

Ci siamo lasciati, all’ultimo appuntamento di Storie Europee, con l’edizione 2000, vinta dalla Francia sull’Italia grazie al golden goal di Trezeguet. Come nel 1996, dunque, la finale si decide ai tempi supplementari con la rete che chiude anzitempo la contesa.
Avevamo già spiegato che, nel 1994, il golden goal era stato introdotto con l’obiettivo di spettacolarizzare l’extratime, in modo da spingere le squadre ad attaccare con maggior vigore. La drasticità della regola, però, spinse l’UEFA ad una soluzione più moderata: ecco il silver goal. La rete siglata dopo i 90 minuti regolamentari, adesso, non è più immediatamente decisiva, ma permette agli avversari che subiscono il gol nei 15 minuti di recuperare entro la fine del tempo supplementare. L’eventuale parità avrebbe portato, infine, ai calci di rigore.
L’Europeo venne assegnato, il 12 Ottobre del 1999, al Portogallo, battendo sul filo di lana, in un derby della penisola iberica, i cugini spagnoli. Alcuni giornali lusitani parleranno di vingança, rivincita. Già, perché esattamente 507 anni prima, era stata la Spagna a vincere un altro match, quello della scoperta delle Americhe. Il genovese Cristoforo Colombo, infatti, cercò di convincere il re portoghese Giovanni II a finanziare il suo tentativo di raggiungere l’Asia via Occidente. Dato il rifiuto, sarà la corona spagnola a sostenerlo. La causale scoperta del nuovo mondo farà le fortune dei castigliani, che daranno vita al loro impero coloniale, mentre l’altra grande potenza marittima dell’epoca, quella portoghese, dovrà accontentarsi, in seguito al Trattato di Tordesillas, di tutti i territori ad est della cosiddetta raya, linea immaginaria oggi corrispondente al 36° meridiano: cioè, solamente uno spicchio dell’attuale Brasile.
Con il Portogallo direttamente qualificato, le altre 15 squadre partecipanti arrivano dai dieci gironi stilati dall’UEFA: tutte le prime classificate passano direttamente, mentre le 10 seconde saranno costrette a sfidarsi agli spareggi.
I pass diretti finiscono in tasca alle solite Germania e Inghilterra, alla detentrice Francia, autrice di un cammino perfetto, con 8 vittorie in altrettante gare di qualificazione, alla Danimarca, che la spunta in extremis in un combattutissimo girone con Norvegia, Romania, la sorprendente Bosnia, tutte racchiuse in appena due punti, alla Repubblica Ceca, prima davanti all’Olanda, alla Svezia, pur priva di bomber Henrik Larsson, ritiratosi dalla nazionale, a Bulgaria e Svizzera, presenti nel 1996 ma non all’ultima edizione. Le ultime due vincenti dei gruppi sono la nostra Italia, che fatica più del previsto contro l’ostico Galles, superato solo a Settembre 2003, vincendo lo scontro diretto, dopo esserne stata a lungo alle spalle, e la Grecia, che a sorpresa sopravanza la Spagna, costretta al dentro o fuori dello scontro diretto.
L’ostacolo Norvegia verrà abbattuto dalla Roja europea, con una doppia vittoria, mentre Croazia e Russia avranno bisogno di vincere fuori casa rispettivamente contro Slovenia e Galles dopo il pareggio interno dell’andata. L’Olanda trema, perdendo in casa della Scozia, ma nella gara di ritorno rifila sei reti ai malcapitati McFadden e compagni.
Infine, l’ultimo posto disponibile se lo giocano Lettonia e Turchia. Maris Verpakovskis, attaccante della Dinamo Kiev già divenuto eroe in patria, grazie alla rete che ha portato alla vittoria esterna sulla Svezia nell’ultima gara del girone, segna l’unica rete della gara d’andata, giocata a Riga. Nella gara di ritorno, i turchi Ilhan Mansiz e Hakan Sukur, grandi protagonisti del precedente mondiale nippocoreano, ribaltano il passivo. Quando tutto sembra scritto, Laizans accorcia il passivo. Il 2-1 garantirebbe già una storica prima qualificazione ai lettoni, ma lo sbilanciamento offensivo dei padroni di casa porta ad un incredibile pareggio, firmato ancora una volta Verpakovskis. La Lettonia, dunque, vola in Portogallo.
Un’Italia che, dunque, per la prima volta nella storia si qualifica a tre Europei di fila. Dopo un inizio zoppicante, con il pareggio casalingo con la Serbia e la sconfitta in Galles, la chiave di volta sarà la vittoria a Palermo contro la Finlandia (2-0, doppietta di Vieri). Il Renzo Barbera sarà l’unico stadio ad aver ospitato le gare casalinghe di ben due nazionali, in queste qualificazioni: oltre alla partita dell’Italia, infatti, anche Israele giocherà due gare, quelle contro Francia e Cipro, nel capoluogo siciliano, a causa dell’oramai annoso conflitto in Medio Oriente e il verificarsi di numerosi attentati, specie a Gerusalemme e Tel Aviv.
Nel gruppo A, i padroni di casa del Portogallo affrontano la Grecia nella gara inaugurale. A sorpresa, gli ellenici vincono 2-1, con reti di Karagounis e Basinas, prima della rete di un giovanissimo Cristiano Ronaldo, subentrato nella ripresa, a tempo scaduto. Saranno proprio queste due squadre ad approdare ai quarti, a scapito di Spagna e Russia.
Il sorteggio, invece, riserva ai nostri colori un girone che pare abbordabile, nonostante la seconda fascia: evitata le temibile Francia, l’insidiosa Repubblica Ceca di Nedved e il Portogallo, ci spetta l’ultima delle teste di serie, la Svezia, insieme a Danimarca e Bulgaria.
I pareggi con Danimarca per 0-0 (nella partita dello sputo di Totti a Poulsen) e Svezia (1-1) grazie al tacco volante di Ibrahimovic quasi allo scadere, rendono vana l’ultima vittoria contro i bulgari: l’oramai celeberrimo biscotto (2-2) tra le due selezioni scandinave garantisce loro il passaggio ai quarti: con le due nazionali a 5 punti, così come l’Italia, la classifica avulsa negli scontri diretti premia chi ha segnato un maggior numero di reti.
Negli altri gironi, la cenerentola Lettonia si ritrova nel gruppo di ferro con Germania, Olanda e Repubblica Ceca: un solo punto, ottenuto contro la Germania alla seconda giornata, inguaia i teutonici, poi eliminati a favore delle altre due rivali.
Francia e Inghilterra, nel gruppo B, surclassano Croazia e Svizzera. Per gli elvetici, magra consolazione: nell’ultima gara, contro la Francia, va a segno il diciottenne Vonlanthen (che avremo modo di vedere all’opera anche in Italia, a Brescia), che batte il record, ancora esistente, di gol più giovane nella storia della competizione, siglato da Rooney appena 4 giorni prima proprio contro la Svizzera.
Ai quarti, la Repubblica Ceca conferma l’insegna di squadra di squadra sempre competitiva in campo europeo, per poi perdersi in sede mondiale (mai qualificata fino al 2006), battendo 3-0 la Danimarca, mentre la Grecia conferma i buoni segnali del girone battendo a sorpresa la Francia, costringendo la Federazione… a prenotare l’hotel.
I vertici del calcio greco, infatti, decisero di non prorogare la permanenza nell’albergo designato oltre la data dei quarti, convinti di cedere di fronte ai francesi. La vittoria per 1-0, firmata Charisteas, metterà in seria difficoltà la squadra di Otto Rehhagel, che ripiegherà proprio sulla residenza che fu dei francesi.
I supplementari giocati tra Portogallo e Inghilterra, i primi senza golden goal del nuovo millennio, vedono i lusitani portarsi in vantaggio dopo l’1-1 dei tempi regolamentari con la rete di Rui Costa dopo 110 minuti, ma Lampard pareggia 5 minuti dopo. Ai rigori sarà protagonista il portiere Ricardo, che neutralizzerà, senza guanti, il rigore dell’inglese Vassell per poi segnare, garantendo la vittoria ai suoi.
Rigori anche in Olanda-Svezia, con la vittoria dei primi dopo lo 0-0 dei supplementari.
Portogallo che batte anche l’Olanda, garantendosi la finale, mentre alla Grecia non bastano i 90 minuti regolamentari per avere ragione della Repubblica Ceca. Ne serviranno 105. Per la precisione, 105 e un po’, per scomodare quel Noaro tanto caro alla Gialappa’s (se non avete mai visto i video del commentatore vicentino commentati dal trio, vi consiglio di farlo)
Infatti, a tempo ormai scaduto, il difensore della Roma Dellas svetta in area su un corner di Zagorakis, battendo Cech. Primo ed unico silver goal nella storia dell’Europeo, secondo in quella del calcio (unico precedente la rete di Galasek in un Ajax-Graz di Champions). Infatti, a fine anno, l’IFAB abolirà non solo il silver, ma anche il golden goal, tornando ai tradizionali 120 minuti senza possibilità di premature interruzioni.
Il resto, è storia. Charisteas approfitta di un’uscita non perfetta di Ricardo e, al 57′, manda in visibilio un’intera nazione. Sulle strade di Atene, a fine partita, sarà festa.
La Grecia, dunque, è sul tetto d’Europa, dominando le altre squadre del Continente. Sentire questa frase al giorno d’oggi, data la situazione di instabilità politica ed economica del paese, fa quasi sorridere…