Palmese, una bufala cinese nel calcio italiano

Zichai Song, presidente della Palmese cinese
Zichai Song, ex presidente, a capo di una fantomatica cordata cinese, della Palmese (fonte: panorama.it)

Non sempre alle promesse di un presidente straniero appena arrivato in una squadra di calcio seguono risultati straordinari.

Anzi, può succedere che vengano provocati danni che un normale presidente non farebbe. Anche se all’inizio sembra tutto rosa e fiori. Come quando a Palma Campania, comune di 15.000 abitanti in provincia di Napoli, nel 2003 la squadra di calcio locale, la Palmese, militante in serie C2, venne rilevata da un imprenditore cinese. Zichai Song, all’epoca trentottenne, controllava diversi centri commerciali tra Roma e Napoli. Alto di statura e con qualche evidente cicatrice sul viso, sempre attorniato da due guardie del corpo, era interessato a estendere i propri affari anche a Palma, e quindi si presentò dal sindaco proponendo di risanare le casse della società calcistica che non navigava in buone acque finanziarie in cambio del permesso della costruzione del suo centro commerciale.

Non a tutti i cittadini piaceva l’idea che la squadra, orgoglio del paese e seguita da moltissimi tifosi, cadesse in mani straniere. E allora venne organizzata una cordata di imprenditori locali pronta a osteggiare la scalata del cinese. Ma Song non voleva semplicemente salvare la squadra: disse che era sua intenzione costruire un nuovo stadio e, tramite una considerevole campagna acquisti, progettava da lì a pochi anni di portare la squadra in serie B, e successivamente nel massimo campionato. Di fronte ai progetti di questo uomo d’affari così affermato il sindaco e il presidente dimissionario non ebbero dubbi: concessero a Song il 70% della società, convinti che così la Palmese potesse ambire presto a traguardi molto prestigiosi. Il presidente uscente Luigi Nunziata dichiarava: “Adesso i tifosi possono stare tranquilli perché avranno presto una squadra competitiva. La cordata cinese? Sono persone affidabili”. Zichai Song diventava così il primo presidente cinese di una squadra di calcio italiana.

 

Gli interventi sul mercato di Song furono immediati: in due settimane sbarcarono a Palmi 17 nuovi giocatori, frutto di una spesa che si aggirava sul milione di euro, e un nuovo mister. Il debutto in campionato fu la vittoria casalinga contro il Frosinone, che Song ‘o Presidente cercò di sfruttare per stemperare lo scetticismo iniziale dei tifosi. Si presentò con successo davanti alle telecamere, e alla fine della partita fu osannato dal pubblico durante il giro di campo. Per lui l’immagine era molto importante, e aveva in mente di coinvolgere niente meno che Diego Armando Maradona come testimonial della squadra e della sua azienda, Cina Mercato. I risultati in campo nel frattempo sono ottimi: la squadra è nelle posizioni di vertice, in piena lotta per il primo posto.

 

Sembrava essere tutto pronto per la scalata. Ma iniziarono a sorgere alcuno dubbi sulle promesse del cinese. Egli infatti aveva annunciato che avrebbe riportato Maradona al San Paolo di Napoli e che, per l’occasione, si sarebbe tenuto un concerto di Gigi D’Alessio. Era stata annunciata una data, il 10 ottobre, e il comune aveva messo a disposizione lo stadio. Furono venduti in breve tempo ventimila biglietti ma tutto quanto si rivelò una bufala quando, una settimana prima dell’evento, il cantante smentì la propria presenza.

Inoltre, emersero alcuni gravi precedenti penali dovuti a fatti commessi nel suo paese d’origine, in cui non poteva tornare in quanto condannato per truffa aggravata, reato che prevede in Cina una pena che può andare dai 20 anni di carcere alla pena di morte. Ma c’era di peggio: i giocatori non ricevevano gli stipendi, e i debiti della gestione precedente di cui si era fatto carico non erano stati pagati. Il presidente diventò sempre meno reperibile e, stretto tra la morsa dei creditori, dopo appena tre mesi era già sul punto di cedere la propria quota societaria, cosa che avvenne in favore di una cordata locale. E anche il suo impero commerciale era minacciato da gravi problemi finanziari.

 

La Palmese chiuse il campionato in ottava posizione, ma fu esclusa dalla C2 per inadempienze economiche. Nel 2004-2005 non iscrisse la squadra, e ripartì l’anno successivo dalla Promozione, risalendo qualche stagione dopo in Eccellenza.

 

Il futuro di Song fu decisamente ancora meno roseo: nel 2005 acquistò a Muggiò, comune dell’hinterland milanese, un ex-multisala con l’intento di trasformarla nel Cina Mercato di Milano, inserendo al suo interno 280 negozi. Nel 2008 la sua azienda subì un maxi-sequestro di merce importata in Italia illegalmente, e nell’anno seguente venne arrestato per aver tentato di espandere il suo Cina Mercato in Brianza utilizzando soldi sporchi della ‘ndrangheta e riconosciuto dalla Commissione Parlamentare Antimafia come intermediario tra la mafia cinese e quella calabrese.

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