Il Volksparkstadion e la storia dell’orologio anti-retrocessione

La storia dell'orologio del Volksparkstadion di Amburgo
La storia dell'orologio del Volksparkstadion di Amburgo
54 anni, 261 giorni, 0 ore, 36 minuti e 2 secondi: il momento in cui si fermò l’orologio del Volksparkstadion di Amburgo, che segnava il tempo di permanenza dell’Hamburger SV in Bundesliga (fonte: financialtribune.com)

Fino al 2018 solo una squadra aveva partecipato a tutte le edizioni della Bundesliga. Un particolare del quale l’Amburgo si è sempre vantato, fino a installare un orologio all’interno del Volksparkstadion, lo stadio cittadino. La retrocessione in 2.Bundesliga, però, ha costretto la società a fermare il tempo…

 

Un record terminato nel 2018

Esiste solo una società capace di disputare tutti i campionati di Bundesliga dal 1963, anno di fondazione, al 2018. Il massimo campionato professionistico della Germania – prima di quella dell’Ovest, poi dell’intera confederazione tedesca – ha potuto contare su una squadra da record. Un traguardo sul quale nemmeno il Bayern Monaco può contare, dato che i bavaresi fallirono la qualificazione nelle prime due stagioni.

Solo una squadra, dicevamo, si è battuta dalla nascita della competizione, per 55 campionati, per la conquista del Meisterschale, l’ambito piatto d’argento consegnato alla squadra vincitrice del torneo. La rappresentante più titolata della città portuale di Amburgo, nel nord della nazione teutonica, l’Hamburger Sport-Verein. O, se preferite, italianizzando il nome, l’Amburgo.

Un traguardo crollato il 12 maggio del 2018. Nonostante la vittoria contro il Borussia Mönchengladbach, i neroazzurri retrocedettero dopo esattamente 54 anni, 261 giorni, 0 ore, 36 minuti e 2 secondi dalla prima gara in Bundesliga. A sancire la fine di un record ci ha pensato il Bundesliga Uhr, l’orologio installato all’interno del Volksparkstadion nel 2003 come vanto per la gloriosa storia della società. Un counter che contrassegnava la permanenza della squadra in categoria. Più volte vicino allo stop, con salvezze raggiunte in maniera rocambolesca, fino al definitivo spegnimento e alla dismissione nel 2019, dopo che la squadra fallì l’immediato ritorno in massima serie.

Il Volskparkstadion, lo stadio del popolo

Nel 1963 l’HSV, contestualmente alla qualificazione alla prima edizione della competizione, decise di abbandonare il piccolo Sportplatz di Rothenbaum, quartiere cittadino situato sulla foce dell’Elba. La compagine optò per il trasferimento al maestoso Volksparkstadion, costruito dieci anni prima dopo la distruzione avvenuta nel corso della seconda guerra mondiale. I bombardamenti, infatti, avevano ridotto in macerie il Bahrenfelder Stadion, che poteva ospitare circa 25.000 spettatori.

Lo Stadio Parco del Popolo, traduzione del nome originale, contava ben 75.000 posti. Per la sua costruzione furono usati per larga parte i materiali provenienti dalle macerie del vicino quartiere di Elmsbüttel, anch’esso distrutto dalla contraerea alleata. A rendere ancora più impattante l’impianto erano una larga pista d’atletica, poi dismessa nel 1998, e le due tribune integralmente coperte, a differenza delle curve.

Questo impianto accompagnò l’Amburgo nel suo percorso di crescita esponenziale, culminato nella vittoria del 1983 della Bundesliga, l’ultima della sua storia, e della Coppa dei Campioni. Seguirono anni di sempre decrescenti soddisfazioni, periodo durante il quale il Volksparkstadion diventò sempre più impopolare tra i sostenitori della squadra.

Uno stadio… Mondiale

In ottica di riammodernamento l’HSV decise, otto anni prima del Mondiale 2006, di acquistare lo stadio e ricostruirlo. La vecchia struttura fu demolita per poi erigere, successivamente, una nuova e più funzionale casa per il loro club. L’obiettivo, oltre a far innamorare nuovamente i tifosi, era quello di fornire alla federcalcio tedesca uno stadio all’avanguardia per i Campionati del Mondo. L’Italia giocò e vinse qui due partite della trionfale kermesse tedesca. La prima fu lo 0-2 decisivo per la qualificazione agli ottavi contro la Repubblica Ceca. Poi, ai quarti di finale, gli azzurri piegarono l’Ucraina per 3-0.

Nel 2000, con una partita amichevole tra Germania e Grecia, fu inaugurato il nuovo Volksparkstadion. Interamente coperto, dotato di riscaldamento sotterraneo per il terreno di gioco e ben 22 postazioni per le telecamere è tutt’ora una delle arene più all’avanguardia della Repubblica Federale e non solo. Può ospitare fino a 57.000 spettatori, dei quali 10.000 in piedi, oppure 51.000 nel caso di competizioni internazionali, nelle quali vige l’obbligo dei posti interamente a sedere e la FIFA lo ha insignito delle 5 stelle, che permette la possibilità di ospitare le finali di Europa League e Champions League.

Nella pancia della struttura, nel 2004, è stato inaugurato il museo dell’Amburgo, dove sono esposti cimeli storici e i trofei vinti.

Calcio e non solo al Volksparkstadion

L’impianto ha assunto nomi diversi da quello originale per motivi di sponsorizzazione. La casa dell’HSV, infatti, si è chiamata AOL Arena dal 2001 al 2007, HSH Nordbank Arena dal 2007 al 2010 e Imtech Arena dal 2010 al 2015. Da quest’ultimo anno in poi, data l’assenza di un naming sponsor, la nomenclatura è tornata quella di una volta.

Lo stadio di Amburgo non ospita solo eventi prettamente calcistici. Sono stati numerosi, negli anni, i concerti tenutisi al Volksparkstadion, ma fu anche lo stadio di casa degli Hamburg Sea Devils, che hanno militato dal 2005 al 2007 nella NFL Europe, lega europea di football americano. Inoltre, nel 2011, fu la sede dell’incontro di boxe tra Wladimir Klitschko e David Haye, valido per il titolo mondiale. Un duello per il quale i biglietti finirono esauriti in brevissimo tempo.

Il Volksparkstadion non è l’unico stadio cittadino. Se il vecchio Sportplatz di Rothenbaum venne raso al suolo nel 1997, lasciando spazio a un complesso condominiale (seppure a pochi metri dallo stadio sorga l’avveniristica Red Bull Beach Arena, utilizzata per il beach volley indoor), c’è un altro impianto che sorge a pochi chilometri dallo stadio dell’HSV. Si tratta del Millerntor Stadion, teatro delle gesta della squadra del quartiere: il St.Pauli. Ma questa è un’altra storia…

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *