Safee Sali, il Beckham malesiano respinto in Inghilterra

Safee Sali Malesia Numero 10
Safee Sali Malesia Numero 10
Safee Sali (fonte: inikanbola.my)

Safee Sali è stato, per un decennio, il miglior giocatore malesiano in circolazione. Al punto, nel 2011, di attirare le attenzioni di QPR e Cardiff City. Un trasferimento con rilevanti implicazioni commerciali che, però, fu bloccato dalla stringente normativa del Regno Unito sui permessi di lavoro.

 

Il calcio in Malesia, tra sconfitte e… FIFA

In Malesia il calcio non riveste il ruolo dello sport più popolare. Nella nazione del sudest asiatico è ampiamente superato da hockey sul prato, discipline motoristiche e badminton. Addirittura anche dal Silat Melayu, arte marziale che ha la peculiarità di servirsi di specifiche armi nel combattimento.

Ciò sicuramente è dovuto agli scarsi risultati ottenuti dalla Nazionale del Borneo. Questa visse un periodo fortunato a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, con la qualificazione alle Olimpiadi di Monaco di Baviera del 1972 e a quelle di Mosca del 1980 (cui non partecipò, aderendo al boicottaggio statunitense). Poi, la Malesia ha conosciuto più l’odore delle sconfitte, anche molteplici, rispetto a quello delle vittorie.

Così, gli attimi di notorietà internazionale nel mondo del pallone si sono limitati alla sola partecipazione alla Coppa d’Asia del 2007. Atto dovuto, peraltro, causa l’organizzazione della competizione insieme a Indonesia, Thailandia e Vietnam. Un bagliore che, però, si è tramutato in figura quasi barbina. La Malesia, pur ospitando sui propri campi il girone C, è stata l’unica selezione dell’intera competizione a non ottenere nemmeno un punto, con un gol fatto e 12 subiti nelle tre partite giocate. Fuori dal campo, invece, molti di voi ricorderanno il campionato malese grazie ai celebri giochi FIFA 97 e FIFA: Road To World Cup 98, nel quale tra le opzioni giocabili figurava la M-League, massima divisione locale.

C’è stato, però, un giocatore nato in Malesia che, qualche anno fa, fu a un passo dal firmare per una compagine europea.

Safee Sali, l’idolo di un intero paese

Il suo nome? Mohd Safee Mohd Sali, meglio conosciuto, semplicemente, come Safee Sali. Un attaccante classe 1984 soprannominato il Beckham malesiano non tanto per le abilità tecniche, nemmeno per il ruolo rivestito in campo. Semplicemente, per la sua importanza mediatica nel Sud-Est asiatico.

Il giocatore, infatti, ha trascorso tutta la carriera tra il suo paese d’origine e la vicina Indonesia. Divenendo peraltro, in ambo le nazioni, l’idolo delle tifoserie. Proprio per questo i famosi brand sportivi Adidas e Nike hanno cercato di sponsorizzare il giocatore, convinti di avere un sicuro riscontro economico. Ed entrambi, per un determinato periodo di tempo, ne hanno detenuto le prestazioni con un buon margine di profitto.

Senz’altro, Sali è stato uno dei migliori calciatori malesi degli ultimissimi anni. Autentico trascinatore, a suon di gol, della nazionale il cui soprannome è Harimau (tigre, vero e proprio simbolo del paese, nella lingua locale). È stato grazie alle sue cinque reti che nel 2010 la Malesia si è aggiudicata la sua prima e finora unica ASEAN Football Championship, torneo riservato alle nazionali del Sud-est asiatico. E il clamore delle sue prestazioni, con tanto di titolo di capocannoniere, è giunto quasi inaspettatamente dall’altra parte del mondo. Nell’estate del 2011 Cardiff City e Queens Park Rangers hanno ingaggiato una lotta, a suon di provini, per poter acquistare l’attaccante e schierarlo in vista del campionato successivo.

Le motivazioni del possibile sbarco in Inghilterra

Tutto ha una spiegazione, comunque, non esattamente romantica. Il livello del giocatore, specie dal punto di vista tattico e del ritmo, non pare essere paragonabile a quello medio delle due massime categorie inglesi. Né quello della Championship, campionato in cui militavano i gallesi, né tanto meno a quello della Premier League, competizione in cui il QPR tornò dopo quindici anni d’assenza. E allora, perché questa corsa all’acquisto di un discutibile talento? Le risposte sono molteplici.

La prima va ricercata proprio nelle motivazioni economiche precedentemente illustrate. Riuscire ad acquistare Safee Sali avrebbe garantito profitti esponenziali in un’area molto ampia non in grado, fino a quel momento, di produrre giocatori pronti per i principali campionati europei. La seconda è una diretta conseguenza della prima. Lo scarso appeal dei campionati del Sud-est asiatico nel tempo ha spostato le attenzioni dei tifosi dalle competizioni locali alla Premier League, essenzialmente per motivi linguistici, tanto che il calcio inglese è molto più seguito rispetto a quello della zona.

Se vogliamo, anche la terza risposta segue direttamente le due precedenti. In quanto il sogno dei calciofili del Borneo, e in particolare di quelli malesi, è quello di vedere giocare in Premier un figlio della loro terra. E a chi rivolgersi, se non ai connazionali Vincent Tan, businessman che nel 2010 è divenuto proprietario del Cardiff City? Oppure Tony Fernandes, proprietario della compagnia lowcost AirAsia che, nello stesso 2011, ha acquisito il pacchetto azionario della squadra londinese dei Queens Park Rangers?

Il sogno sfumato di Safee Sali

Tutto sembra fattibile. Ambo le squadre testano il giocatore e ad avere la meglio, forte della categoria superiore, è il QPR.

Tuttavia le possibilità di trasferimento si schiantano, letteralmente, nell’impossibilità di richiedere il permesso di lavoro, necessario per permettere a un giocatore non europeo di giocare nelle quattro federazioni calcistiche del Regno Unito. Il primo requisito richiesto, quello di aver giocato almeno il 75% delle gare disputate dalla nazionale di appartenenza nell’ultimo biennio (che aveva bloccato Dong Fangzhuo), risulta essere pienamente soddisfatto. Non lo è il secondo, una norma introdotta nel 1999 che non permette il tesseramento di un calciatore non comunitario la cui nazionale non sia tra le prime settanta al mondo. E la Malesia naviga, inesorabilmente, intorno alla posizione numero 150.

Errata è la notizia, riportata all’epoca dei fatti da alcuni media italiani, che Safee Sali non fu tesserabile per una direttiva UEFA applicabile alle federazioni associate. Un’eventuale norma, ad esempio, non avrebbe consentito al Cagliari di far esordire il nordcoreano Kwang Song Han. Le motivazioni, dunque, vanno esclusivamente ricercate nella normativa interna della FA che ha tarpato le ali del calciatore, dei presidenti e di milioni di fan asiatici. La carriera di Safee Sali, ancora in corso, si è esclusivamente sviluppata tra Malesia e Indonesia. Senza aver avuto la possibilità, a causa di un cavillo burocratico, di inseguire un sogno chiamato Premier League.

 

 

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