

La narrazione della storia riguardante i Campionati Europei di calcio prosegue col racconto dell’edizione del 1980, che presentò diverse novità rispetto a quelle precedenti. Il numero delle squadre partecipanti alla fase finale fu allargato e portato a 8. Le qualificate furono divise in due gironi: le prime classificate si sarebbero sfidate direttamente in finale per il titolo, mentre le seconde avrebbero disputato la finalina per il terzo posto.
L’assenza delle semifinali in questo torneo rappresenta un caso unico nella storia degli Europei, dato che dall’anno successivo furono reintrodotte, e fu anche l’ultima volta in cui venne giocata la finale per il gradino più basso del podio. Da allora, inoltre, la nazione organizzatrice non venne più scelta tra le qualificate, ma il compito di ospitare la manifestazione veniva attribuito in anticipo dalla UEFA e la nazione scelta avrebbe avuto automaticamente il diritto di partecipare alla fase finale senza passare dalle qualificazioni. I gironi di qualificazione furono quindi 7, e la vincente di ciascuno di questi ottenne il pass per l’Europa.
Tra le nazioni interessate a ospitare l’evento le candidate più papabili erano l’Inghilterra e l’Italia. I britannici avevano già ospitato non molto tempo prima, nel 1966, un Mondiale, e l’UEFA preferì cambiare e assegnò così l’organizzazione degli Europei del 1980 all’Italia. È vero che la allora recente manifestazione continentale del 1968 si era svolta nel Belpaese, ma si trattava di evento di dimensioni molto inferiori rispetto a quelle del Mondiale inglese in quanto consisteva in sole quattro partite contro le 32 della rassegna intercontinentale.
Prima di parlare però della fase finale, diamo uno sguardo a ciò che di interessante successe durante le qualificazioni. Il Girone 4 fu caratterizzato da una serrata lotta al vertice tra Olanda, Polonia e Germania Est. Prima delle ultime due partite di questo girone, la situazione vedeva in testa i tedeschi orientali e i polacchi con 11 punti, e subito dietro a 10 l’Olanda, che avrebbe disputato entrambe le partite rimanenti, la prima in casa con la Polonia e la seconda in Germania. Olanda-Polonia finì 1-1. La Germania Est, vincendo l’ultimo scontro, avrebbe avuto la certezza di qualificarsi per la prima volta alla fase finale europea. 4 anni prima dovettero rinunciare all’accesso alla fase finale a causa di una sconfitta nei gironi contro la non troppo temibile Islanda, che ottenne così la prima vittoria in una qualificazione europea o mondiale. Davanti a 92.000 spettatori, al Zentralstadion di Leipzig, lo stadio più grande in Germania all’epoca, i tedeschi orientali provarono a sfruttare questa occasione per ripetere l’impresa della qualificazione ai Mondiali del 1974. E sembrarono riuscirci: dopo mezz’ora conducevano per 2-0. Ciò che accadde poi ha del clamoroso: all’ultimo minuto del primo tempo gli olandesi accorciarono le distanze, per poi raggiungere e superare gli avversari con altre due reti nel secondo tempo. Anche le qualificazioni ai successivi due Europei fallirono, e i tedeschi dell’Est dovettero attendere la riunificazione per partecipare a un Europeo, formando però un’unica squadra coi connazionali occidentali. Comunque il dato che è passato alla storia è che la nazionale della Germania Est non ha mai partecipato a un Europeo, mentre gli olandesi ebbero la possibilità di migliorare il terzo posto dell’edizione precedente.
Si qualificarono inoltre le finaliste di quattro anni prima, Cecoslovacchia e Germania Ovest; l’affermata Spagna, che eliminò la Jugoslavia nel girone di qualificazione; l’Inghilterra, che dopo i mondiali di Messico ’70 non era più riuscita a partecipare alla fase finale di un torneo internazionale; il Belgio, non nuovo a palcoscenici del genere (terzo posto continentale nel 1972 oltre a varie presenze ai Mondiali); mentre la più grande sorpresa fu costituita dalla Grecia. Gli ellenici riuscirono a prevalere su Ungheria e Unione Sovietica, e conquistarono un posto nella fase finale, risultato che ripeterono solo nell’edizione 2004 in cui, come tutti ricordiamo, non si accontentarono di fare da comparse.
L’11 giugno 1980 ebbero inizio i sesti campionati europei di calcio. Si giocò in quattro città: Roma, Milano, Napoli e Torino. Nel girone A, la Germania Ovest si impose subito sulle due avversarie principali, Olanda e Cecoslovacchia, ottenendo agevolmente il primo posto, che significava accedere direttamente alla finale. Il girone B (Italia, Inghilterra, Spagna, Belgio) non ebbe un esito così scontato. l’Italia era reduce dallo scandalo del calcioscommesse scoppiato appena tre mesi prima, e che aveva attutito l’entusiasmo degli italiani per il calcio. Bearzot dovette rinunciare a convocare due nomi come Paolo Rossi e Bruno Giordano, che avevano subito squalifiche per lo scandalo. Anche per questo motivo nel corso del torneo non ci fu una grande affluenza di pubblico negli stadi e gli ascolti televisivi non furono stellari. La prima partita degli azzurri finì a reti inviolate contro gli iberici. L’Italia di Bearzot si trovò poi di fronte l’Inghilterra, che nel primo tempo la mise in difficoltà con la propria solida organizzazione, mentre nella ripresa riuscì a reagire infilandola al 79° grazie all’appoggio in rete di Tardelli su cross di Graziani. Tutto si sarebbe deciso col Belgio: serviva a tutti i costi una vittoria, poiché in caso di pareggio avrebbero prevalso i belgi per il maggior numero di gol segnati, dovuti al successo 2-1 sulla Spagna e al pareggio 1-1 contro l’Inghilterra. Il Belgio fu fatale già all’Italia agli europei di 8 anni prima, quando le due nazionali si affrontarono nei quarti di finale, ultimo scoglio prima della fase finale. In quel periodo inoltre, la nazione belga stava dando molto fastidio all’Italia anche nel secondo nostro sport nazionale, il ciclismo: a partire dal 1968 gli atleti belgi avevano inserito per 7 volte il proprio nome nell’albo d’oro del Giro d’Italia, in particolare con Eddy Merckx, che si impose 5 volte sulle strade italiane e altrettante volte conquistò il Tour de France. L’Italia, quella sera del 18 giugno 1980, allo stadio Olimpico, doveva invertire questo trend.
L’allenatore del Belgio Thys, come prevedibile, schierò una formazione principalmente votata alla difesa. Gli azzurri rimasero imbrigliati nel catenaccio avversario, e le due occasioni capitate a Causio e Graziani furono vanificate dal portiere Pfaff. Inoltre la difesa dei Diavoli Rossi applicò spesso la tattica del fuorigioco in maniera impeccabile, e il reparto offensivo italiano dovette snaturare il proprio gioco per evitarla. Al fischio finale il risultato era ancora 0-0, e l’Italia veniva così eliminata, dovendosi accontentare della finale 3°-4° posto, con qualche recriminazione dovuta alla mancata attribuzione di un rigore per fallo di mano che sembrava esserci. Oltre ai già citati Causio e Graziani , vennero posti sul banco degli imputati anche Bettega e Tardelli. Ma le critiche non furono neanche troppo dure: nel complesso la finale era stata mancata di poco, e in quell’ultima partita sarebbe stato oggettivamente difficile per chiunque segnare.
Nella finalina l’Italia 3 giorni dopo affrontò la Cecoslovacchia allo stadio San Paolo, e la partita terminò 1-1. Il regolamento prevedeva la disputa dei calci di rigore senza passare dai supplementari. Dopo 17 rigori messi a segno, ci fu l’errore di Collovati, e l’Italia si classificò dunque al quarto posto, uguagliando il risultato dei mondiali di due anni prima. L’indomani si disputò la finalissima, vinta dalla Germania Ovest e decisa al 88° da un gol di Horst Hrubesch, autore anche di un’altra rete in apertura, dopo che Vandereycken aveva pareggiato i conti per il Belgio su rigore a un quarto d’ora dalla fine. Hrubesh, assieme anche al giovane Schuster, fu una delle stelle di quel campionato, che di certo non è ricordato tra i più spettacolari, né per l’Italia né in generale, ma per quanto riguarda gli azzurri servì a Bearzot come base per costruire il successo mondiale di due anni dopo.