Europeo 1976: Panenka e il cucchiaio d’oro

Cucchiaio Panenka Europeo 1976
Il cucchiaio con il quale Panenka decise la finale europea (fonte: l’ultimaribattuta.it)

L’Europeo del 1976 vede entrare nell’albo d’oro la quinta campionessa diversa in cinque edizioni: dopo URSS, Spagna, Italia e Germania Ovest, è la volta della Cecoslovacchia.

Il successo boemo non è frutto di casualità, ma di una perfetta impostazione fisica e tattica data alla squadra dal tecnico Jezek, che pesca le proprie carte vincenti esclusivamente dal campionato interno, essenzialmente puntando su tre blocchi: quello del Dukla Praga, da tempo lontano dai successi in patria e in Europa (nel 1967 i cechi arrivarono in semifinale, eliminati dal Celtic poi vincitore), quello dei concittadini dello Slavia, addirittura (e tuttora) a secco di vittorie in campionato dal 1947, e quello dello Slovan Bratislava, il più corposo dei tre con ben 7 giocatori convocati.

Nasce così una nazionale che fonda la propria ossatura sull’asse centrale della squadra, costituito dal trentaquattrenne portiere Viktor, dal mastodontico centrale difensivo e capitano Ondrus, dall’instancabile Pollak e dalla prima punta Nehoda. Dulcis in fundo, il talentuoso Antonin Panenka, stella dei Bohemians di Praga, piedi buoni e discreto fiuto del gol, ma con la tendenza a sparire nelle partite decisive, dicono.

La qualificazione cecoslovacca, ne parlavamo prima, arriva al termine di un girone di qualificazione nel quale la squadra legittima il passaggio del turno a suon di buone prestazioni, andando oltre ogni più ottimistico pronostico.

Come negli Europei del 1972, le 32 squadre sono suddivise in 8 gironi, nei quali passano le prime classificate, che si affronteranno poi nella fase ad eliminazione diretta: quarti con gare di andata e ritorno, semifinali e finali in gara e sede unica.

Nel girone A, il passaggio del turno sembra essere pura formalità per l’Inghilterra: all’esordio, è un secco 3-0, maturato nella ripresa, su quella che sembra essere una delle due accreditate outsider. Indovinate di chi si tratta?

La Cecoslovacchia.

L’altra possibile sorpresa è il Portogallo, che, se nel 1968 aveva un Eusebio al culmine della forma e nel 1972 lo aveva quasi a mezzo servizio, non sufficiente però per la qualificazione, non lo ha più a disposizione del 1976. Però i più occidentali della penisola iberica hanno un gioco solido, con l’ottimo e pungente Nené Tamagnini come terminale offensivo di maggior spessore.

Il problema è che quest’ultimo è una punta esterna, rapida e veloce, ma incapace di giocare al centro dell’attacco. E sarà proprio questo il grande problema che affliggerà, negli anni seguenti, la Seleçao d’Europa: per avere a disposizione una prima punta fisica e allo stesso tempo rapida, degna di grandissimi palcoscenici, dobbiamo arrivare forzatamente a Cristiano Ronaldo, peraltro riadattato dopo essere nato come ala destra.

Il girone è combattutissimo: se Cipro è la vittima sacrificale, con 6 sconfitte su 6 gare, 0 gol fatti e 16 subiti, le altre tre squadre, anche a causa dei 2 punti (e non 3 come adesso) assegnati per la vittoria, lottano con il coltello tra i denti. Dopo la sconfitta all’esordio, la Cecoslovacchia si rilancia, facendone 4 (a 0) a Cipro e ben 5 (sempre a 0) al Portogallo. Gli inglesi, nel frattempo, hanno pareggiato a Wembley con i lusitani, e prima che le tre squadre si riaffrontino a campi invertiti la classifica recita: Inghilterra 7, Cecoslovacchia 4, Portogallo 3. Ma i primi sono gli unici ad aver già affrontato Cipro anche al ritorno…

La prima disputa è quella di Bratislava tra i locali e i sudditi della Regina Elisabetta. Dopo l’iniziale vantaggio inglese, a cavallo tra il primo e il secondo tempo prima Nehoda, poi Gallis ribaltano il risultato: 2-1 e svantaggio in classifica più che dimezzato, con il Portogallo alle calcagna e con il vantaggio del fattore campo contro entrambe le rivali. Tuttavia, arrivano due 1-1 che, a meno di miracoli a Cipro, estromettono dalla corsa i portoghesi e condannano l’Inghilterra. Vincendo 3-0 al Tsirion di Limassol, saranno proprio i boemi a qualificarsi…

Negli altri gironi, le qualificate sono un sorprendente Galles, che fa fuori Ungheria ed Austria, Jugoslavia, Spagna, Olanda, URSS, Belgio e Germania Ovest.

Manca l’Italia, condannata dalla concorrenza dei Paesi Bassi nel medesimo girone e da un ricambio generazionale necessario dopo le delusioni dei precedenti Europei e del mondiale ’74. Eppure, nonostante il ko all’esordio contro gli olandesi, saremmo pienamente in corsa per qualificarci, ma il pareggio interno contro i poco più che dilettanti della Finlandia e quello esterno con la Polonia ci condannano all’eliminazione, sopravanzati anche da questi ultimi, che già ci avevano condannato ai mondiali tedeschi due anni prima, che saranno eliminati solo per differenza reti, dopo aver addirittura strapazzato per 4-1, a Chorzow, gli orange.

Ai quarti, i cechi sorprendono ancora contro l’URSS, basata sul blocco della Dinamo Kiev: 2-0 a Bratislava, 2-2 in trasferta in Ucraina, a Kiev, e passano tra le migliori quattro, affiancati da Olanda, che frantuma il Belgio nel derby tra le due maggiori rappresentative del Benelux (5-0 al De Kuip di Rotterdam, vittoria esterna per 2-1 a Bruxelles), Jugoslavia (battuto il Galles) e Germania Ovest, che, pur orfana di Gerd Müller, ritiratosi dalla nazionale dopo il doppio trionfo ’72-’74, è ancora una signora squadra: contro la Spagna è pari al Bernabeu, ma a Monaco non c’è storia, 2-0 per i padroni di casa.

Le fasi finali si giocheranno in Jugoslavia, al Maksimir di Zagabria e al Crvena Zvezda di Belgrado. I pronostici per la vittoria finale si dividono tra Germania Ovest e Olanda, assolute protagoniste dei mondiali precedenti, con i padroni di casa possibile sorpresa, se non altro sia per il fattore campo, sia perché negli Europei precedenti gli slavi, pur non vincendo, hanno sempre mostrato un bel gioco ed ottime individualità. Per i cechi, sulla carta, le briciole…

Il sorteggio prevede Cecoslovacchia – Olanda in Croazia, mentre la Jugoslavia affronta la Germania Ovest in Serbia.

Nei giorni precedenti l’inizio della competizione, tutte le previsioni della vigilia vengono azzerate dalle piogge, quasi torrenziali, che si abbattono sui Balcani: i campi, pesantissimi, privilegiano la fisicità, più che il bel gioco, la decisione nei contrasti, più che i tocchi di fino…

È esattamente ciò che accade a Zagabria: campo ai limiti della praticabilità, con i cechi che passano in vantaggio con l’incornata del difensore centrale Ondrus e, difensivamente, accerchiano Cruyff con due, a tratti tre uomini per limitarne la pericolosità, non astraendosi dall’utilizzare le cattive maniere, eccessivamente tollerate dall’arbitraggio all’inglese del gallese Thomas.

Al 60′, però, Pollak effettua una dura entrata su Neeskens che gli verrà il secondo giallo. Superiorità numerica annullata dallo stesso esterno olandese al 76′, a causa di un fallo di reazione in seguito all’ennesima entrataccia subita. Nell’azione seguente, però, lo stesso marcatore dell’1-0, Ondrus, insacca maldestramente nella propria porta. Si va ai supplementari.

Al minuto 114, Van Hanegem viene atterrato da un difensore ceco, e sulla ripartenza Vesely trova Nehoda libero di insaccare di testa a centro area. Le veementi proteste dell’Olanda vengono punite con il rosso allo stesso Van Hanegem, e in 9 contro 10 i boemi dilagano con Vesely. 3-1 e clamorosa eliminazione dell’Olanda, straordinaria macchina da guerra ma mai vincente, in quell’epoca.

Nell’altra semifinale, nella consueta bolgia dello stadio della Stella Rossa, gli jugoslavi sfiorano il miracolo: Popovida e Dzajic, nel primo tempo, portano in vantaggio i padroni di casa, beffando, in ambo i casi, il solitamente impeccabile Beckenbauer.

Il ct tedesco Schon è costretto a puntare sui cambi dalla panchina per risollevare il punteggio: prima Flohe, entrato per Danner, accorcia le distanze, poi Wimmer viene sostituito da Müller. No, non si tratta di un clamoroso ritorno di Gerd, ma di Dieter, attaccante del Colonia.

All’82, arriva la rete del pari. Anche in questo caso, si va all’extratime.

I tedeschi trovano ulteriori forze nei 30 minuti supplementari, e l’ultimo subentrato mette a segno altre due reti, per una clamorosa tripletta.

Nelle competizioni ufficiali, per i tedeschi, sembra che debba sempre emergere un Müller…

Nella finalina, ancora una volta conclusasi oltre i tempi regolamentari, la spunta per 3-2 l’Olanda, priva degli squalificati Neeskens e Van Henegem e, a sorpresa, anche di Cruyff, nemmeno in panchina. Decide Ruud Geels, attaccante molto prolifico in carriera, ma solitamente oscurato dagli altri grandi nomi, con una doppietta.

Arriviamo, dunque, all’atto conclusivo. Cecoslovacchia – Germania Ovest, Davide contro Golia per valori tecnici, mentre sul fattore fisico i cechi hanno più chili ed energie fisiche. La contesa, sul prato inzuppato del Crvena Zvezda, si gioca praticamente alla pari. Ma sulle tribune, probabilmente per fattori geopolitici, i tifosi locali si schierano dalla parte dei cechi…

Ancora una volta, i teutonici si trovano costretti ad inseguire un doppio svantaggio: Svelhik e Dobias, in 25 minuti, portano il match per 2-0. Dieter Müller, stavolta titolare, segna la rete del 2-1 al 28′. I cechi difendono bene, con Ondrus sugli scudi, ma Holzeinbein trova il varco giusto per il pari. È 2-2, e per la quarta volta su quattro, in questo Europeo, non sono sufficienti i 90 minuti.

Ai supplementari, nessuna rete: si va alla lotteria dei rigori.

Segnano tutti: Masny, Nehoda e Ondrus per i boemi, Bonhof, Flohe e Bongartz per i tedeschi. Al quarto rigore, però, Jurkemik non sbaglia, Hoeness sì, tirando alto.

Il quinto rigore cecoslovacco potrebbe essere quello decisivo. Panenka contro Sepp Maier. Vi lascio al video…

Gol, set, match. Cecoslovacchia sul tetto d’Europa, con un gesto tecnico che sarà emulato numerosissime volte in futuro.

“Se avessi potuto brevettarlo, l’avrei fatto” dichiarerà in seguito Panenka. Per fortuna, il gesto tecnico sarà alla portata di tutti, e un cucchiaio potrà allietare il nostro palato calcistico, mille volte ancora…

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