Javier “Chicharito” Hernandez, figlio e nipote d’arte

Javier "Chicharito" Hernandez

Javier "Chicharito" Hernandez

Il storia del calcio è costellata da figli d’arte. Uno di questi è Javier “Chicharito” Hernández, che però non è solamente figlio, ma è anche nipote (da parte di madre) d’arte. In qualche modo tutti e tre hanno calcato qualche campo europeo ma, se ve lo state chiedendo, nessuno dei predecessori ha fatto meglio del Chicharito.

Javier Hernández Balcàzar

Partiamo dall’inizio, o meglio, dall’inizio dell’ultimo capitolo (per ora). Se a cavallo degli anni 2010/2015 si era soliti seguire la Premier League o il calcio europeo in generale, è estremamente difficile non aver mai sentito nominare il Chicharito Javier Hernández, il cui nome completo è Javier Hernández Balcázar.

Attaccante messicano di buona tecnica, discreta rapidità, grande grinta e un senso del gol fuori dal comune, nasce a Guadalajara nel 1988 e inizia a giocare nel Chivas, la squadra della città messicana di cui è originario. E in maglia biancorossa vince il Campionato di Apertura 2006 dimostrando, nei 4 anni in cui giocata in Liga MX, di meritarsi palcoscenici più importanti.

Nel 2010, a 22 anni, arriva il passaggio al Manchester United, con cui raggiunge il massimo della propria carriera. Vince infatti due Premier League (2010-11 e 2012-13) e tre Community Shield (2010, 2011 e 2013).

E il 2010-11 fu certamente il biennio di massimo splendore del Chicharito, che con la maglia del Messico conquista da assoluto protagonista anche la Gold Cup 2011 diventandone il capocannoniere.

Dopo Manchester, una leggera flessione

Dopo quel momento, Javier Hernández inizia una parabola leggermente discendente. In effetti vince la Coppa del Mondo di Club nel 2014 con il Real Madrid, ma bisogna ammettere che i fasti dei primi anni dello United sono altra cosa. Non a caso, a Madrid era arrivato in prestito proprio dalla formazione inglese, che al suo ritorno lo cederà poi al Bayer Leverkusen.

Si parla sempre di un giocatore di grande livello, ma non più il top player arrivato in Inghilterra nel 2010. Dopo la Germania, nel 2017, tornerà in Gran Bretagna al West Ham. Quindi andrà al Siviglia, nel 2019, per poi attraversare di nuovo l’Atlantico, nel 2020, per raggiungere i Los Angeles Galaxy. Tutto sommato comunque un’ottima carriera, c’è poco da dire.

Il suo rapporto con la Nazionale, mai interrotto dal 2009, è intenso. Sebbene il rendimento sia stato un po’ discontinuo come nei club, a oggi è comunque il giocatore ad aver segnato il maggior numero di gol con la maglia della Tricolor messicana. In nazionale ha per altro disputato tre Mondiali (2010, 2014 e 2018) due Confederations Cup (2013, 2017), e la Copa America Centenario (2016).

Figlio e nipote d’arte

Ma come detto all’inizio, il motivo per cui stiamo parlando di Javier Hernández è perché il Chicharito,non vanta solo il record di gol segnati col Messico, ma è anche uno dei pochi giocatori a essere non solo figlio d’arte, ma anche nipote d’arte. Sia il padre che il nonno (materno) infatti, erano calciatori, facevano gli attaccanti e hanno giocato con la maglia della nazionale messicana.

Finito? No, non è finita qui. Tutti e tre hanno preso parte a un Mondiale, e due su tre hanno segnato almeno una rete nella massima competizione mondiale di calcio.

Javier Hernandez assieme al padre ed al nonno
“El Chicharito” Hernandez assieme al padre e al nonno

Javier Hernández Gutiérrez

Javier Hernández Gutiérrez è il padre di Javier Hernández Balcázar. A causa degli occhi verdi, che a qualche buontempone ricordavano dei piselli, venne soprannominato el Chicharo. Soprannome che poi è passato al figlio nella forma diminutiva di Chicharito.

Classe 1961, anche lui attaccante, ha vinto un Campionato messicano (1989/90) e una CONCACAF Champions League (1991) con il Puebla. In nazionale può vantare poche presenze (28) e ancora meno reti (4), però era nella rosa del Messico del Mondiale del 1986.

La kermesse fu disputata proprio in Messico, a circa un anno dal devastante terremoto del 1985. Quella nazionale aveva l’arduo compito, assieme alla competizione in generale, di dare un po’ di sollievo a una nazione ancora turbata dai 10.000 morti di quel sisma. Inizialmente destinato alla Colombia, il Mondiale 1986 venne riassegnato al Messico. Sia per problemi interni della nazione sudamericana, sia per aiutare il Messico nella ripresa.

Fu il Mondiale di Maradona e della mano de Dios, ma fu anche un grande Mondiale per la Tricolor de el Chicharo Hernández. Il Messico uscì di scena ai quarti di finale, da imbattuta nei tempi regolamentari, fermata ai rigori dal quella Germania dell’Ovest che poi sarebbe arrivata seconda.

El Chicharo, inoltre, fu il primo dei tre protagonisti della nostra storia a giocare in un club europeo. Tra il 1989 e il 1995 vestì, infatti, la maglia di Valencia e Real Saragozza.

Tomás Balcázar Gonzalez

Terzo e ultimo protagonista della nostra storia – o forse sarebbe meglio dire il primo, in ordine cronologico -, è Tomás Balcázar Gonzalez, attaccante messicano nato nel 1931 e scomparso il 26 aprile del 2020.

Tomás Balcázar è il nonno materno del Chicharito, dal quale quest’ultimo ha ereditato il secondo cognome. Come da tradizione dei paesi ispanici, che assegnano ai neonati i cognomi di entrambi i genitori. Ecco perché il nipote si chiama Javier Hernández Balcázar.

Tomás nacque a Guadalajara come il nipote e come questi ha vinto un Campionato messicano con la maglia del Chivas di Guadalajara (1956-57). Dalle fonti in nostro possesso giocò per tutta la carriera proprio con quella squadra. Con la Nazionale disputò solamente dieci partite, segnando però ben sei reti, una delle quali nel Mondiale di Svizzera 1954.

Il Messico uscì male da quella competizione in cui, dovendo affrontare Brasile e Francia, ottenne due sconfitte. Contro i transalpini però, a cinque minuti dal termine, Tomás Balcázar diede una speranza alla Tricolor, segnando la rete del 2-2. Tre minuti più tardi, un rigore riportava davanti la Francia.

In un certo senso, quindi, anche Tomás giocò in Europa, anche se solamente con la nazionale. E fu ovviamente il primo dei tre a giocare in nazionale. Se è vero che la storia è stata scritta soprattutto dopo di lui, è altrettanto vero che il primo capitolo di questo ipotetico libro è tutto farina del suo sacco.

Libro che potrebbe non concludersi con l’addio al calcio del Chicharito, perché nel 2019 questi ha avuto un figlio, Noah. Chissà che il mondo del calcio non possa vedere, prima o poi, il quarto uomo della dinastia approdare a un Mondiale con la maglia del Messico?

 

 

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