

El Clasico. Una definizione che sicuramente avrete sentito più e più volte.
Il Clasico de Espana ne è un esempio, giocato tra Real Madrid e Barcellona.
Chi ha l’ardore e il temperamento per seguire il calcio argentino, anche distrattamente come il sottoscritto, avrà sentito un’altra declinazione della definizione.
El Superclasico, ovvero la storica rivalità, che culmina nel derby di Buenos Aires, tra Boca Juniors e River Plate.
Bene, oggi non parleremo di questo.
Ci spostiamo qualche chilometro a sud della Capitale, andando nel centro dell’Area Metropolitana de Buenos Aires, anche nota come Gran Buenos Aires (altro non è che la provincia) e arriviamo ad Avellaneda.
Avellaneda è una città portuale, importante snodo commerciale e sede di numerose industrie, che conta 185.000 abitanti.
Presente Ravenna? Ecco. Leggermente più grande, ma molto più caotica e latina.
Il calcio, in tutto il Sudamerica e anche in Argentina, ha un ruolo fondamentale nella vita di ogni persona, sia nella vita pubblica che nella sfera relazionale e privata. Esattamente come in Italia, anche più estremizzato, se è ragionevolmente possibile.
Anche ad Avellaneda, come in molte città nel mondo, il popolo futbolista è diviso in due.
Abbiamo da una parte il celeste y blanco del Racing Club de Avellaneda, dall’altra il rojo del Club Atlético Independiente.
Il Racing Club nasce nel 1903 e tra il 1913 e il 1919 vinse sette scudetti consecutivi; questo fa sì che la squadra venga soprannominata la Academia del football nacional, contratto ai giorni nostri in La Academica.
Durante quest’ultimo campionato, vinse tutte le partite, imponendosi come squadra dominante dell’era non professionistica del calcio argentino.
L’Independiente, invece, nasce da una frangia di dissidenti del Maipù Banfield, tramite la decisione di un gruppo di impiegati di creare una squadra di calcio.
Il Maipù, infatti, impedì ai calciatori più giovani di giocare, così, nel 1904, questo gruppo divenne “independiente”, per l’appunto, dalla suddetta squadra. La nascita dell’allora Independiente Football Club avvenne il 25 marzo del 1905.
L’Independiente nasce con maglia bianca, tuttavia, nel 1907, il presidente Aristides Langone vide il Nottingham Forest giocare con le maglie rosse e rimase colpito dalla vista di questi 11 calciatori in campo, che sembravano dei diavoli rossi. Così decise di cambiare look alla squadra. La nuova divisa fece la sua apparizione nel 1908, anno in cui variò anche la denominazione del club, che passò in Club Atlètico Independiente.
La prima partita tra le due compagini ebbe luogo il 9 giugno del 1907, valevole per il campionato di terza divisione argentina. I Los Diablos Rojas venivano da una sconfitta di 20-1 contro l’Atlanta, quindi il pronostico dava per netti favoriti I bianco-celesti. Il campo, come spesso accade, consegna alla storia alcuni risultati imponderabili e così accadde anche in quella situazione. L’Independiente battè il Racing per 3-2. Da quel momento si sono disputate 216 partite.
La rivalità non finisce sul campo, anzi. E’ qui che la rivalità ha uno dei suoi picchi.
Infatti, nel 1950, venne deciso di edificare lo stadio destinato al Racing Club de Avellaneda, intitolato al presidente Peròn e conosciuto anche con il soprannome di El Cilindro, dalla sua forma.
L’area individuata per la costruzione dello stadio ha una caratteristica particolare: è situata a 300 metri in linea d’aria dallo stadio Libertadores de America, inaugurato nel 1928 (poi ristrutturato nel 2009)
Praticamente, volendo, le due tifoserie potrebbero darsi battaglia a suon di cori durante due partite differenti.
Esiste anche un lato sovrannaturale in questa rivalità, come ogni storia argentina che si rispetti.
Nel 1967, il Racing sta dominando tra i confini nazionali e anche nel mondo. Infatti, sono datate 1967 le vittorie in Copa Libertadores e nella Coppa Intercontinentale ai danni del Celtic.
La leggenda narra che alcuni tifosi dell’Independiente, nell’anniversario della notte del trionfo ai danni degli scozzesi, si recano al “Cilindro” per seppellire sotto il campo da gioco sette gatti neri morti.
Sarà superstizione, leggenda o realtà, ma fino al 2001 non vinceranno più alcunché e nel 1983 conosceranno addirittura la retrocessione in Seconda divisione.
Anche l’Independiente avrà lo stesso amaro destino qualche anno dopo. Nel 2013 infatti, anche I rossi di Avellaneda retrocedono, risalendo comunque subito la china.
Le tifoserie non vedono l’ora, ogni anno, che giunga il momento del Clasico. E’ un momento che dire folkloristico è dare un aggettivo riduttivo. Una delle due curve, al termine della partita, a seconda del risultato, si esibisce nelle cosiddette afiches, ovvero alcune immagini che prendono in giro la squadra avversaria per episodi successi in passato oppure durante la partita.
I tifosi del Racing, durante la storia hanno esibito due bandiere da Guinness, tra le più grandi del mondo: era grande 187 metri per 40 quella del 1997 in occasione di un partita di Copa Libertadores contro il River, mentre era di 250 metri per 20 quella del 2010 per la prima giornata di campionato contro l’All Boys.
Come tutti I derby che si rispettino, anche questo Clasico non fa differenza.
Appartenere ad una delle due squadre non è una semplice questione di tifo, è molto, molto di più.
Le distanze fisiche tra le case dei due club sono limitate a 300 metri, in realtà le due fedi sportive sono lontane tra loro anni luce.
C’è un solo punto d’incontro tra queste due filosofie di vita: il Clasico non è una partita, ma una veria e propria battaglia che non vedrà mai la sua fine.