Europeo 1996: La contraddizione del golden goal

Bierhoff Golden Goal Europeo 1996
Oliver Bierhoff mette a segno il Golden Goal nella finale dell’Europeo 1996 (fonte: soccerstyle24.it)

Football comes home.

 

Già, perché il 5 Maggio del 1992, a Lisbona, l’UEFA decide di riportare il calcio nella sua madrepatria, l’Inghilterra, ivi stabilendo la sede dell’Europeo 1996. Decisione tutt’altro che scontata: l’Europa è ancora scottata dai disordini degli hooligans inglesi del decennio precedente, dalla strage dell’Heysel agli scontri di Hillsborough. Ciò nonostante, il direttivo calcistico europeo dà fiducia ad un paese che, grazie al rigore di Margaret Thatcher, ha saputo educare i suoi tifosi.

 

Per l’occasione, la parte meridionale dell’Union Jack si tira a lucido, rimodernando otto storici impianti: da Wembley all’Old Trafford, da Anfield al St.James Park. Nessun nuovo stadio, chiaro segnale del rispetto della tradizione. E la Nazionale locale sembra essere in grado di tornare a quella vittoria che manca dall’ultima occasione in cui l’Inghilterra ha ospitato una competizione internazionale, ossia i Mondiali 1966.

 

La principale novità dell’Europeo 1996 è il passaggio a 16 squadre partecipanti, anziché le classiche 8. Questo vuol dire che, con il posto tradizionalmente riservato alla squadra di casa, sono ben 15 i posti liberi. Ma, allo stesso tempo, si sono moltiplicate le pretendenti, da 33 a 47.

Infatti, la dissoluzione dell’URSS porta alla nascita di ben 10 nazionali: oltre alla Russia, vi sono le 3 baltiche Estonia, Lituania e Lettonia, Bielorussia, Ucraina, Moldavia, Armenia, Azeirbajan e Georgia. Sulla scorta del crollo comunista, si dividono anche Repubblica Ceca e Slovacchia, mentre in Jugoslavia entra in scena un mosaico non ancora ben definito: Slovenia e Croazia sono le prime ad essere riconosciute, seguite a stretto giro di posta dalla Macedonia. Infine, l’UEFA ammette le selezioni di Liechtenstein, Andorra e soprattutto, in maniera definitiva, di Israele.

Non si tratta di una novità vera e propria per i mediorientali, in precedenza sballottati tra Europa e Oceania in sede di qualificazioni mondiali, dato il rifiuto all’incontro da parte di diverse selezioni asiatiche. Nel 1994, con l’ingresso nell’UEFA, è concesso agli israeliani di battersi anche per le qualificazioni all’Europeo.

 

La suddivisione delle rappresentative in 8 gironi permette il passaggio del turno a tutte le prime di ogni girone, seguite da 7 seconde. Per decidere chi potrà partecipare, è necessario uno spareggio tra le due peggiori, mentre le 6 migliori si qualificheranno direttamente.

 

Sono tre le nuove nazionali che ottengono il pass per l’Europeo 1996: la Repubblica Ceca vince il gruppo 5, quello più equilibrato, costringendo la solita, discontinua Olanda allo spareggio tra le peggiori seconde contro l’Irlanda, ottenuto in extremis grazie al successo con la Norvegia, arrivata a pari punti con gli orange ma penalizzati dagli scontri diretti. Qualificazione anche per la Russia, rullo compressore del gruppo 8, quello delle quasi matricole Far Oer e San Marino, con 8 vittorie e due pareggi, entrambi con la Scozia, seconda classificata.

La terza nazionale, invece, è una delle più talentuose e tutt’ora eterna incompiuta: la Croazia, che costringe l’Italia, pur pari classificata, al secondo posto nel gruppo 4. Contro i balcanici arrivano una clamorosa sconfitta interna, a Palermo (doppietta di Davor Suker e rete della bandiera, quasi allo scadere, di Baggio) e un pareggio esterno a Spalato.

Da qui in poi, i croati diverranno la nostra bestia nera: su un totale di 9 incontri, l’Italia l’ha spuntata solamente la prima volta, nel 1942, mentre i successivi scontri si sono chiusi con 5 pareggi e 3 successi biancorossi.

 

Oltre alle già citate Repubblica Ceca, Olanda, Russia, Scozia, Croazia e Italia, strappano il biglietto d’ingresso all’Europeo 1996 anche la Bulgaria di Stoichkov, grande sorpresa dei precedenti mondiali, i detentori della Danimarca nonché Francia, Germania, Portogallo, Romania, Spagna, Svizzera e Turchia.

 

I sorteggi del 22 Gennaio, tenutisi a Manchester, spartiscono le 16 potenziali iridate in quattro gironi. Derby britannico tra Inghilterra e Scozia nel girone A, dove vengono collocate anche Olanda e Svizzera, gruppo B con Francia, Spagna e le due orientali Bulgaria e Romania, per l’Italia è gruppo C, insieme a Germania, Repubblica Ceca e Russia, mentre chiudono il cerchio, nel girone D, Portogallo, Croazia, Danimarca e Turchia.

 

Il cammino dei padroni di casa inizia con il freno a mano tirato: pareggio all’esordio, a Wembley, con la Svizzera, con rete di Shearer e pareggio dal dischetto dell’ex Bologna Turkyilmaz. I sudditi della Regina, sospinti dal bomber di Newcastle, si rifaranno nelle due successive partite, travolgendo Scozia e Olanda, con quest’ultima che, insieme agli inglesi, chiude a 7 punti e si qualifica ai quarti.

 

Nel gruppo B sono Francia e Spagna a passare il turno, a discapito della Bulgaria terza classificata. Saranno i transalpini a fungere da arbitri del girone, pareggiando gli iberici e battendo Stoichkov e compagni nell’ultima gara.

 

L’Italia, nel gruppo C, inizia col piede giusto, grazie alla vittoria sulla Russia per 2-1, con doppietta di Casiraghi. I sogni di una nazionale azzurra galvanizzata, dopo le numerose critiche a Sacchi relative alle convocazioni, si spengono con il ko contro la Repubblica Ceca, firmato Nedved-Bejbl. Il pareggio, per 0-0, nell’ultimo turno non è sufficiente per il passaggio del turno: la Russia, infatti, effettua una clamorosa rimonta da 0-2 a 3-2 con i cechi, che reagiscono all’ottantottesimo con Smicer per il 3-3 finale: 4 punti e classifica avulsa sfavorevole ai nostri, eliminati.

 

Nel gruppo D, quello più semplice, sulla carta, la Danimarca non riesce a ripetere l’exploit di quattro anni prima, eliminata da Portogallo e Croazia.

 

Nei quarti di finale, entra in scena la principale novità dell’Europeo 1996: l’introduzione del golden goal in caso di tempi supplementari. La prima delle due squadre a segnare all’extratime, sarà la vincitrice: l’obiettivo è rendere più avvincenti i 30 minuti dopo il novantesimo, spingendo le squadre ad attaccare. Sarà la più grande contraddizione.

La novità, infatti, spinge le squadre a chiudersi in difesa, in attesa dei rigori: non è un caso che ben 4 gare su 6, tra quarti e semifinali, sono decise dal dischetto.

Se, infatti, Repubblica Ceca e Germania si sbarazzano rispettivamente di Portogallo e Croazia, negli altri due scontri del primo turno eliminatorio Francia e Inghilterra la spuntano soltanto alla lotteria dei penalty, eliminando Olanda e Spagna. 

Stessa sorte anche per le due semifinali: Francia e Inghilterra sono costrette nuovamente a 120 minuti sul campo, ma questa volta i tiri dagli 11 metri saranno fatali ad entrambe. In finale, le due rivali dell’Italia nella fase a gironi.

 

Wembley è così destinata ad ospitare l’ennesima finale, dopo quella dei mondiali 1966 e le numerose partite decisive in campo di club, tra FA Cup e competizioni europee. E, ironia della sorte, si va ancora ai supplementari. Quando tutti si aspettano la quinta sfida ai rigori del torneo, Oliver Bierhoff decide che non è il caso. È suo il primo golden goal della storia del calcio, che assegna la vittoria ai tedeschi.

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