

Il campionato 1960-1961 fu sin dall’inizio molto combattuto. In vetta si alternarono nel corso della stagione la Roma, che disponeva in attacco dell’argentino Pedro Manfredini, autore di quattro triplette nelle prime 8 giornate e di 20 gol complessivi quell’anno, la Juventus del Trio Magico Boniperti-Charles-Sivori, e l’Inter, allenata da Helenio Herrera, appena ingaggiato dal presidente Angelo Moratti. Anche il Milan si era dimostrato molto competitivo. A due giornate dal termine, la Juventus era in testa con 46 punti, con l’Inter staccata di due lunghezze.
Il penultimo turno prevedeva la trasferta dei bianconeri a Padova. La squadra locale stava disputando un ottimo campionato e si trovava nella parte alta della classifica. Era molto difficile per qualunque avversario riuscire a impostare il proprio gioco nel campo dei biancorossi, una squadra che correva e lottava su ogni pallone, sostenuta da un folto pubblico che si radunava sulle tribune poste a pochi metri dalla linea che delimitava il campo. Il Padova riuscì ad andare in vantaggio nel primo tempo, e l’assedio nella ripresa della Juventus non servì a ribaltare il risultato. Il Padova chiuse quel campionato al sesto posto, senza subire alcuna sconfitta interna. La contemporanea vittoria dell’Inter col Napoli, ormai destinato alla retrocessione, riportò i milanesi al primo posto a parimerito con la Juventus.
Tutto si sarebbe deciso nelle ultime partite.
Ma proprio il giorno precedente a quello che avrebbe determinato il vincitore dello scudetto, la Commissione federale di appello si pronunciò riguardo ai fatti avvenuti durante il Derby d’Italia giocato a Torino il 16 Aprile. La partita si preannunciava estremamente interessante e nessun tifoso voleva mancare. I biglietti furono esauriti ben prima dell’inizio della partita, e una grande folla all’esterno dello stadio premeva per entrare. A causa delle continue spinte, alcuni cancelli che delimitavano gli ingressi cedettero e migliaia di persone si riversarono sulle tribune già colme. La folla tentò quindi di scavalcare le barriere per entrare in campo, all’esterno del quale era presente la pista di atletica. Come riporta il quotidiano La Stampa del giorno successivo, “la forza pubblica non era in quantità adeguata per far fronte alla situazione”, e quando uno dei cancelli interni venne abbattuto, non poterono fare nulla per evitare l’invasione. La gente si sistemò all’esterno della pista, senza avvicinarsi al terreno di gioco. La partita poté avere così inizio, sotto una pioggia che si faceva sempre più fitta. L’Inter stava prevalendo sul piano del gioco sulla Juventus, ma alla mezz’ora le ostilità furono sospese per permettere al servizio d’ordine di contenere la folla che aumentava di continuo. Il capitano nerazzurro chiedeva la definitiva sospensione della partita per la presenza di persone estranee a bordo campo. Fu richiesto a tutti di allontanarsi dalle vicinanze del prato, e la folla obbedì. La squadra juventina, che si era rifugiata negli spogliatoi assieme agli avversari, tornò in campo, mentre gli interisti chiedevano che la folla si ritraesse all’esterno delle reti di protezione, cosa che non avvenne. La partita non venne più ripresa, e l’Inter ottenne come sperava la vittoria a tavolino per 2-0. La Juventus presentò ricorso, che venne accolto proprio alla vigilia della giornata decisiva: secondo chi era chiamato a giudicare, le condizioni per lo svolgimento dell’incontro erano soddisfatte, e la Juventus non era responsabile di un fatto che impedisse la continuazione della gara, in quanto la sospensione era voluta dai nerazzurri. La Juventus subì comunque una multa di 4 milioni di lire, ma la cosa importante era che la partita era da ripetere e all’Inter venivano così decurtati i 2 punti ottenuti d’ufficio.
All’indomani di questa doccia fredda l’Inter si presentò all’attuale stadio Massimino, allora denominato Cibali, come il quartiere in cui si trova, per sfidare il Catania. Gli etnei erano neopromossi, ma si trattava di una squadra temibile che aveva raggiunto anche il secondo posto in classifica a metà campionato. All’andata a San Siro però non ci fu partita, il Catania ne prese 5. Sebbene non avessero ambizioni di classifica, quella sconfitta era una ferita ancora aperta per i rossoazzurri, che si erano sentiti appellare da Herrera come “una squadra di postelegrafonici”. La partita fu preparata proprio dagli stessi giocatori che formavano un gruppo unito e che voleva vendetta a tutti i costi.
Il 4 giugno 1964 l’Inter scese in campo un po’ stordita e senza idee, mentre il Catania impostò la partita su ritmi molto alti, trovando il vantaggio con un gol all’incrocio di Castellazzi. Nel secondo tempo arrivò il raddoppio del Catania con Calvanese, che sanciva la fine delle speranze per l’Inter di ribaltare il risultato e di raggiungere la Juventus in classifica. Questo era un momento chiave dell’intero campionato, uno di quei momenti che regalano emozioni che chi le vive fatica a dimenticare. E spesso questi momenti rimangono impressi, per chi assiste alla partita tramite i mass-media, assieme alle frasi dei cronisti, a loro volta emozionati, che li raccontano. A seguire la partita da Catania per Tutto il calcio minuto per minuto, trasmissione radiofonica che ogni tifoso ha ascoltato almeno una volta durante le domeniche di campionato, era Sandro Ciotti, una delle voci più inconfondibili della storia del giornalismo sportivo. Anche i più giovani possono aver presente il suo tono, in quanto nel famoso film Space Jam dà la voce al telecronista della partita finale di basket. Anche se non esistono registrazioni, è molto probabile che, appena dopo il gol Ciotti prese la linea da Catania e, per iniziare il suo intervento, pronunciò una frase rimasta ancora oggi nel gergo calcistico: ”Clamoroso al Cibali!”. La partita termino sul 2-0 e alla Juventus bastò un pareggio a Bari per laurearsi Campione d’Italia. La sfida, ormai inutile, tra Juventus e Inter si concluse col pesante risultato di 9-1 per i bianconeri. L’Inter infatti presentò in campo la Primavera per protesta contro la decisione della Commissione d’appello, mentre nella Juve, uno scatenato Sivori, in odore di Pallone d’Oro, segnò 6 reti. La partita segnò l’esordio in Serie A di Sandro Mazzola, e il contemporaneo ritiro di Boniperti e quindi la fine del Trio Magico.