

Melbourne è senz’altro la città più “motoristica” d’Australia, titolare di un circuito in pieno centro più uno nelle immediate vicinanze della stessa. Due impianti, due squadre di calcio: City e Victory si contendono, dal 2010, il primato calcistico del municipio. Senza esclusione di colpi.
Calcio e motori, un matrimonio difficile
Qualche giorno fa, in redazione, è sorta un’idea curiosa. Una sorta di regalo per me e Matteo, grandissimi appassionati di motorsport. Purtroppo, in quest’ultimo ambiente, non sempre gli appassionati accaniti vedono di buon occhio il mondo del calcio. E, a dire il vero, anche viceversa.
Più di una volta, in curva allo stadio, ho sentito discorsi del tipo: «Cos’ha fatto la Ferrari oggi? No, io non la guardo la Formula 1, tanto dopo la partenza è già finito tutto». Vero in parte, dico io, ma non è questa la sede opportuna per parlarne.
Altrettante volte, in quell’ambiente motoristico che frequento in quanto commissario di percorso, ho sentito dire che i calciatori sono femminucce, per edulcorare il termine. Definizione che rispetto ma non condivido, come potrete appurare in numerosi articoli di Football Pills. Ci sono tanti esempi che spiegano perché nel mondo del calcio non c’è spazio solo per fighette. E anche le donne, dal canto loro, possiedono attributi grandi quanto lo stivale italico.
Melbourne, la città dal doppio circuito…
Obiettivo di questa nuova rubrica è quindi quello di unire ideologicamente i due mondi, trattando delle varie realtà calcistiche presenti nelle città toccate dai maggiori campionati a due e quattro ruote. Formula 1 e MotoGP, con le loro tappe, saranno associate al mondo del pallone.
L’impianto principale di Melbourne, l’Albert Park, circonda l’omonimo lago situato nel centro cittadino, nei pressi del quale sorge un complesso sportivo di tutto rispetto. Nel quale non possono mancare gli impianti da rugby e cricket, i due sport nazionali. Ma trovano spazio anche calcio – maschile e femminile, con la locale Albert Park Soccer Club e il South Melbourne Women’s FC – tennis, football americano, basket, sport equestri, nuoto, canottaggio badminton e addirittura il golf, con un prestigioso campo a 18 buche. E, ovviamente, i bolidi della Formula 1.
Non si tratta, comunque, dell’unico circuito del distretto. Sulla vicina isola di Phillip Island, popolare meta di villeggiatura cittadina, sorge lo spettacolare teatro di alcune grandi corse motociclistiche, utilizzato sia per il Mondiale Superbike, sia per la MotoGP.
…E dalle doppie squadre, il Melbourne Victory
Dalla stagione 2010/11 la massima competizione australiana, la Hyundai A-League, ha tradito il proprio slogan.
One city, one team. Così recitava il motto coniato nel lontano 2004, anno di fondazione. Per la prima volta nella sua breve storia, infatti, la competizione ha ospitato due compagini di Melbourne, concedendo il medesimo privilegio a Sydney due stagioni dopo.
Sin dalla prima stagione della A-League, infatti, a rappresentare la capitale dello stato di Victoria è stata la squadra del Melbourne Victory, fondata con l’istituzione del nuovo campionato nazionale. La squadra, che già dal nome denota una forte identità territoriale, è anche nota come Big-V, a causa della grande V bianca che campeggia sulla divisa blu, quasi un segno distintivo per la compagine vittoriana. Altra peculiarità dei Victory è l’inno adottato per l’ingresso in campo della squadra, la famosissima Stand By Me di Ben E.King.
Grazie alle vittorie ottenute nelle stagioni 2006/07, 2008/09 e 2014/15, nelle quali la squadra si è aggiudicata sia la fase di regular season (Premiership) che quella finale, in seguito ai play-off, il Melbourne Victory è la squadra più vincente nella breve storia dell’A-League. Artefici dei successi ottenuti sono senz’altro Ernie Merrick, tecnico della squadra dalla fondazione al 2011, insignito del titolo di Cavaliere dell’Ordine d’Australia per meriti sportivi grazie ai risultati ottenuti nel paese dopo esservi emigrato dalla natìa Scozia, inseme a due aussie. Trattasi di capitan Kevin Muscat, del quale parleremo più avanti, e del nazionale Archie Thompson, in rosa dal 2005 al 2016. Giocatore, quest’ultimo, celebre per le 13 reti messe a segno, nel lontano 2001, in un Australia – Samoa finita 31-0, partita che ancora oggi detiene il record per il più ampio scarto in una sfida tra nazionali.
Da Hearts a City, la seconda franchigia di Melbourne
Nel 2009, il calcio a Melbourne ha conosciuto una nuova protagonista. In quell’anno, infatti, è nata la società del Melbourne Hearts, che ha cominciato la sua attività in campionato a partire dal 2010/11. Il padre di tutto questo fu Colin DeLutis, già vicepresidente dello storico Carlton Football Club, società militante nel campionato di Australian Football, un misto tra calcio e rugby molto maschio e spettacolare.
Dopo un iniziale periodo di difficoltà, sia di risultati che societaria, la franchigia è stata rilevata dal City Football Group. Si tratta della holding di riferimento delle attività che fa capo allo sceicco Mansour bin Zayed, già proprietario del Manchester City F.C. e del New York City di MLS. In realtà, lo sceicco degli Emirati Arabi non è il solo azionista del giovane club di Melbourne. Infatti, una quota del club è stata rilevata dai Melbourne Storms, società di rugby a 13 cittadina.
La rivalità
La rivalità è stata sin dall’inizio sentita, raggiungendo però il culmine il 22 gennaio 2011, quando all’Etihad Stadium, una delle due classiche venues teatro delle sfide tra le due squadre, il cronometro segnava 78’24” di gioco del terzo derby di Melbourne della storia.
Adrian Zahra, allora ventenne centrocampista degli Hearts, punta deciso la porta, accentrandosi dalla fascia destra. Mentre sta per varcare la linea esterna dell’area di rigore, gli oltre 30mila spettatori assistono all’episodio che accenderà ogni sfida tra queste due squadre, da quella sera in avanti. Zahra incrocia, suo malgrado, il già citato Muscat, capitano dei Victory. Un entrata folle, in seguito alla quale il giovane riporterà un grave infortunio al ginocchio che lo costringerà ad uno stop forzato di quasi un anno, e che costerà all’esperto difensore l’espulsione e otto giornate di squalifica. Un episodio che accenderà una grossa acredine tra i due club, mai del tutto sanata e, anzi, continuata nei successivi derby.