

Il cuore dei tifosi biancorossi è sempre lì, ancora lì, dopo più di venticinque anni. Alcuni di loro vorrebbero tornare ad incitare la Bari da quegli spalti, progettati secondo il classico disegno di stadio voluto da Mussolini durante il ventennio. Nel 1990, a quei tifosi e a quella squadra, il Mondiale ha regalato un’astronave, quel San Nicola che non ha messo le ali alle emozioni dei sostenitori baresi.
Per loro, la vera casa è una sola, lo Stadio della Vittoria, diventato Arena della Vittoria dopo la ristrutturazione del 1997, necessaria per ospitare i Giochi del Mediterraneo dello stesso anno. Inaugurato nel 1934, fu fortemente voluto nel 1928 dall’allora podestà Araldo di Crollalanza, che volle dare al neonato Bari, creato grazie alla fusione tra le società del Liberty e dell’Ideale, uno stadio degno della Divisione Nazionale, data la recente promozione in quello che era il massimo campionato italiano. Infatti, il Campo degli Sports, inaugurato soli tre anni prima, con i suoi 10.000 posti non era sufficiente ad ospitare la serie più prestigiosa.
Aperto al pubblico il 6 settembre del ’34, alla presenza del Duce, il disegno dello stadio risultava per alcuni aspetti simile a quello dello Stadio del Littoriale di Bologna, sorto nella città felsinea qualche anno prima. L’eccezionale similitudine stava nella Torre di Maratona, presente in entrambi gli impianti. La torre pugliese, completata solo dopo l’effettiva messa in funzione del della Vittoria, dominava l’area monumentale del complesso, che avrebbe dovuto ospitare anche la Sala della Vittoria, nella quale posizionare una stele in memoria dei caduti della Grande Guerra. La Torre di Maratona barese differiva da quella bolognese per una modifica al disegno: era stata eretta una torre centrale alta 42 metri, affiancata da due torri per lato, a grandezza decrescente, alte 26 e 21 metri.
Il Della Vittoria ha ospitato, nei suoi primi anni di vita, sia le partite di casa del Bari, sia manifestazioni sportive organizzate per i ragazzi facenti parte della Gioventù Italiana del Littorio, il corpo ad appartenenza obbligatoria dedicato a bambini ed adolescenti durante il Ventennio. Nel corso del secondo conflitto mondiale, lo stadio conobbe dapprima una riduzione delle presenze alle gare di Serie A, a causa della partenza per il fronte di numerosi tifosi, mentre in seguito fu vittima di un incendio che distrusse tutti i locali al proprio interno, le porte e lo steccato in legno che, dal ’34, fungeva da recinzione provvisoria. Inoltre, nel dicembre del 1943, fu soggetto al bombardamento eseguito dalla Luftwaffe, che colpì la copertura della tribuna centrale e il terreno di gioco. Sempre nel corso della guerra, lo stadio fu poi utilizzato dai militari Alleati come quartier generale. Durante questo periodo, vennero divelte gran parte delle attrezzature sportive, gli spogliatoi vennero convertiti a cucine e gli spalti ad accampamenti, mentre il tunnel di accesso al campo venne murato e riempito di cemento. Nel corso di questo periodo di occupazione, il della Vittoria venne utilizzato dai militari per alcune manifestazioni sportive ricreative: ebbe luogo il Bambino Bowl, a tutti gli effetti il primo match di football americano sul suolo italico.
Nel marzo del ’45, lo stadio, ridotto ad un rudere, tornò in uso al Bari, che riprese ad utilizzarlo come campo per le partite casalinghe. Le successive opere di rimessa in sesto dell’impianto furono in gran parte finanziate dal Commendatore Tommaso Annoscia, che fece riparare a sue spese la pensilina della tribuna, rimise le poltrone nello stesso settore dello stadio e sistemò il rettangolo di gioco, più altri piccoli interventi ornamentali alla recinzione. Nel 1947, in occasione del debutto della Nazionale nella città di Bari, si completò la rimessa in sesto della struttura e il retro della tribuna coperta venne murato, completando almeno per quell’area il progetto originale, che prevedeva l’intera copertura dei muri perimetrali di quello stadio che tornò a condurre un’esistenza tranquilla. Quasi tranquilla.
A dispetto del nome, infatti, nell’immediato dopoguerra i risultati ottenuti dal Bari tra le mura amiche furono spesso avversi, tanto da legittimare il pensiero, tra i tifosi, che lo stadio non portasse bene alla squadra.
Nel campionato 1949-50, l’impianto fu simpaticamente ribattezzato Stadio della Sconfitta. Nel tentativo di far sì che la situazione migliorasse, i sostenitori biancorossi cercarono di mettere in atto una serie di contromisure legate all’aspetto scaramantico. Si susseguirono, nel tempo, la presenza, dietro la porta avversaria, di un mago locale, con l’obiettivo di stregare il portiere, rapporti sessuali dentro le porte tra i dirigenti ed una donna proveniente da una vicina casa di tolleranza, che esercitava la propria professione in questa inusuale sede e, a Capodanno del 1950, il battesimo del rettangolo verde da parte di alcuni studenti universitari come rimedio al malocchio. Come estrema ratio, venne addirittura allontanato il centravanti Stradella, colpevole di aver subito in precedenza due retrocessioni con Livorno e Alessandria. Durante questo periodo di grande crisi, il Bari scese addirittura in quarta serie, in sole tre stagioni.
Nel 1963, la già pericolante Torre di Maratona venne definitivamente abbattuta. Col passaggio del Bari alla famiglia Matarrese, vennero eseguite altre migliorie, tra le quali la divisione in settori degli spalti e il rifacimento dei locali di supporto. Nel 1983 venne paventata l’ipotesi di un ampliamento dell’impianto, che fu poi accantonata in seguito all’assegnazione all’Italia del Mondiale 1990 e alla progettazione e successiva inaugurazione del San Nicola, divenuto nuova casa dei biancorossi in seguito alle Notti Magiche e, soprattutto, alla conquista della Mitropa Cup, unico trofeo internazionale vinto della società proprio al Della Vittoria, in occasione dell’ultima gara ivi giocata, ossia la finale del 21 Maggio 1990 contro il Genoa.
Lo stadio, abbandonato, fu coinvolto, nel 1991, in una delle più drammatiche storie relative all’immigrazione nel suolo italiano: all’epoca sbarcarono nel porto cittadino, a bordo del mercantile Vlora, più di ventimila migranti albanesi, provvisoriamente sistemati all’interno dell’impianto. Dopo appena una settimana, il Della Vittoria, ridotto ad una latrina a causa degli ingenti danneggiamenti prodotti, fu sgomberato e lasciato nel più totale degrado fino al 1997, anno in cui fu data nuova vita al vecchio teatro delle imprese del Bari: l’Arena della Vittoria, adeguata alle normative correnti, iniziò ad essere utilizzata per le partite delle squadre secondarie del capoluogo pugliese, per concerti, che richiamano tuttora una buona affluenza di spettatori, ed oggi ospita le locali società di rugby e football americano.
Un’astronave mondiale può non bastare ai tifosi per rinnegare le proprie origini e un passato in cui si sono alternati trionfi e stranezze di ogni tipo. D’altronde, per quanto si possa cambiare dimora, la vecchia casa rimane sempre nel cuore di chi l’ha vissuta. E non c’è universo che tenga.