

Gli stadi sono una parte fondamentale del calcio, essi incorniciano i protagonisti delle partite, alcune delle quali sono passate alla storia. Gli stadi entrano nella vita di chiunque faccia parte di un club e soprattutto dei tifosi, che reputano quell’edificio fatto di gradinate, seggiolini e ringhiere una sorta di seconda casa. A questi luoghi vengono affidati i ricordi magici di memorabili vittorie o quelli da dimenticare, di cocenti sconfitte.
A proposito della simbiosi che c’è tra un tifoso e lo stadio della propria squadra del cuore, mi sovviene alla mente l’emblematica scena del film Jack Frusciante è uscito dal gruppo, nella quale la coppia di protagonisti si siete sulle gradinate dei distinti dello Stadio Dall’Ara, per parlare dell’imminente separazione dei due, a causa degli studi di lei. La passione per lo sport che si fonde con la vita quotidiana.
È per questi motivi che quando una società decide di cambiare il proprio stadio, magari demolendolo come è successo all’Highbury dell’Arsenal o, come sta accadendo proprio ora, al Boleyn Ground del West Ham, il tifoso è dispiaciuto, anche arrabbiato, come se gli stessero strappando di dosso un pezzo di sé. E pazienza se la casa nuova è più bella, funzionale e confortevole di quella vecchia. Per un tifoso, il vecchio stadio non si cambierebbe mai, per nessuna ragione al mondo.
E questo è quello che devono aver pensato all’Hallam F.C., una squadra dei sobborghi di Sheffield. Questo club inglese è la seconda squadra più antica del mondo, dopo i concittadini dello Sheffield F.C.
Proprio le due squadre furono coprotagoniste della prima partita della storia del calcio, giocata il 26 dicembre 1860. All’epoca si giocava con le Sheffield Rules, diverse da quelle poi approvate dalla Football Association e non del tutto chiare e univoche. In caso di parità, ad esempio, la squadra vincitrice sarebbe stata quella che avesse effettuato un maggior numero di tiri in porta.
Lo stadio che fu teatro di questo storico incontro, dove tutto è cominciato, esiste ancora ed è tutt’oggi funzionante, utilizzato per le partite casalinghe dello stesso Hallam, che oggi milita nella nona serie inglese.
Il Sandygate Road, dal nome della strada di Crosspool che lo costeggia, è dunque detentore del Guinness World Record come più antico stadio di calcio esistente.
Questo piccolo museo a cielo aperto, fu edificato nel 1804 ed adibito a stadio per il cricket, sport al quale, dal 1860, si è affiancato il calcio, rendendolo una struttura polivalente. Data questa particolarità, lo stadio ha spazi adibiti per i tifosi in soli tre lati del campo. La capienza è di 700 spettatori, di cui 210 a sedere e coperti. C’è anche spazio per un singolare settore, dietro ad una delle due porte, per alcuni spettatori, all’incirca quaranta, che possono vedere le partite in piedi, ma al riparo dalla pioggia, grazie ad una tettoia.
Come in molti stadi delle non-league inglesi, gli spettatori sono molto vicini al campo di gioco, facendo sì che i giocatori sentano particolarmente la partecipazione delle persone presenti alle partite.
Il Sandygate, oltre al campo da gioco, è un vero e proprio quartier generale per l’Hallam, in quanto contiene anche gli uffici del club.
All’ingresso, che sembra un autentico cancello di una casa, circondato da un muro di cinta in mattoni, campeggia una targhetta che sa di sacralità, con la quale si ricorda a tutti, spettatori e giocatori, che si sta per entrare nello stadio più antico del mondo…
Per la cronaca, la partita tra Hallam e Sheffield si concluse con la vittoria dei secondi per 2-0. A questo match ne seguirono altri, fino allo svolgimento della Youdan Cup, la prima competizione calcistica della storia giocata nel 1867 al Bramall Lane, oggi casa dello Sheffield United.
Il trofeo, vinto dallo stesso Hallam, dapprima sparì, per poi essere ritrovato e acquistato dalla società solo nel 1997.
Se, passando per Sandygate Road, vi venisse da chiedere a Steve Basford, chairman dell’Hallam F.C., se cambierebbe mai lo stadio della squadra, immagino che vi guarderebbe con una espressione allucinata, rispondendovi probabilmente che alla storia non si rinuncia, mai.