

Di fatto, i creatori della tattica nel “football”. Il Royal Engineers A.F.C., una delle prime squadre del paese che inventò il calcio, l’Inghilterra, non gioca da tempo tra le grandi del paese, ma ha di fatto dato vita al gioco che, oggi, è professato da ogni allenatore. Simone Cola de “L’Uomo nel Pallone” racconta, per Football Pills, la loro gloriosa storia.
Agli albori del football vittoriano
Il Royal Engineers Association Football Club è una delle squadre più importanti e allo stesso tempo sconosciute nell’intera storia del calcio. Espressione della scuola per ufficiali dei genieri reali dell’Impero Britannico, è uno dei club più antichi al mondo tutt’ora esistenti. La sua nascita, infatti, risale al 1863, in contemporanea con la Football Association.
Nella loro lunghissima storia, i Royal Engineers sono stati fautori di incredibili innovazioni a livello tattico. Sfruttando la forzata convivenza che la vita militare imponeva loro, i giocatori si trovarono ad escogitare e perfezionare innovative tattiche. Gestendo, per primi, la fase difensiva con raddoppi di marcatura, e quella d’attacco con una fitta rete di passaggi in un’epoca in cui chiunque attaccava a testa bassa affidandosi a dribbling, irruenza e fortuna.
Eppure, nonostante questa straordinaria capacità di essere avanti rispetto alla propria epoca, i Royal Engineers non vinsero che un singolo trofeo, la FA Cup del 1875. Poco per restare nella storia di uno sport che spesso colpevolmente dimentica i propri pionieri, bollando quelle gare giocate nel fango, senza reti né attenzione mediatica, come semplici sfide tra dilettanti annoiati. Questo è quanto di più sbagliato si possa pensare del football vittoriano, che fu invece un’epoca straordinaria, di uomini coraggiosi, ferventi appassionati, geni visionari. Senza i quali, oggi, non staremmo parlando di amenità come il fair play finanziario o i palloni d’oro vinti da Ronaldo e Messi.
La nascita dei Sappers
I Royal Engineers nascono per volere del Capitano Francis Arthur Marindin, veterano della Guerra di Crimea. Colui che, a 25 anni è tornato a Woolwich per insegnare ai cadetti della scuola che formerà uno dei corpi migliori dell’esercito britannico. Trattasi dei genieri reali, soldati che oltre a saper combattere devono essere abili nel realizzare – e distruggere – infrastrutture militari e disinnescare le trappole. Attività che li porta molto spesso a setacciare il terreno, un gesto da cui nasce il soprannome Sappers, “zappatori”, che distinguerà anche la squadra di calcio.
Sul campo di gioco, però, i Sappers sono tutt’altro che rudi zappatori. Dotati di disciplina e affiatamento, qualità naturalmente sviluppate all’interno della carriera militare, i Royal Engineers si muovono come un corpo unico ed armonico. Non poco, in un periodo in cui nessuno concepisce una strategia diversa da quella di prendere il pallone e calciarlo in avanti, cercando di sfondare con la forza la linea difensiva avversaria.
Sarà perché hanno molto tempo per esercitarsi, a differenza delle altre squadre formate da uomini dell’alta società che usano riunirsi solo in occasione delle partite. Oppure, sarà che Francis Marindin vuole che il suo club si distingua. Sarà per i numerosi scozzesi – primi cultori e maestri del passing gam che fanno parte di un corpo dopotutto imperiale, e non prettamente inglese.
Sarà per tutti questi motivi, fatto è che i Royal Engineers sono il primo club nella storia del calcio inglese a giocare come una squadra.
La prima FA Cup (persa) dei Royal Engineers
Un atto rivoluzionario allo stesso tempo innovativo ed efficace, impossibile da ripetere per ogni altro club in un’epoca di puro dilettantismo. Marindin e compagni sono capaci di perdere appena 3 gare in quattro anni, periodo in cui subiscono appena 21 gol a fronte dei ben 244 realizzati in 74 partite. Eppure, perdono tutte quelle che contano.
Accade, ad esempio, nella prima finale di FA Cup della storia, quando cadono 1-0 contro gli Wanderers, team che ospita gli “Old Boys” delle migliori scuole d’Inghilterra. In quello che può apparire come un evidente contrasto – e in effetti lo è – i militari praticano un gioco raffinato, mentre i nobili ex-studenti corrono furiosamente su e giù per il campo come sono sempre stati abituati a fare. E vincono, dato che i Royal Engineers giocano quasi tutta la partita con un uomo in meno, il Tenente Edmund Creswell, che si è rotto una clavicola in una delle frequenti mischie, retaggio di un football che deve ancora prendere definitivamente le distanze dal rugby
Una curiosità nota è che il gol che decide la gara viene segnato da Morton Peto Betts, figlio di un noto costruttore edile registrato come “A.H. Chequer”, omaggio alla sua precedente squadra, gli Harrow Chequers. Entra nella storia ribadendo in porta un tiro di Walpole Vidal, futuro ecclesiastico, e vivrà gli ultimi anni di vita a Mentone, in Francia. La stessa cittadina dove ha vissuto gli ultimi anni il famoso William Webb Ellis, leggendario ideatore del rugby. Corsi e ricorsi storici.
Difesa, prima di tutto. Anche militare…
La forza dei Royal Engineers, decisi più che mai a conquistare la coppa dopo questa batosta, risiede nella difesa. In porta opera il Tenente William Merriman, istruttore di campo sul disinnescare e piazzare mine, un vero fenomeno per gli standard dell’epoca. La coppia difensiva è invece formata dal già citato Capitano Francis Marindin e dal suo protetto, il tenente Alfred George Goodwyn, difensore straordinario per tecnica, capacità atletiche e sagacia tattica. Talmente bravo da essere chiamato a giocare per l’Inghilterra.
Due anni dopo i Sappers, imbattuti dalla sfida con i Wanderers, sono nuovamente in finale. L’anno è il 1874, è la terza finale di FA Cup e l’avversario è l’Oxford United guidato da Cuthbert Ottaway, primo storico capitano dell’Inghilterra. Goodwyn non c’è, perché ai tempi del calcio vittoriano può accadere che l’esercito mandi il miglior difensore d’Inghilterra in India in missione per conto di Sua Maestà. In quella che all’epoca è una colonia britannica, del resto, il Tenente c’è nato, conosce i luoghi e gli equilibri politici, è la persona più indicata ed ha la possibilità di fare carriera.
Senza di lui, però, la squadra non riesce ad esprimersi secondo i consueti standard. Finisce per sbandare, subendo nuovamente l’irruenza degli avversari e concludendo ancora una volta sconfitta nell’atto finale, un 2-0 inopinabile. La delusione per la sconfitta passa in secondo piano pochi giorni dopo, quando i militari sono raggiunti da una terribile notizia. Proprio mentre si giocava la finale, e proprio nel giorno del suo 24esimo compleanno, Alfred Goodwyn è morto per le ferite riportate dopo una banale caduta da cavallo.
È proprio in quel momento, forse, che i Royal Engineers cambiano per sempre la loro storia.
La lunga strada per il primo trionfo dei Royal Engineers
Va bene essere innovatori, va bene aver lanciato quel Combination Game che piano piano tutti stanno cominciando a utilizzare. Va bene tutto, ma senza una vittoria il nome del club potrebbe essere perduto per sempre. Bisogna conquistare la FA Cup, a maggior ragione dopo quanto accaduto a Goodwyn, l’erede designato di Marindin. Al punto che, nell’unica foto che abbiamo di quel magnifico club, questi siede davanti al Capitano, nel frattempo promosso Maggiore. Una scelta affatto casuale, considerando l’estrema ritualità delle foto riguardanti i club calcistici all’epoca.
Nella FA Cup i Royal Engineers superano un turno dopo l’altro, pur con una squadra profondamente rinnovata. Dopo aver rifilato un 3-0 al Marlow, i militari distruggono Cambridge 5-0 e i Clapham Rovers con un tirato 3-2. In semifinale incontrano Oxford, capace di superarli l’anno precedente in quell’ultima, maledetta, gara. Dopo l’1-1 del primo match i Sappers si impongono 1-0 nel replay e sono nuovamente in finale. La terza nel giro di quattro anni, la terza su quattro edizioni di FA Cup. Avversari sono gli Old Etonians, gli ex-studenti della scuola di Eton che proprio Marindin ha contribuito a creare e che sono guidati in campo da Arthur Kinnaird, il miglior calciatore di quell’epoca primordiale.
In finale il Maggiore Marindin non c’è. Si dirà che non ritenga opportuno giocare contro il club che lui stesso ha creato, che assista alla partita sotto mentite spoglie, a bordo campo. Una versione senza dubbio molto romantica ma assolutamente romanzata. Avendo raggiunto un così alto grado, Marindin è stato semplicemente mandato in missione oltremare, ed è inoltre, a 38 anni, prossimo al ritiro. Già da un anno, inoltre, è il nuovo presidente della Football Association.
Finalmente la vittoria, nel nome di Goodwyn
I Royal Engineers si battono con coraggio contro i fortissimi avversari, che vantano nomi indubbiamente più prestigiosi nelle proprie fila. Oltre a Kinnaird, futuro presidente della FA e capace da giocatore di disputare ben 9 finali di FA Cup, vi è il nobilissimo irlandese Sir James Stronge, Gran Maestro d’Orange, e lo stesso Ottaway che l’anno prima aveva portato alla vittoria Oxford.
Gli Old Etonians passano persino in vantaggio, ma stavolta i Royal Engineers non possono perdere. Trovato il pari con Henry Renny-Tailyour, atleta talmente straordinario da essere ancora oggi l’unico capace di rappresentare la Scozia sia nel football che nel rugby, i militari mettono alle corde gli avversari in quella che è una vera e propria battaglia. Finisce 1-1, ma il replay è una pura formalità. Gli Old Etonians sono a pezzi, i migliori giocatori infortunati o costretti all’assenza da improrogabili impegni lavorativi.
Succede anche questo, nell’epoca del calcio vittoriano. Contro una formazione indebolita, i Royal Engineers si prendono finalmente quello che il destino aveva più volte sottratto loro con un netto 2-0. Negli spogliatoi possono finalmente festeggiare una vittoria che gli permette di entrare nella storia – ancora oggi il crest del club ricorda quell’unica, magnifica, impresa – e che possono dedicare al grande Alfred Goodwyn.
Negli anni successivi, complici gli arrivi dei club delle grandi scuole prima e del professionismo poi, il club sparirà dai radar del calcio che conta, unendosi quindi al campionato dei corpi militari. Oggi gioca le sue gare in campi dimenticati da Dio, scegliendo i suoi giocatori tra gli oltre 8.000 soldati che fanno parte del corpo e che sono impegnati in ogni parte del mondo. Un tempo molto lontano, però, questa squadra di cui oggi in pochi hanno memoria insegnò al mondo come il football andava giocato.