

Noi di Football Pills osiamo definirla la giocatrice più forte di tutti i tempi. “Pelè in gonnella” sarà il soprannome di una calciatrice in grado di vincere tutto, con i club e la nazionale brasiliana. Marta Vieira da Silva è lo spot perfetto per il calcio femminile, un fenomeno allo stato puro.
Marta Vieira da Silva, fenomeno allo stato puro
Dois Riachos, in Brasile, più precisamente nello stato dell’Alagoas. Quando nasci qui non puoi non avere la passione per la palla da calcio. È proprio grazie al gioco più seguito al mondo che molti ragazzini riescono a fuggire da una realtà difficile come quella delle favelas brasiliane, ricche di traffico di droga e armi.
Proprio a Dois Riachos, una comunità di circa 10.880 abitanti, il 19 febbraio 1986 nasce un talento destinato a cambiare il mondo del calcio. I numeri parlano da sé. 5 volte FIFA World Player, un Pallone d’Oro dei mondiali U20, un Pallone d’Oro e una Scarpa d’Oro ai mondiali, una volta capocannoniere della Coppa Libertadores ed altri numerosi titoli. Cosa c’è di strano, potreste chiedervi. Sarà la storia di Pelé, Ronaldo o Neymar, tanto per citare tre diverse generazioni di talenti brasiliani.
E invece, il talento che mamma Tereza dà alla luce quel 19 febbraio si chiama Marta. Per la precisione, Marta Vieira da Silva, probabilmente la miglior giocatrice della storia che abbia mai messo piede in un rettangolo verde. Piede mancino fatato, visione di gioco accuratissima, velocità nel dribbling, duttilità tattica e numeri da capogiro (che l’hanno portata ad un paragone con Ronaldinho). Queste sono solo alcune delle caratteristiche usate dagli addetti ai lavori per descriverla.
Gli esordi, i primi trofei e l’Europa
L’amore tra Marta e la palla da calcio nasce molto presto. Nel 2000, a soli 14 anni, la calciatrice viene notata dalla rinomata allenatrice brasiliana Helena Pacheco. Questa la convince a seguirla nella ben più grande e nota metropoli di Rio de Janeiro, dove viene tesserata dal Vasco da Gama. Marta cresce sotto l’ala protettrice della Pacheco per due stagioni, nelle quali riesce a mettersi in mostra nonostante la giovane età con 14 presenze in prima squadra, condite da sei marcature.
La favola di Marta al Vasco, però, termina in breve tempo. Nel 2002, infatti, la società è costretta a chiudere i rubinetti alla selezione femminile a causa di difficoltà finanziarie. La ragazza non si perde d’animo; l’amore per la sfera di cuoio è troppo forte e Marta si trasferisce in un piccolo club dello stato di Minas Gerais, le rossonere del Santa Cruz. In due anni metterà a segno altre sedici reti in 38 presenze. È al termine di questa stagione che Marta si fa conoscere al grande pubblico del calcio femminile. Arriva la chiamata dalla nazionale per i mondiali U20 in Thailandia, nei quali la diciottenne viene nominata Pallone d’Oro del torneo e trascina la sua selezione a suon di reti (sei quelle messe a segno). E, soprattutto, viene convocata per le Olimpiadi di Atene, nella quale le Carioca riescono a conquistare l’argento.
Le prestazioni di Marta non sfuggono alle compagini del Vecchio Continente. Nel calcio maschile i top player brasiliani sono ambiti dalle migliori squadre di Spagna, Inghilterra e Italia. Menzione particolare va fatta per il Portogallo, molto spesso nazione di transito per motivi prettamente linguistici. Nel mondo femminile no: uno dei campionati più competitivi è quello svedese.
Marta, l’Umea e la Champions
Così, nel 2004, Marta approda all’Umea IK. Nella stagione d’esordio arriva subito la UEFA Women’s Cup, competizione antecedente l’attuale Champions League, lasciando il segno nella doppia finale per ben tre volte, due all’andata ed una al ritorno.
Anche in campo nazionale la storia è simile. L’Umea non riesca a vincere né il campionato svedese (per un solo punto) né tanto meno la coppa, persi entrambi a favore del Djurgarden. Marta, però, risulta essere – alla pari con Laura Kalmari – la miglior marcatrice stagionale.
È solo l’antipasto per una strabiliante stagione 2005. La giocatrice brasiliana si conferma in testa alla classifica dei capocannonieri, alla pari con la compagna Therese Lundin, e l’Umea vince il campionato da imbattuta. Il documentario Marta-Pelés kusin (Marta-la cugina di Pelé), è il tributo della tv svedese alla miglior calciatrice mai vista da queste parti. E, sul campo, nel 2006 Marta ripaga con altre 21 reti e il terzo titolo di capocannoniere.
Eccolo, il FIFA World Player!
La consacrazione è ormai arrivata. A fine stagione, arriva l’ora di mettere le mani per la prima volta sul FIFA World Player. Premio seguito dal trionfo ai giochi Panamericani nei quali il Brasile batte gli Stati Uniti nella finale del Maracanà, davanti a 68.000 persone.
Marta ammalia le folle tanto da essere ribattezzata Pelé com saias, Pelé in gonnella, con tanto di benedizione de O Rei. Non solo: viene onorata con il calco in cemento dell’impronta del suo piede all’interno del leggendario impianto brasiliano. A soli ventun anni, è la prima giocatrice a ricevere un onore di questo calibro. Marta trascina il Brasile alla finale dei mondiali di quello stesso anno, persa contro la Germania, vincendo la classifica cannonieri e il titolo di miglior giocatrice, mettendo nuovamente in bacheca il FIFA World Player.
Nella stagione successiva, alle Olimpiadi di Pechino, ancora una volta il Brasile arriva alla finale per la medaglia d’oro. È sfida nella sfida tra Marta e la statunitense Hope Solo, di ruolo portiere. Il duello personale, però, viene vinto da quest’ultima, e l’1-0 finale relega le verdeoro al secondo argento olimpico della loro storia.
Il trasferimento negli USA
A fine anno, dopo il quarto campionato vinto e il terzo FIFA World Player, la storia d’amore tra Marta e l’Umea si interrompe. Nel gennaio 2009, infatti, la ragazza annuncia di aver trovato un accordo con le Los Angeles Sol, trasferendosi in California, dove ancora una volta vince la classifica dei marcatori pur perdendo la finale per il titolo.
Approfittando della pausa estiva del campionato americano, Marta riesce a tornare in patria, firmando un contratto trimestrale con la squadra che ha consacrato il suo alter ego senza gonna: il Santos. Nei tre mesi di contratto con il Peixe vince la Libertadores e la Copa do Brasil, andando a segno in entrambe le finali. L’ennesimo FIFA World Player anticipa una grande delusione: le Los Angeles Sol, a causa di problemi finanziari, sono costrette a dichiarare il fallimento e la giocatrice carioca si ritrova svincolata.
Il Dispersal Draft, in cui le giocatrici possano accasarsi in altre società della Women’s Professional Soccer (WPS), premia le ragazze dell’FC Gold Pride che hanno la fortuna di aggiudicarsi il talento brasiliano. Marta non tradisce le aspettative, con 19 reti in 24 presenze, più i titoli di capocannoniere e miglior giocatrice della regular season. In più arriva il premio di MVP delle finals (in cui le Gold Pride vincono il titolo anche grazie a un gol e due assist della carioca) e quinto FIFA World Player messo in vetrina consecutivamente, impresa mai riuscita a nessun giocatore nemmeno in campo maschile.
Il ritorno in Svezia
A fine stagione, però, anche le FC Gold Pride vanno incontro al fallimento. Una nuova parentesi col Santos, con cui firma un contratto bimestrale, serve a prepaparsi per l’esperienza con i Western New York Flash. Il sogno a stelle e strisce della Pelé con la gonna è, purtroppo, destinato a terminare qui: la WPS è sommersa dai debiti ed è costretta a chiudere i battenti definitivamente.
Marta, sconcertata, torna a rifugiarsi nella sua tanto fredda quanto amata Svezia. Nel febbraio del 2012 firma un biennale con il Tyreso FC: la brasiliana guadagnerà circa 400.000$ all’anno, un compenso esorbitante per una donna, grazie agli sponsor.
La squadra raccoglie i frutti del suo maxi investimento vincendo il primo titolo svedese della sua storia e raggiungendo la finale di Women’s Champions League 2014 ma, nonostante una doppietta di Marta, deve capitolare di fronte al Wolfsburg.
La crisi finanziaria del calcio femminile compare nuovamente nella carriera della carioca, il Tyreso implode ed è estromesso dalle competizioni. Nonostante le sirene del Avaldsnes IL, in Norvegia, e del PSG, Marta decide di rimanere in Svezia.
Firma un contratto di sei mesi con il Rosengard, campione in carica, con opzione per prolungarlo un altro anno. La carioca riesce a rivincere la Damallsvenskan, sia nel 2014 che nel 2015.
Gli ultimi anni di Marta
Nell’estate Marta è convocata per il suo quarto mondiale dalla nazionale verdeoro. Durante il match del debutto del Brasile contro la Corea del Sud mette a segno il secondo gol per la sua squadra. Questo gol risulterà particolarmente importante, non tanto per la partita in sé quanto per la storia del calcio femminile. Si tratta, infatti, del gol numero 15 ai mondiali, che permette alla giocatrice di diventare la miglior marcatrice nella storia della competizione.
Nel 2016 Marta mette in bacheca la sua seconda Coppa di Svezia e conclude quella che è, per ora, la sua esperienza europea. La sua stagione prende il via con le Orlando Pride, negli States. Entra nell’undici ideale del campionato, ma esce di scena in semifinale, con un bottino di 13 reti in 24 presenze.
I numeri della carriera di Marta Vieira da Silva sono impressionanti. 272 reti segnate in 325 presenze con i club, 105 reti in 101 presenze in nazionale (miglior marcatrice nella storia del Brasile, maschile e femminile). Poi 5 FIFA World Player, 3 volte capocannoniere della Damallsvenskan, 3 della WPS. Ma soprattutto, è settima nella classifica di Sports Illustrated delle 20 donne dello sport femminile per la decade 2000-2009, inserita nella FIFPro World XI nel 2016… E la sua carriera non è ancora finita. La storia è destinata a continuare.