazionale nel 2015. E nella disciplina nazionale, il calcio, negli ultimi anni si sta facendo largo una realtà di quest’angolo di Argentina.
L’Atletico Tucuman è senz’altro la squadra di punta dell’area. Il club con sede nella città di San Miguel de Tucuman, 90 km da Termas de Rio Hondo, nel 2017 ha ottenuto una storica qualificazione in Copa Libertadores, la Champions sudamericana. Mai nessuno, da queste parti, si era spinto così in alto.
Il Decano
La compagine biancoceleste, nel suo piccolo, entrò nella storia del calcio argentino già nel 1973. Garantendosi l’accesso al massimo campionato, infatti, fu il primo club del Noroeste a raggiungere questo traguardo. Proprio per tale motivo, l’Atletico Tucuman si è guadagnato il soprannome di Decano, pioniere tra i club corregionali a poter giocare con le migliori avversarie dell’Argentina.
Solo negli ultimi anni, in realtà, la squadra sta emergendo tra le migliori a livello nazionale. Il quinto posto ottenuto nel campionato 2016 è il miglior piazzamento ottenuto sin dalla fondazione della Primera Division, datata 1985. E negli anni antecedenti, fatto salvo le semifinali raggiunte nel 1979 nel Campionato Nacional, la bacheca societaria è rimasta sguarnita di titoli vinti ai massimi livelli.
Simbolo dello scarso peso dell’Atletico a livello nazionale è il fatto che il giocatore maggiormente rappresentativo della zona non sia nemmeno transitato nelle sue giovanili. Trattasi dell’ex Juventus Roberto Pereyra, soprannominato El Tucu proprio perché nato a San Miguel de Tucuman. Il calciatore, infatti, si è trasferito in età poco più che infantile presso il più rinomato River Plate, da dove ha spiccato il volo verso l’Udinese e l’Europa.
Quando l’Atletico Tucuman giocò con le maglie dell’Argentina
La prima avventura dell’Atletico Tucuman in campo continentale è stata contrassegnata da un episodio curioso. Nel mese di febbraio 2017, in occasione del secondo turno preliminare della Coppa Libertadores contro gli ecuadoregni dell’El Nacional, la squadra ha giocato senza le proprie divise.
Per evitare di subire l’effetto altimetrico degli oltre 2000 metri di Quito, la squadra decise di raggiungere la capitale solo poche ore prima del calcio d’inizio. Giunti a Guayaquil, sede dell’ultimo scalo, le autorità aeroportuali del paese si rifiutarono di concedere il nulla osta al volo sul quale avrebbe dovuto imbarcarsi l’Atletico Tucuman.
Così, per evitare di perdere a tavolino il match, la squadra si imbarcò immediatamente su un ulteriore velivolo, per cercare di raggiungere quanto più celermente possibile il campo da gioco. Lasciando sul precedente aereo, però, tutta l’attrezzatura sportiva.
Solo una volta giunta allo stadio la squadra si rese conto di essere senza maglie, pantaloncini e soprattutto scarpe. Con la gara, peraltro, già ritardata di oltre un’ora rispetto all’orario di inizio previsto, per gentile concessione degli avversari. Non potendo attendere ulteriormente, l’Atletico Tucuman si avvalse di una preziosa ancora di salvezza.
A Quito, infatti, nel medesimo periodo si svolgeva il Sudamericano Under 20, riservato alle Nazionali. La Federazione Argentina si premurò di fornire le proprie maglie al club, che peraltro ha i medesimi colori sociali. I calciatori presenti in loco, inoltre, prestarono le scarpe ai connazionali, così da permettere loro di scendere in campo. E clamorosamente l’Atletico Tucuman, pur senza riscaldamento e con addosso materiale altrui, riuscì anche a vincere per 1-0 e qualificarsi al turno successivo.