La Romania e quel maledetto 10 Luglio 1994

Hagi esulta dopo un gol - Mondiali Romania 1994
Hagi esulta dopo un gol - Mondiali Romania 1994
Gheorghe Hagi, il Maradona dei Carpazi, esulta dopo un gol siglato ai Mondiali del 1994 con la maglia della Romania: sarà uno dei trascinatori della squadra nella competizione (fonte: fourfourtwo.com)

La Romania fu una delle autentiche sorprese del Mondiale 1994: una squadra stupefacente che eliminò una fortissima Argentina e cadde, in maniera inaspettata, ai quarti di finale contro la Svezia. Alti e bassi, nella stessa competizione, di una delle nazionali più belle viste alla kermesse americana.

 

A un passo dal sogno

10 Luglio 1994. Potrebbe sembrare una data come le altre, un’assolata giornata estiva come se ne susseguono tante. In realtà non può essere così, se in corso c’è un campionato mondiale e se la tua nazionale si sta giocando il primo storico accesso alle semifinali, l’ingresso nell’olimpo delle prime quattro squadre del mondo. In quel 10 Luglio la storia non propose nomi altisonanti, ma uno inusuale, che però – tanto sorprendentemente quanto con pieno merito – arrivò a giocarsi quel sogno e ad accarezzare la gloria, per poi vederla svanire a pochi passi dal traguardo.

A Chicago, in uno stadio gremito all’inverosimile, si affrontano Romania e Svezia. La nazionale dell’est Europa, dopo essersi qualificata alla rassegna iridata piuttosto agevolmente, si è fatta strada fin qui, scrivendo il proprio nome indelebilmente nella storia del Mondiale americano.

Romania – Colombia, l’esordio ai Mondiali 1994

Ma facciamo un passo indietro, all’inizio dell’avventura. 18 giugno, Pasadena. In quel Rose Bowl che vedrà l’Italia inchinarsi al Brasile solo dagli 11 metri, la Romania affronta l’ostica Colombia, indicata da Pelé come potenziale vincitrice della Coppa. Una previsione apparentemente utopistica, ma suffragata da una continuità di prestazioni culminata, pochi mesi prima, nello sconvolgente e clamoroso 0-5 di Buenos Aires contro la blasonata Argentina.

Si parte da sfavoriti, dunque. Eppure i romeni hanno da subito più piglio, trascinati da uno straripante numero dieci, Gheorghe Gica Hagi, già consacrato al grande pubblico col soprannome di Maradona dei Carpazi. Al 15’ Florin Răducioiu, reduce da un’annata da dimenticare al Milan, sfrutta il suo fatato e delizioso lancio mancino, si incunea sul lato sinistro dell’area, salta un avversario, ne evita un altro con un dribbling a rientrare e trafigge Cordoba sul palo lungo. 1-0.

La Colombia è totalmente fuori partita e ancora Hagi, sfruttando una ripartenza in contropiede, lascia partire un lob delizioso che sta per insaccarsi all’incrocio. Il portiere sudamericano è prodigioso nell’evitare il 2-0 che però è nell’aria, dato che la Romania continua a macinare gioco. E così, al 34’, largo sul vertice sinistro dell’area grande, il solito Hagi disegna una traiettoria di rara bellezza che si infila sotto il sette opposto alle spalle di un incredulo Cordoba. A poco servirà il momentaneo 2-1 di Valencia, perché dopo un secondo tempo senza patemi è ancora Răducioiu, quasi allo scadere, a capitalizzare una palla in profondità, evitando l’estremo difensore e gonfiando la rete per il 3-1 finale. L’assistman? Inutile nominarlo…

Il passaggio del girone

Tre punti, bel gioco, uomini in grado di fare la differenza e di pungere in ogni istante. È con queste credenziali che la Romania, il 22 giugno 1994, scende in campo a Detroit, per la seconda gara del girone. Vincere vorrebbe dire staccare con certezza il pass per gli ottavi.

Ma ecco che, inspiegabilmente, i ragazzi di Iordanescu incappano in una giornata no, incassando quattro reti dalla Svizzera e restando in partita soltanto per la prima frazione di gioco. Hagi fissa l’1-1 dopo il vantaggio firmato Sutter, ma Chapuisat e la doppietta di Knup affossano i romeni, che chiudono anche in 10 per l’espulsione di Vladoiu. La debacle contro i biancorossi non è priva di strascichi. Il portiere Stelea, non al top della forma, perde la titolarità a favore del secondo Prunea che – ironia della sorte – restituirà il favore qualche giorno più tardi. Ma ci arriveremo più tardi…

Si va dunque alla terza gara del girone, contro gli USA padroni di casa in quella che è una gara da dentro o fuori. Un tirocross di Petrescu al 18’, complice un goffo errore del portiere Meola, è sufficiente per aver ragione dei non irresistibili americani. Sei punti in classifica e primo posto nel Gruppo B, complice anche la vittoria di una rediviva Colombia che, dopo aver perso anche contro gli statunitensi, lasciano la competizione con un moto di orgoglio.

Romania – Argentina 1994, la partita più bella di sempre

Ora non si fanno più calcoli, comincia il dentro o fuori e l’adrenalina si mescola alle paure e speranze che solo una gara secca può dare. Il tabellone, tuttavia, non è certo benevolo: l’accoppiamento dice Argentina. E se manca Diego Armando Maradona, squalificato per doping solo qualche giorno prima, a illuminare la scena ci pensa l’unico numero 10 rimasto in campo, dall’altra parte del campo.

Dumitrescu porta in vantaggio i suoi, pareggia Batistuta su generoso rigore procuratosi dal Re Leone per leggera spinta di Prodan. Ma il protagonista assoluto è ancora Hagi, che manda in ambasce la difesa sudamericana ogni volta che si ritrova il pallone tra i piedi, tessendo le trame del gioco. In particolare, ricama un filtrante perfetto affinché ancora Dumitrescu, con freddezza e precisione, possa far secco Goicoichea da posizione ravvicinata: 2-1.

L’Argentina è in confusione e sbanda paurosamente, Popescu sfiora il tris, che puntualmente arriva su una letale ripartenza rumena al minuto 58’. Il solito Dumitrescu scardina la palla dai piedi di Sensini e avvia il contropiede e converge verso il centro, mentre Selymes crea spazio a sinistra mandando fuori giri i difensori argentini in ripiegamento. Per il portatore di palla è un gioco da ragazzi servire Hagi che, col destro, spedisce alle spalle dell’estremo argentino. A nulla servirà il tap-in di Balbo per il 3-2 finale, su corta respinta di un non incolpevole Prunea. Al triplice fischio l’incredulità degli argentini e del mondo intero si mescola alla sorpresa, e agli applausi, che i ragazzi di Iordanescu si sono meritati. Davide ha superato Golia in quella che sarà ricordata come la partita più bella di sempre nella storia dei Mondiali.

Romania – Svezia, i tempi regolamentari

Eccolo, il pomeriggio del 10 luglio 1994. Una giornata che, volente o nolente, è destinata a entrare nella storia di una nazione. Un popolo intero, adesso, ha cominciato a crederci, dato che l’avversaria sembra essere alla portata.

Il sentimento prevalente, in campo, è la paura. La Svezia, forte dell’essere ancora imbattuta, si dimostra squadra quadrata e arcigna. Le occasioni latitano, al di là di un palo svedese colpito da Brolin, con le squadre più intente a studiarsi che a rischiare di colpire e prestare il fianco. A dodici minuti dal termine, però, gli scandinavi beneficiano di un calcio di punizione dalla destra. Sul quale Mild, mettendo il pallone in area, sorprende l’intera retroguardia. Brolin, ricevuto l’input, è rapido a girarsi e a scaraventare un potente destro appena sotto la traversa.

Gol. Per un momento tutto sembra perduto. La stanchezza nelle gambe, il caldo insopportabile, lo svantaggio da recuperare, il ticchettio dell’orologio che scorre inesorabile. Sensazioni comuni per chi rischia di veder svanire un sogno, di subire una sconfitta beffarda e cocente come il sole che batte senza sosta in quel pomeriggio di Chicago.

Passano i minuti e le difficoltà aumentano. Fino a quando, un po’ per fortuna, un po’ per caso, un po’ perché il Dio del calcio ha deciso che quel giorno tutto non poteva finire così, arriva il colpo di scena. Hagi, da palla da fermo, disegna un tracciante in area. La palla, grazie a una deviazione fortuita, piomba dalle parti di Răducioiu, rapace nel piombare sul pallone facendo secco Ravelli: 1-1, a due minuti dalla fine. Si va ai supplementari.

I tempi supplementari

I trenta giri di lancette dell’extra time permettono di ricominciare, da zero, la battaglia. E il battaglione che sembrava ferito, proiettato all’attacco disperato per mancanza di soluzioni, dopo aver rimesso in pari i conti addirittura li rovescia. Al 101′ il batti e ribatti al limite dell’area favorisce ancora Răducioiu, il cui destro diviene imparabile per l’estremo svedese.

Solo una manciata di minuti, adesso, separa la Romania dalla semifinale, un traguardo inimmaginabile fino a qualche giorno prima. Bisogna solo resistere agli assalti svedesi e contrattaccare. Magari ripartendo in contropiede, come già visto con Colombia e Argentina, per trovare il gol della sicurezza, il colpo del definitivo ko. Un’intera nazione è pronta a festeggiare nelle piazze, mentre dalle parti di Stoccolma le speranze sembrano vane e gli attacchi si fanno confusi.

Il corso degli eventi, però, cambia con un pallone lento, docile, di facile lettura. Prunea attende solo che il Questra – sfera ufficiale della competizione – cada dritto sulle sue braccia protese in alto. Sulla traiettoria del cross lento di Nilsson, però, interferisce la testa di Kenneth Andersson. Prunea rimane fermo e la palla varca, lentamente, la linea di porta. L’estremo difensore romeno si riscatterà parzialmente con due miracoli sullo stesso Andersson e, sulla ribattuta, su Larsson, quando basa per portare il match alla lotteria dei rigori.

La fine dell’avventura della Romania al Mondiale 1994

La sorte sembra girare dal verso giusto quando Mild, alla prima conclusione dal dischetto, spara alto. Solo che poi gli svedesi sono infallibili; altrettanto Dumitrescu, Lupescu, Hagi e Răducioiu. Le gambe tradiscono però Petrescu e Belodedici, con quest’ultimo che si fa respingere la conclusione decisiva, debole e quasi centrale.

È la fine di un sogno. Per la Romania e per il portiere Prunea, macchiato indelebilmente dall’errore ai supplementari e mai più nell’undici iniziale in una gara giocata dalla sua nazionale nelle fasi finali di un torneo ufficiale. Hagi e compagni videro ridursi in granelli di sabbia quel castello costruito dalla Romania in meno di un mese di quella estate 1994, svanito a pochi passi dalla quella gloria. Una serie di emozioni, positive e negative, che anche a distanza di anni rimangono intatte e incancellabili per l’intero popolo romeno e per la sua nazionale, mai più così competitiva.

(di Emanuele Buongiorno)

 

 

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