

Siamo nel 1999, ed un osservatore del Torino rimane folgorato da un ragazzo di undici anni che gioca nella scuola calcio “Gaetano Scirea” di Secondigliano. Vincenzo Sarno sarà acquistato per ben 120 milioni di lire e finirà sulle copertine di tutti i giornali, nonché ospite a “Porta a Porta”. La storia di un talento parzialmente sfumato, oggi in forza al Padova in Serie C
La dura realtà di Secondigliano
Quando nasci in un quartiere come Secondigliano, a Napoli, tranne che in rari casi la strada è già in salita: le possibilità di sfondare, nella vita, sono ridotte al lumicino, e tanti ragazzi, nel tempo, si sono persi in strade poco raccomandabili. Oggi, però, vogliamo parlare di chi ce l’ha fatta tramite lo sport del popolo, quello giocato dai piccoli campi in terra battuta fino all’Old Trafford, al Meazza, al Camp Nou: il calcio.
Armando Izzo e Rolando Mandragora, cresciuti a Scampia, altro quartiere popolare partenopeo, hanno avuto una sorte comune: l’esordio in Serie A con il Genoa.
Izzo e Mandragora, storia di chi ce l’ha fatta
Il primo lo ha fatto tramite la gavetta: si era addirittura ritirato, quando, perso il padre, andò in cerca di lavoro per aiutare la famiglia, in condizioni economiche tali da non poter nemmeno permettersi un’auto. Solo grazie al sostegno del suo procuratore, che lo aiutò fino al raggiungimento della Prima Squadra del Napoli, riuscì ad arrivare in alto. Nella sua città, però, zero presenze: prestito a Trieste, in Lega Pro, poi in comproprietà ad Avellino. È qui che Armando esplode, e i lupi lo riscattano alle buste per appena 200 mila euro. Adesso che il suo cartellino vale almeno 10 volte tanto, De Laurentiis si starà mangiando le mani…
Il secondo, invece, non passa dalla società partenopea, dalla quale venne addirittura scartato per ben due volte in sede di provini, ma firma per il Genoa a 14 anni. Giovanissimi, Allievi, pochi mesi di Primavera e poi subito in Prima Squadra. Nell’ottobre del 2014, a 17 anni da poco compiuti, Gasperini gli affida le chiavi del centrocampo contro la Juve di Vidal, Marchisio e Pogba: prova superata a pieni voti, con i rossoblù che addirittura vinceranno 1-0. È proprio in questa occasione che lo staff dei bianconeri prende nota del suo nome, acquistandolo a titolo definitivo poco più di un anno dopo per ben 6 milioni di euro.
Vincenzo Sarno, dalle stelle alle stalle per tornare in alto
Alle loro spalle, c’è anche chi si è ritrovato a toccare il cielo con un dito in età poco più che infantile, per poi sprofondare in basso per ben due volte.
Siamo nel 1999, ed un osservatore del Torino rimane folgorato da un ragazzo di undici anni che gioca nella scuola calcio “Gaetano Scirea” di Secondigliano. La società granata imbastisce una clamorosa trattativa, acquisendo il cartellino del giocatore per ben 120 milioni di lire, cifra mostruosa per un giocatore di quell’età. Enzino finisce così sulle copertine di tutti i quotidiani. Viene soprannominato il Piccolo Maradona, a causa della grandissima abilità tecnica e della statura minuta, è ospite in TV, negli studi di Porta a Porta, dove palleggia insieme a Mancini e Batistuta. Attira ogni attenzione mediatica possibile, con tanto di presentazione in pompa magna, con giro di campo annesso, nell’intervallo di Torino – Cremonese.
Sembra stia nascendo una nuova stella, ma al piccolo Vincenzo Sarno la nuova realtà pesa eccome, tanto che nelle interviste recenti confessa di non parlare con piacere di quei momenti. Piange al telefono con i genitori, è scontento, e dopo meno di due mesi fa ritorno alla sua Secondigliano.
Il ritorno a casa, la nuova caduta e la rinascita
Enzino torna a giocare con i compagni di scuola, ma soprattutto a segnare e a stupire. E se hai talento, il destino ti riserva sempre una seconda possibilità. Nell’estate 2002, la Roma lo opziona per la rosa dei Giovanissimi Nazionali.
Dopo tre anni nelle giovanili giallorosse, alle porte della Primavera arriva la clamorosa bocciatura. Enzino viene rimandato a casa, il sogno sembra infrangersi. E rischia di assumere tratti tragici: ha lasciato la scuola per dedicarsi al calcio, spinto dalle voci che lo etichettavano come una star. Il futuro può avere risvolti pesanti, e fare un passo sbagliato, a Secondigliano, è più facile di quanto possa sembrare.
Fortuna vuole che, nella provincia aretina, qualcuno si ricorda della storia del bambino prodigio. Non si tratta di un’altra squadra granata, quella del capoluogo di provincia, ma del biancoblu della Sangiovannese. Ed è qui che inizia la vera e propria carriera professionistica di Vincenzo Sarno: tanta C, esordendo ancora minorenne, qualche piccolo sprazzo di B, passando per piazze storiche del calcio come Brescia e Reggio Calabria, fino a Foggia.
La parentesi a Foggia
Audax fortuna iuvat, dicevano gli antichi romani. La fortuna aiuta gli audaci, e Vincenzo Sarno non ha mai smesso di credere nei suoi sogni. A quasi 28 anni, mister Roberto De Zerbi, alla guida del Foggia, gli cuce un vestito su misura, quasi in memoria dei suoi trascorsi sul campo. Fantasista, attaccante esterno, o comunque qualsiasi ruolo offensivo in cui il talento possa essere sprigionato con un certo grado di libertà. Può anche essere un caso, ma con la maglia dei Satanelli, e con sulle spalle quella 10 che fu di Nuccio Barone in Zemanlandia, Vincenzo riesce ad esprimersi con quella continuità che tutti si aspettavano da lui. La Serie B viene dapprima sfiorata e sfuma nella finale play-off contro il Pisa di Gattuso, poi finalmente raggiunta l’estate scorsa.
L’addio verso Padova
Però, nella serie cadetta, per lui non c’è posto. Il Foggia lo mette sul mercato, ma Sarno resiste: forte di un contratto fino al 2019, vuole rimanere in B con la maglia dei pugliesi. La società, in tutta risposta, lo mette fuori lista.
E Vincenzo aspetta la finestra di Gennaio, nella speranza di una nuova inclusione che non arriverà. È il momento di fare le valigie, direzione Padova, nella speranza di riattraccare, da protagonista, nel porto della seconda lega italiana.
E chissà se, un giorno, il nome di Vincenzo possa tornare sulla bocca di tutti, come lo è stato quasi 17 anni fa, magari con una maglia di Serie A. I sogni, ad 11 anni o a 28, sono sempre gli ultimi a morire…