

La formula degli Europei del 1984 ricalcava quasi esattamente quella dell’edizione precedente, ad eccezione del fatto che dopo la fase a gironi non veniva disputata subito la finale tra le vincenti, ma le prime due di ciascun raggruppamento si sarebbero sfidate in semifinali incrociate per determinare chi si sarebbe giocato la coppa; inoltre scomparve la finale per il terzo posto.
Come di consueto inizieremo il racconto di questa dalle qualificazioni, ma non per dovere di cronaca: infatti, se la formula non ebbe grossi cambiamenti, ci furono molte differenze per quanto riguarda le squadre partecipanti: 5 delle 8 nazionali presenti nel 1980 non superarono lo scoglio della qualificazione, e tra queste figurano squadre blasonate l’Italia, l’Inghilterra e i Paesi Bassi. E anche l’URSS, che non era in Italia 4 anni prima, mancò nuovamente la qualificazione. L’eliminazione avvenne ad opera del Portogallo nell’ultima e decisiva partita del girone, alla quale i sovietici si presentarono con un punto di vantaggio sui lusitani. I portoghesi vinsero 1-0 e ottennero per la prima volta l’accesso alla fase finale di un Europeo. L’Inghilterra trovò sul suo cammino la Danimarca. La sfida chiave del girone si giocò tra queste due squadre a Wembley, davanti a 82.000 spettatori. I danesi si tolsero la soddisfazione di imporsi nella roccaforte degli inglesi, grazie a un calcio di rigore, e conclusero il girone al primo posto, ripetendo così la qualificazione al campionato continentale di 20 anni prima.
Nel Gruppo 5 si assistette a un completo capovolgimento dei pronostici. Ci si sarebbe aspettati una lotta per il primo posto tra Cecoslovacchia e Italia, che disputarono 4 anni prima la finale per il terzo posto. Gli azzurri si erano oltretutto appena laureati campioni del mondo. Si partì con un pareggio con la Cecoslovacchia, e subito dopo iniziarono a suonare i primi campanelli d’allarme a causa dei pareggi contro Romania e Cipro. Ma si trattava solo dell’inizio del disastro: arrivarono 4 sconfitte consecutive, di cui due contro la Svezia, seguite dalla poco consolante prima e unica vittoria in questo girone contro i ciprioti. Con l’Italia fuori dai giochi, la strada sembrava spianata per la Cecoslovacchia, che però si classificò solo terza. La qualificazione venne conquistata dalla Romania, anche loro al debutto agli Europei, che precedettero di un solo punto gli scandinavi.
L’ultima vicenda che merita risalto di queste qualificazioni riguarda la sfida tra Spagna e Paesi Bassi. Le due squadre dominano il proprio girone, vincendo uno scontro diretto a testa e mantenendo così l’equilibrio in vetta. L’Olanda terminò per prima le partite, concludendo con due punti di vantaggio sulla Spagna, che però avrebbe ancora dovuto scendere in campo contro il fanalino di coda Malta. La vittoria era scontata, e in caso di parità di punti si teneva conto della differenza reti, che in quel momento per era di + 16 per l’Olanda e di + 5 per gli iberici. Serviva un vantaggio di 11 gol per poter sopravanzare gli Orange grazie al maggior numero di reti segnate. Il primo tempo si concluse 3-1 e l’impresa sembrava sfumare. Gli spagnoli dovevano arrivare a 12, lo stesso numero di reti segnate da loro in tutto il resto del girone: nessuno aveva mai messo a referto così tanti gol in una partita di qualificazione. Era ormai certo che non si sarebbero riscattati dalla delusione dei mondiali casalinghi di due anni prima. Ma nel secondo tempo i gol iniziarono subito ad arrivare: al 65’ sono 8, un quarto d’ora più tardi 11, ne manca solo uno. Fu Juan Antonio Señor a regalare con la propria rete la qualificazione alla Spagna, lasciando a bocca asciutta gli olandesi. A completare il quadro delle qualificate mancano la Jugoslavia e le due finaliste di Italia ’80: Belgio e Germania Ovest. Quest’ultima riuscì a prevalere sull’Irlanda del Nord solo grazie alla differenza reti. Per ora abbiamo fatto il nome di 7 squadre, e se ci avete seguito nella scorsa puntata saprete che l’ottavo posto è riservato d’ufficio alla nazione ospitante.
La UEFA scelse decise che ad ospitare il Campionato Europeo di calcio 1984 sarebbe stata la Francia. Si giocò in 7 città diverse, la finale fu disputata allo stadio Parco dei Principi di Parigi. La fase a gironi vide l’eliminazione di Germania Ovest, superata dalle due iberiche, e Belgio, che si arrese nell’ultima partita alla Danimarca in un gruppo dominato dai padroni di casa. La Francia ottenne 3 vittorie, grazie soprattutto allo strapotere di uno dei suoi giocatori. Costui andò a segno nell’1-0 sulla Danimarca, e realizzò 2 triplette consecutive nella goleada (5-0) contro il Belgio e nella vittoria per 3-2 sulla Jugoslavia. Stiamo parlando dell’allora giocatore della Juventus Michel Platini, che non fece mancare il proprio contributo alla nazionale transalpina nemmeno nella semifinale contro il Portogallo, in cui segnò la rete decisiva un minuto prima della fine dei tempi supplementari. L’altra finalista fu la Spagna, che sconfisse ai rigori i danesi. E anche nella partita che assegnava il titolo Le Roi fu protagonista, aprendo le marcature al 57°, prima della chiusura dei conti da parte di Bruno Bellone al 90°. La Francia vinse l’Europeo alla sua seconda partecipazione alla fase finale, dopo quella dell’edizione inaugurale del 1960, conquistando il primo torneo internazionale della sua storia. Da rimarcare ulteriormente la prestazione di Platini, autore in totale di 9 gol, il triplo del secondo classificato nella classifica cannonieri. In tutte le altre edizioni degli Europei, nessuno ha mai segnato più di 5 gol in una singola edizione. L’Europeo trovò così una stella, che nelle precedenti edizioni non c’era sempre stata, e sicuramente non così splendente.