

Per lunghissimo tempo l’Italia pallonara ha coltivato il sogno di ospitare una competizione calcistica per nazionali, dopo gli Europei del 1968 e 1980 e le Notti Magiche del Mondiale ’90, precedute dal successo del 1934.
Il dossier presentato dai massimi dirigenti azzurri in vista del 2012, peraltro, presentava diversi punti a favore della nostra candidatura, alla luce della buona riuscita delle Olimpiadi invernali torinesi del 2006, anno precedente la votazione decisiva. Organizzazione ed esperienza, impianti già rodati nelle massime competizioni europee e massima attenzione alla sicurezza negli stadi: erano questi i capisaldi che lasciavano presumere un facile successo rispetto agli altri paesi, non in grado di competere sotto questi punti di vista.
La votazione finale, il 18 Aprile del 2007, ci lascerà con una buona dose di amaro in bocca: gli Europei del 2012 si giocheranno in Polonia e Ucraina. A compromettere le nostre speranze, come racconterà la stampa, dopo aver contattato i delegati UEFA, fu la tragica morte del poliziotto Filippo Raciti durante gli scontri del Massimino, appena due mesi prima.
Curiosamente, la terza candidata all’organizzazione di Euro 2012 ammessa alle votazioni finali fu, per l’ennesima volta, l’Ungheria, in coppia con la Croazia, anche questa volta, dopo 2004 e 2008, con esito finale avverso.
In sede di qualificazioni, dopo l’indipendenza ottenuta nel 2006 e la costituzione di un’autonoma federazione calcistica affiliata all’UEFA solo nel 2007, non in tempo utile per partecipare alla corsa per l’Europeo in Austria e Svizzera, il nome del Montenegro compare per la prima volta non affiancato a quello della Serbia, partecipando autonomamente.
Pur partendo dalla quinta fascia (su sei) nei sorteggi, ed essendo inclusa in uno dei raggruppamenti da 5 squadre (le 51 partecipanti vengono infatti suddivise in 9 gruppi, dei quali sei con 6 squadre partecipanti e tre da 5) la giovane e talentuosa nazionale, guidata sul campo dagli italiani Vucinic e Jovetic, stupisce tutti, battendo a domicilio Galles e Svizzera e fuori casa la Bulgaria, chiudendo le prime quattro gare con un pareggio esterno a Wembley, contro l’Inghilterra. Appena due punti nelle gare di ritorno, però, relegheranno la neonata rappresentativa al secondo posto in classifica, aprendo la strada ad un’ultima possibilità: lo spareggio.
Infatti, se Polonia e Ucraina, in quanto paesi ospitanti, partecipano di diritto all’Europeo (e per Shevchenko e compagni è la prima, storica esperienza), i 9 gironi qualificatori garantiscono il pass a 14 squadre: le prime classificate di ogni gruppo, la migliore seconda e le quattro vincenti degli scontri tra le altre seconde.
Per i detentori, la Spagna, staccare il ticket verso est è solo una formalità: 8 vittorie su altrettante gare disputate. Fa anche meglio la Germania, inserita in un gruppo da sei squadre: 10 successi su 10. Sfiorano l’en plein anche l’Olanda, che cede solo alla Svezia (miglior seconda) nell’ultima gara al Rasunda di Solna e una buona Italia, che sembra aver dimenticato la fallimentare spedizione in Sudafrica e chiude con 8 vittorie, due pareggi ed appena 2 reti subite, miglior difesa assoluta nonostante il gruppo a sei squadre. C’è spazio anche per la Francia, che pareggiando a 12′ dalla fine in casa contro la Bosnia, seconda, previene il rischio-sorpasso proprio dei diretti rivali, conservando la prima piazza, per Russia e Grecia, che bissano la qualificazione ottenuta quattro anni prima, mentre fanno ritorno alla massima competizione continentale Inghilterra (prima nel gruppo col Montenegro, di cui sopra) e Danimarca (che piega un pirotecnico Portogallo, capace di vincere 5-3 in casa con l’Islanda e pareggiare 4-4, sempre tra le mura amiche, con il fanalino di coda Cipro), assenti in Austria e Svizzera.
Negli spareggi, oltre al Montenegro e l’emergente Bosnia, c’è anche una sorprendente Estonia, arrivata seconda nel raggruppamento dell’Italia. Le tre cenerentole, tuttavia, non supereranno l’ostacolo, battute rispettivamente da Repubblica Ceca, Portogallo e Irlanda, al ritorno all’Europeo dopo lo strike all’Inghilterra del 1988 (cliccate sul collegamento ipertestuale per leggere l’articolo), mentre l’ultimo posto va alla Croazia, che batte la Turchia.
Sostanziali sono i lavori svolti nei due paesi per ospitare gli Europei: non solo gli stadi (5 su 8 sono nuovi, incluso quello di Varsavia che ospiterà la gara inaugurale), ma anche le infrastrutture e le strutture ricettive vengono completamente rinnovate per ospitare al meglio le 16 squadre e i rispettivi tifosi.
Per le squadre di casa, però, come già accaduto quattro anni prima, sarà un europeo avaro di soddisfazioni: la Polonia, sorteggiata nel gruppo A con Repubblica Ceca, Grecia e Russia, non va oltre i 2 punti, chiudendo all’ultimo posto alle spalle delle tre rivali, classificatesi come da ordine d’elencazione nella riga precedente. Un po’ meglio andrà all’Ucraina, che grazie alla doppietta di Shevchenko vince la propria gara inaugurale sulla Svezia, salvo poi perdere le due gare successive con Inghilterra e Francia, rispettivamente prima e seconda del gruppo.
Per l’Italia, ça va sans dire, si profila il rischio biscotto per il terzo Europeo di fila: il pari d’esordio con la Spagna, seguito da quello con la Croazia, mette i nostri in condizione di svantaggio rispetto alle due avversarie, che, in caso di pareggio e mancata vittoria degli azzurri con almeno due gol di scarto (e 3 reti realizzate), passerebbero il turno a braccetto. L’Italia vince solo 2-0 sull’Irlanda, ma la contemporanea vittoria iberica, con gol di Navas quasi allo scadere, relega gli azzurri al secondo posto, alle spalle proprio della Spagna.
Ad aggiudicarsi gli ultimi due posti disponibili sono Germania e Portogallo che, nel gruppo di ferro con Olanda e Danimarca, passano vincendo rispettivamente 3 e 2 partite, mentre gli orange, tra i favoriti della vigilia dopo l’ottimo Mondiale, salutano la compagnia.
Curiosi sono gli accoppiamenti dei quarti: Germania e Grecia, agli antipodi all’interno dell’Unione Europea per condizioni economiche dei paesi, si trovano contro sul campo. La partita, simpaticamente ribattezzata derby dello spread, si chiude 4-2 per i primi. Un altro derby, quello dei Pirenei tra Spagna e Francia, vede Xabi Alonso sugli scudi: la sua doppietta, nel 2-0 finale, vale la semifinale ai campioni in carica. Cristiano Ronaldo trascina il suo Portogallo alla semifinale: grazie alla sua rete, i lusitani battono la Repubblica Ceca 1-0. Infine, c’è gloria anche per l’Italia, che vince solo ai rigori contro l’Inghilterra, all’ennesima delusione europea: i tabloid inglesi, parafrasando il nome di battesimo di Young e Cole (Ashley), i due che hanno fallito dal dischetto, parlano di dreams in ashes, sogni in frantumi.
Da una parte, le due selezioni della penisola iberica, dall’altra un grande classico del calcio. Sono queste le due semifinali. Alla Donbass Arena di Donetsk, la Spagna fatica più del previsto, vincendo solo ai rigori contro il Portogallo. Il giorno successivo, a Varsavia, per l’Italia si profila uno scontro che vede i nostri avversari col favore dei pronostici, mai sconfitti in gare ufficiali dopo il ko con la Spagna al Mondiale 2010. O, per meglio dire, non hanno mai perso un punto: 14 vittorie su 14…
Eppure, si sa, i pronostici e i record sono fatti per essere battuti: Mario Balotelli, palermitano all’anagrafe ma bresciano d’adozione, si mette sulle spalle i compagni, rendendo vana la rete di Ozil, dal dischetto, allo scadere. Siamo in finale, 12 anni dopo Rotterdam.
Stavolta, però, non ci sarà partita. Il 4-0 per la Spagna al triplice fischio andrà agli annali come la vittoria con più ampio scarto in una finale dell’Europeo, consegnando, per la prima volta nella storia, la coppa Delauney nelle mani della Spagna (e di Casillas) per due volte di fila.