

Il secondo decennio del ventunesimo secolo è stato contrassegnato, a pieno titolo, dall’ingresso dei capitali “forestieri” nel nostro calcio. Inter, Milan, Roma e Bologna, nella Serie A 2017/18, fanno capo a proprietà estere. Solo venti stagioni prima, un fondo di investimenti inglese fece la prima incursione straniera nel “pallone” italiano, acquistando il Vicenza.
Vicenza, il primo investimento estero nel calcio italiano
In un mondo globalizzato come quello di oggi non è più una novità avere una proprietà straniera. Anzi, sono in molti a desiderare per la propria squadra un presidente con la valigia piena di petroldollari. Tuttavia, quando sul finire degli anni Novanta nel calcio italiano sbarcarono i primi forestieri la reazione fu di smarrimento. Anzi, arrivò a destare persino le proteste di alcune parti politiche, arrivando fino al Parlamento.
La prima volta in assoluto che investitori esteri si affacciarono in modo diretto in una società di calcio italiana risale al giugno 1997. In tale occasione, il manager inglese Stephen Julius si presentò al Tribunale di Vicenza portando con sé una valigia con oltre duecento assegni circolari per un valore globale di poco inferiore a 23 miliardi di Lire e acquistando la squadra locale.
I biancorossi in quegli anni vivevano uno dei più importanti momenti dal punto di vista sportivo. Sotto la guida di mister Francesco Guidolin, i berici furono capaci di vincere la Coppa Italia, piazzarsi ottavi in campionato (dopo essere stato anche primi per qualche gara) e ottenere la qualificazione per la Coppa delle Coppe. Ai successi del campo, però, si contrapponevano le grane societarie. La miccia fu il sequestro delle quote del Gruppo delle Carbonare, al quale faceva campo il Vicenza, per mano dal Tribunale di Milano nel gennaio ’97. Tribunale che, allo stesso tempo, dispose l’arresto del Presidente e nominò un custode giudiziario.
Proprio da qui partirono una serie di vicissitudini che paradossalmente portarono una delle squadre più sorprendenti di quel campionato a navigare a vista. E con lo spettro di un fallimento sempre più vicino.
Le promesse della ENIC a Vicenza
In mezzo al disinteresse dell’imprenditoria locale, quindi, fu la valigia di Julius a salvare il Vicenza Calcio da un fallimento pressoché certo. L’inglese, a capo della finanziaria britannica Stellican, guidava una cordata composta anche da un’altra società inglese, la Enic, particolarmente impegnata sul finire degli anni Novanta nel rilevare società calcistiche in crisi. Tra queste il Tottenham Hotspur (che ora detiene al 100%), il Glasgow Rangers, lo Slavia Praga, l’AEK Atene e il Basilea oltre, appunto, allo stesso Vicenza.
Julius in quei giorni rilasciò un’intervista che il titolista incorniciò con un mirabolante L’allenatore di miliardi. Nel corpo dell’intervista stessa, il businessman ammise di non capire nulla di calcio, ma di non temere rivali in fatto di bilanci.
Le sue prime parole fecero sognare i tifosi biancorossi. Julius promise la costruzione di un nuovo impianto sulle ceneri del Menti, con cinema e centro commerciale. Promesse ulteriori furono quelle di investimenti in città, al di fuori dello stadio, e persino la quotazione in borsa. Bastò poi attendere la prima metà di luglio dello stesso anno per capire le intenzioni del vulcanico numero uno biancorosso, che mise letteralmente all’asta la carica di presidente. Chiunque avesse voluto diventare presidente del Vicenza, infatti, non avrebbe dovuto presentare un progetto o un curriculum, ma staccare un assegno di tre miliardi di Lire, pari al 10% del valore della società.
Dai trionfi al declino, seguito dall’addio
Il resto è storia. Nel 1998 la Enic acquista definitivamente da Julius le quote dalla Stellican e prosegue in solitudine con il progetto vicentino. Quell’anno il Vicenza arriva 14^ in Serie A, ai sedicesimi di Coppa Italia e in semifinale di Coppa delle Coppe, dove viene eliminata dal Chelsea (futura vincitrice) guidato da Gianluca Vialli e con Zola e Di Matteo a completare la truppa tricolore.
La stagione successiva però apre un lento declino per i biancorossi. Il Vicenza retrocede in Serie B nel 1998/1999, risale subito vincendo la serie cadetta, ma precipita di nuovo l’anno successivo. Dopo tre stagioni in B, i biancorossi retrocedono sul campo nel 2004/2005, ma si salvano grazie alle vicissitudini giudiziarie di Genoa, Salernitana e Perugia. In quella stessa stagione, per la precisione a novembre 2004, Enic ammaina definitivamente la bandiera inglese ed il Vicenza torna di proprietà italiana.
E l’allenatore di miliardi? Julius e la Stellican abbandonano il Vicenza nell’agosto del 1998 vendendo per 7 miliardi e mezzo di Lire le proprie azioni a Enic. Quest’ultima nel 2004 le cede a una cordata vicentina per 6,5 milioni di Euro (eh sì, tempi e monete cambiano) che si assume anche la proprietà dei debiti. Cosa di non poco conto, visto che la Enic, stando al bilancio depositato al 30 giugno 2005, accumulò poco meno di 12 milioni di passivo.
L’esperimento spagnolo a Ravenna
Ancor meno fortunata e soprattutto più breve fu l’avventura della seconda realtà straniera ad acquistare un club italiano.
Toccò al Ravenna, fallito, che nel novembre 1999 venne ceduto dal Tribunale agli spagnoli della Continental Sport. Anche gli iberici dissero grossomodo le stesse cose, promettendo un nuovo stadio da 25.000 posti che sarebbe diventato una vera e propria cittadella del divertimento. Il sogno però fu spezzato dalla tragedia che colpì il proprietario Fernando Torcal Cabadas, trovato privo di vita in un hotel di Cesena nel Febbraio 2000 dopo essere stato colpito da un infarto. Fu solo l’anticamera di anni bui, contrassegnati dalla ripartenza dall’Eccellenza del 2001 e una nuova scalata verso la B, per poi retrocedere e conoscere nuovamente l’onta del fallimento nel 2012.