

Spesso siamo abituati a concepire gli stadi come grandi e avvenieristici colossi di cemento armato costruiti in una spianata più o meno naturale, oppure come un rettangolo verde con qualche sparuta tribunetta con o senza copertura, con magari una pista di atletica che allontana gli spettatori dal vivo della partita.
In tutto questo, salvo rari casi, non siamo abituati a vedere quello che c’è oltre lo stadio.
Esistono delle strutture costruite in armonia con il paesaggio circostante ed oggi parleremo di un caso di questo tipo.
Non occorre andare tanto lontano, anzi, in un certo qual modo possiamo rimanere in Italia.
Siamo infatti a Rijeka, fino al 1946 conosciuta come Fiume, cittadina croata situata in Istria e che si affaccia sull’Adriatico.
Nel lontano 1912, la zona di Fiume, e del rione di Kantrida, dove sorge l’impianto, faceva parte dell’Impero Austro-Ungarico e i dirigenti e giocatori della squadra croata del HŠK Victoria di Susak decisero di costruire la casa della propria società presso una cava utilizzata per la costruzione di parte del porto e dei moli di Fiume, che all’epoca erano già operativi. Questa cava era di proprietà della ditta appaltatrice dei lavori, l’ungherese Schwarz & Gregerson.
Cantrida all’epoca apparteneva amministrativamente al comune di Castua che, previa concessione della ditta Swarz & Gregerson, autorizzava l’uso della cava e del suo terreno all’HSK Victoria.
Nel frattempo, dopo la Grande Guerra, Cantrida e tutta l’area istriana passarono sotto il controllo dell’Italia, al contempo governata dalla dittatura fascista.
Con l’avvento di Mussolini, Cantrida diventò Borgomarina e lo stadio venne denominato, come consuetudine, Stadio Comunale del Littorio (Borgomarina).
Nel primo dopoguerra cambiò anche la squadra che giocava nell’impianto di Fiume. Disgregata l’HSK Victoria, lo stadio divenne casa della Fiumana, squadra della città diretta da italiani, che è l’antenata dell’attuale HNK Rijeka.
Lo stadio, in quel periodo, ha avuto un primo rinnovamento nel 1925 con un progetto dell’architetto Enea Perugini di Volosca. Venne costruita una tribuna centrale coperta in legno; la capacità del nuovo stadio arrivò a 5000 spettatori. Nel 1935 vi fu una ulteriore modifica; fu ricostruita la tribuna interamente in cemento e coperta, fu migliorato il sistema di drenaggio. Vennero anche aggiunte due piccole tribune, fu costruita la pista di atletica e un campo di pallacanestro.
A inaugurare il nuovo stadio fu la partita Fiumana – Roma, vinta per 0-4 dai giallorossi.
Lo Stadio Comunale del Littorio di Borgomarina poteva contenere 8 000 spettatori e il campo di gioco misurava 110 m × 69 m.
C’è anche una curiosità legata a questo stadio, che si fonde con le tradizioni calcistiche della nostra nazionale.
Si narra infatti che nel periodo della Reggenza del Carnaro, ovvero l’entità statutaria proclamata dal poeta Gabriele D’Annunzio, fu organizzata una partita tra il Comando Militare e una rappresentativa di Fiume.
I Legionari si presentarono in divisa azzurra, colore dei nazionalisti, e lo scudetto verde-bianco-rosso sul petto. Una vera e propria antenata della maglia della Nazionale Italiana di Calcio.
Dopo la seconda guerra mondiale, la città di Fiume passò sotto la Jugoslavia e lo stadio fu sottoposto a nuovi ampliamenti e migliorie, nel 1951 e nel 1958, ottenendo quella che è la conformazione attuale.
Come anticipato nelle prime righe, la particolarità di questo stadio è lo scenario che i tifosi si trovano davanti, guardando la partita da qualsiasi settore dello stadio.
Gli occupanti del settore distinti, infatti, possono godere dello spettacolo del mare Adriatico, che qui in Croazia è alquanto suggestivo. Poco male per chi è seduto nell’unico settore coperto dello stadio, ovvero la tribuna centrale, che possono avere una non convenzionale veduta della gradinata “appoggiata” alla parete della cava. Tutti gli altri invece, hanno solo l’imbarazzo della scelta su quale spettacolo della natura guardare, col rischio di perdersi qualche giocata importante della partita.
Questo piccolo gioiello per gli occhi però, è tutt’ora a rischio, anche se a favore di uno stadio più funzionale al calcio ed alla città.
Il proprietario dell’HNK Rijeka, il petroliere ligure Gabriele Volpi, già alla guida dello Spezia Calcio, dopo aver salvato la società dal fallimento nel 2012, ha già commissionato un progetto di ricostruzione dello stadio all’architetto Gino Zavanella (già progettista dello Juventus Stadium, ndr), demolendo lo storico Stadion Kantrida.
Il progetto originale prevede la copertura di tutti i settori dello stadio e 14.000 posti a sedere. Con un investimento totale di circa 25 milioni di euro, il nuovo Stadion Kantrida raggiungerà il rating di quattro stelle UEFA.
Tuttavia, il condizionale rimane d’obbligo. La demolizione dell’attuale impianto era prevista per l’estate del 2014 e il completamento della nuova dimora dell’HNK Rijeka doveva avvenire a giugno 2016.
Come il nostro Claudio Leone ha potuto constatare durante la sua trasferta con gli amici sammarinesi della “Brigata Mai1Gioia” (raccontata in questo articolo), il vecchio stadio è ancora in fase di ristrutturazione, tanto che il club locale, così come ha fatto la nazionale croata, gioca allo Stadion Rujevica, impianto da 5000 posti costruito all’interno del centro d’allenamento. I lavori, però, sembrano procedere, affinché, per la gioia di tutti gli amanti degli scenari mozzafiato e non convenzionali, possa essere restituito al calcio fiumano, croato e mondiale un vero e proprio gioiello