

Un impatto fragoroso nel calcio italiano e tante grandi aspettative non rispettate. John Aloisi fu protagonista in un biennio maledetto alla Cremonese, scesa dalla A alla C1, non lasciando traccia di sé nel paese dei suoi genitori. Si rifarà, con la maglia dell’Australia, con il rigore che porterà la sua nazionale al Mondiale 2006.
La famiglia Aloisi e l’emigrazione in Australia
«Gli attaccanti fanno vincere le partite, le difese i campionati».
John Gregory, ex calciatore e ora allenatore inglese, è l’ipotetico autore di questa frase. Non sappiamo neanche se l’abbia effettivamente proferita o meno. Ma un’eco, in qualche modo, deve essere giunta sulle rive del Po, nel pieno della Pianura Padana.
Cremona, novembre 1995. La squadra locale, alla terza stagione consecutiva in A, naviga nei bassifondi della classifica, con appena due punti in dieci gare. A prescindere dall’inizio thriller, comunque, da queste parti vincere il campionato è una lontana chimera. Basta la salvezza e, per raggiungerla, il tecnico Gigi Simoni chiede allo storico presidente Luzzara di investire sull’attacco nel mercato di riparazione. E viene accontentato: un solo acquisto, proveniente dall’Anversa, anche se nato e cresciuto esattamente dall’altra parte del mondo.
Adelaide, estremo sud dell’Australia, è la classica città del paese dove il calcio è costretto a sgomitare con gli altri sport per avere un minimo di seguito e visibilità. In TV, però, hanno più spazio le discipline nazionali, con i palinsesti che prevedono rugby, cricket e football australiano. Il soccer, così come è chiamato anche da queste parti, è retaggio quasi esclusivo delle comunità di origini europee. E ad Adelaide non mancano: croati, serbi e polacchi su tutti, ma c’è anche una sparuta presenza italiana.
Rocco Rocky Aloisi è uno di questi. Nato a Careri, in Calabria, si trasferisce qui nel 1956 insieme alla famiglia, alla ricerca di un futuro migliore. Il sogno australiano è fatto di stenti e momenti difficili nelle periferie, ma anche di gioie. Il 5 Febbraio del 1976, quattro anni dopo il fratello Ross (anch’esso calciatore), nasce John Aloisi. Colui che farà esplodere di gioia il cuore dei suoi connazionali.
Dall’Adelaide City all’Italia
John comincia a tirare i primi calci al pallone nelle squadre giovanili del luogo, allenato dal padre. Riesce a esordire nella massima serie australiana appena sedicenne, nel 1992, con la maglia dell’Adelaide City.
Dimenticate il campionato degli ultimi anni, che nonostante non sia di livello eccelso ha avuto il suo momento di notorietà anche in Italia, con l’approdo a Sydney di un Del Piero a fine carriera. Quello dell’epoca è decisamente mediocre, i seguaci scarseggiano e la possibilità di sfondare a grandi livelli sono ridotte al lumicino. Così, John percorre il tragitto inverso rispetto al padre e torna in Europa. In un’altra città, guarda caso, simbolo dell’emigrazione dal Sud Italia: Liegi.
La carriera di Aloisi nel Vecchio Continente parte allo Standard. Ma solo per qualche mese, nelle giovanili, prima di essere girato in prestito all’Anversa, piazza di minor profilo e ideale per un ragazzo non ancora maggiorenne per prendere confidenza con la filosofia del calcio europeo. In due anni e mezzo, nonostante la giovanissima età, John racimola 35 presenze e 7 reti. Quanto basta per attirare le attenzioni della Cremonese, alla ricerca di uno di quei centravanti d’area che arricchisca un attacco fin troppo sterile.
La parentesi Cremonese
Lontano dalla Calabria, ma un componente della famiglia Aloisi è tornato in Italia. E lo fa con una partenza col botto. Dopo appena due minuti, alla sua prima da titolare, John sigla la rete dell’uno a zero. Un gol da record: mai nessun calciatore straniero, in Serie A, aveva segnato dopo così poco tempo. Nemmeno Platini, Maradona e Van Basten, per fare qualche nome. Cremonese – Padova finisce 2-1 per i grigiorossi, che si assicurano un importante scontro diretto per la salvezza. L’entusiasmo è alle stelle, tutto lascia presagire una rapida risalita, grazie all’apporto di un vero bomber.
Il 7-1 ottenuto appena due settimane dopo contro il Bari, oltre a entrare nella storia del club come vittoria più larga in Serie A, porta ancora una sua firma. Ma, come spesso succede nel calcio, tutto scivola via troppo velocemente. Dopo essere stato innalzato a eroe per qualche settimana, Aloisi regredisce allo status di giocatore normale. Il livello delle sue prestazioni cala progressivamente e la squadra inanella una serie di risultati negativi che sanciranno la retrocessione in B con il penultimo posto in classifica finale.
Nonostante l’ambiente reputi Aloisi inadeguato per il campionato italiano, la Cremonese lo conferma anche nella serie cadetta con l’obiettivo risalita. E probabilmente chi non credeva nel buon John, in fondo, tutti i torti non li aveva. Pur giocando da titolare quasi tutte le gare, il bottino di reti totali si incrementa di appena due unità. Non solo: la squadra segue le orme del suo centravanti e si incupisce, compiendo il doppio salto all’indietro dalla A alla C1 in due anni.
Dall’Inghilterra al sogno Mondiale
Il biennio a Cremona basta affinché Aloisi, a suo modo, ricalchi le orme paterne, emigrando verso un’isola anglofona. In Inghilterra, oltre lo stretto della Manica, c’è la possibilità di costruirsi una nuova vita calcistica.
Tra la First Division (antenata della Championship) prima e la Premier League poi John trova, con le maglie di Portsmouth e Coventry, una media gol nettamente migliore rispetto a quella italiana. Nell’estate del 2001 è la volta della Spagna e dell’Osasuna, dove, nelle quattro stagioni disputate, finalmente Aloisi trova la sua dimensione ideale. Il fiuto del gol rimane approssimativo, ben lontano dalle attese, ma il centravanti entra nel cuore dei tifosi di Pamplona. Quasi 100 presenze totali, incluse quelle nello strepitoso cammino della Coppa del Re 2004-05. Una cavalcata giunta fino alla finale del Vicente Calderón, persa per 2-1 contro il Betis solo ai supplementari nonostante la rete del provvisorio pareggio firmata proprio da Aloisi.
Sarà un caso, ma il ritrovato affetto lo stimola con la maglia della Nazionale. Aloisi segna ben quattro volte nella Confederation Cup in Germania nel 2005, l’ultima dell’Australia quale rappresentante dell’Oceania, con due gol ai tedeschi e due all’Argentina. Soprattutto, però, sigla il rigore decisivo contro l’Uruguay nello spareggio per la qualificazione ai Mondiali, garantendo ai Socceroos un accesso alla fase finale che mancava dal 1974. I punti culmine di un percorso comunque positivo con la rappresentativa aussie, condito da 55 presenze e 27 reti (anche se, è doveroso sottolineare, molte sono state siglate contro le non irresistibili selezioni oceaniche).
Il finale della carriera di Aloisi
Aloisi subentra in tutte e quattro le partite disputate dall’Australia al Mondiale tedesco, siglando anche un gol contro il Giappone. Sarà la sua Italia, agli ottavi di finale, a interrompere l’avventura dei canguri al Mondiale tedesco. Nel 2007, dopo l’ultima parentesi all’Alaves, John mette fine alla sua carriera europea, nettamente al di sotto delle premesse di inizio carriera. Torna nella terra natia, dove gioca fino al 2011, vestendo le maglie di Central Coast Marines, Sidney FC e Melbourne Heart. Squadra, quest’ultima, nella quale inizierà ad allenare.
«Dall’Australia con furore», titolò il Corriere della Sera il giorno successivo alla prima rete italiana. Forse John era solo troppo acerbo per il nostro calcio, invocato come una gigante azzurra in un’età nella quale era solo astro nascente. L’unica cosa certa è che non solo dall’altra parte del mondo, ma anche nella piccola Careri, ben più di qualche cuore divenne grigiorosso, nonostante tutto. Solo per quel centravanti venuto da lontano…