

La storia di una lunga gavetta che, dal campionato peruviano, ha portato Jorge Sampaoli a guidare la nazionale argentina. Un percorso compiuto insieme al suo assistente, Sebastián Beccacece, che ha lavorato con lui per 15 anni. Fino a un brusco litigio…
La storia la scrivono le coppie
Cos’è il calcio? Si potrebbe rispondere in milioni di modi a questa domanda. Alcuni potrebbero parlare di aspetti tecnici e tattici. Altri della passione delle curve, altri ancora di intuito, improvvisazione, gioia.
Per molti, in fondo, il calcio è tutto ciò che abbiamo elencato sopra (e tanto altro). Sono molteplici le pagine intrise di emozioni che fanno uscire dal pallone a esagoni l’anima di questo sport. E molto spesso a fare palpitare il cuore dei tifosi non è una squadra, nemmeno il singolo: sono due giocatori. Molto spesso sono due singoli che, a loro modo, scrivono pagine di storie del football. Ed è per questo che il seguente e altri articoli saranno dedicati a quelle che, a nostro parere, sono le grandi coppie del calcio. Ovviamente, con un tocco di nicchia che non guasta mai.
L’inizio della storia comune di Sampaoli e Beccacece
Il nostro primo racconto parte dalla stagione 2003. No, non c’è un errore: siamo in Sudamerica, dove parecchi campionati si sviluppano lungo l’anno solare, terminando tra novembre e dicembre. Così, ad esempio accade in Perù. In quell’anno sulla panchina dello Sport Boys, una delle squadre più importanti del paese, è approdato un allenatore argentino chiamato Jorge Sampaoli.
Classe 1960, Jorge militò nelle giovanili del Newell’s Old Boys, ritirandosi appena a 19 anni a causa di una grave frattura alla tibia. Rimarrà in società, affinando le sue conoscenze sullo sport del pueblo dividendosi tra il campo e il ruolo di impiegato bancario. Nel 1996, dopo qualche anno di gavetta nei campionati provinciali, il presidente Eduardo Lopez gli affida la panchina della squadra B, l’Argentino de Rosario. Il salto al professionismo arriverà solo nel 2002, quando toccherà a lui guidare il Juan Aurich nel massimo campionato peruviano. L’anticamera del salto ai rosanero di Callao, sobborgo di Lima.
Alla ricerca di un assistente che possa affiancarlo, Sampaoli chiede proprio al suo Newell’s di aiutarlo nella ricerca del profilo idoneo. La società, dopo aver sondato tra il personale impiegato, propone un ragazzotto di 23 anni. Un ex calciatore dilettantistico, mai approdato sui grandi palcoscenici: motivo per il quale abbandonò il campo per svolgere ruoli di tipo manageriale. Sebastián Beccacece ancora non lo sa, ma per quindici anni diventerà il fidato braccio destro di Sampaoli, con il quale instaurerà una collaborazione fattiva. E, soprattutto, vincente.
Le prime vittorie della coppia
Per alzare al cielo dei trofei, però, bisognerà attendere qualche anno di ulteriore gavetta. Le esperienze peruviane allo Sport Boys, al Coronel Bolognesi e allo Sporting Cristal si chiuderanno senza trionfi. Il bel calcio mostrato tramite il 3-3-1-3 tanto caro al connazionale Bielsa varranno a Sampaoli, e di conseguenza a Beccacece, la chiamata in Cile per conto degli O’Higgins, nel 2007. Dopo il terzo posto nella Clausura 2008 e l’esonero a metà anno successivo, gli ecuadoregni dell’Emelec si affidano alla strana coppia nel 2010.
Perù, Cile ed Ecuador: una carriera che sembra destinata all’anonimato, nelle periferie del calcio sudamericano. La possibile svolta arriva nel 2010, ma solo per uno dei due. Il già citato Marcelo Bielsa, rinnovato il contratto con il Cile, chiede a Sebastián di seguirlo come suo vice, forte della conoscenza che ha quest’ultimo del fútbol chileno. La coppia rischia di sfaldarsi ma, pur sedotto, Beccacece sceglie per l’opzione fedeltà, rimanendo al fianco di Jorge. E sarà una scelta vincente.
Alla guida dell’Universidad de Chile, che li assume nel 2011, arriveranno i titoli di Apertura e Clausura dello stesso anno, nonché l’Apertura di quello successivo. Ai trionfi in patria si aggiunge la conquista della Copa Sudamericana (l’equivalente dell’Europa League), prima squadra cilena a trionfare in questa competizione. I successi ottenuti varranno a Sampaoli la nomina tra i candidati per l’Allenatore Sudamericano dell’Anno 2011, chiudendo al secondo posto in classifica alle spalle dell’uruguagio Tabarez.
Il Cile, la grande affermazione di Sampaoli e Beccacece
Alla federazione cilena non sfuggono le affermazioni e il brillante gioco della U di Sampaoli. Dopo l’esonero di Borghi, a dicembre 2012, a quest’ultimo viene affidata la panchina della Nazionale. E, ovviamente, con Beccacece come vice.
I Mondiali 2014 mostreranno al mondo l’efficacia degli schemi del duo. La sagacia tattica nello schierare il Pitbull Medel da libero davanti alla difesa, i tempi di inserimento delle mezzali Aránguiz e Vidal, la velocità di Alexis Sanchez e di Edu Vargas valgono alla Roja una qualificazione quasi insperata. Data la presenza nel girone delle due finaliste dell’edizione precedente, Olanda e Spagna, il passaggio del turno sembra impossibile. E invece arriva con un turno di anticipo: il 2-0 alla Spagna vale l’eliminazione dei campioni del mondo in carica.
L’eliminazione arriva solo ai calci di rigore, agli ottavi, in un match contro il Brasile ricordato per la traversa colpita da Pinilla ai supplementari, a tempo quasi scaduto. La parziale delusione viene riscattata l’anno successivo nella edizione casalinga della Copa America. Dopo aver eliminato l’Uruguay ai quarti Sampaoli e Beccacece incontrano, nei turni successivi, parte della loro storia passata. In semifinale tocca al Perù, battuto 2-1, ma soprattutto in finale c’è l’Argentina, patria natìa di entrambi. Si arriva di nuovo ai rigori: Higuain dal dischetto spedisce alto, sbaglia anche Banega, mentre Alexis Sanchez chiude la contesa con un delizioso cucchiaio. È fatta.
La separazione, la reunion, il litigio
Nel 2016, per la prima volta, le strade di Sampaoli e Beccacece si dividono. Al primo viene affidata la panchina del Siviglia pluricampione europeo dopo l’addio di Unai Emery, approdato ai francesi del PSG. Invece Beccacece, per la prima volta in carriera, va in panchina da capoallenatore, firmando per quell’Universidad de Chile che già l’aveva visto collaborare con Sampaoli.
Il richiamo dell’Argentina, però, è troppo forte. Quando si libera la panchina albiceleste Sampaoli straccia letteralmente il contratto con gli andalusi e torna a casa per guidare la nazionale, la sua nazionale. E Beccacece, libero da impegni contrattuali dopo un prematuro esonero, torna al suo fianco. L’avventura si chiuderà con la sconfitta contro la Francia agli ottavi e segnerà l’ultima avventura comune. Sampaoli continuerà ad allenare prima in Brasile e poi in Europa, dal 2021, con la nomina a Marsiglia. Per Beccacece, invece, arriveranno le patrie panchine di Independiente, Racing Club de Avellaneda e Defensa y Justicia.
Attualmente, gli organi di stampa argentini parlano di un brusco stop ai rapporti tra i due, seppure Beccacece ha recentemente dichiarato al quotidiano la Tercera di «aver condiviso con Jorge non solo 15 anni di vita, ma anche i migliori ricordi e momenti. Insieme abbiamo passato momenti belli, avversi, ma siamo sempre rimasti uniti, e ciò ci ha salvati. Per lui, è inutile negarlo, provo grande affetto».