

Da quanto esiste la Premier League, solo tre club non appartenenti al classico duopolio Manchester-Londra, sono riusciti a vincere il titolo inglese. Una delle tre è il Liverpool, club di grande blasone e comunque abituato alla vittoria. Prima del miracolo del Leicester di Ranieri, ci fu la favola dei Blackburn Rovers.
Premier League: un’affare per poche città elette
Dal 1992, cioè da quando l’attuale Premier League ha soppiantato la vecchia First Division, la gloria del successo si è quasi esclusivamente incanalata sulla tratta che da Manchester arriva a Londra e viceversa. Nel 2019/20, il Liverpool ha fatto allungare leggermente il tragitto, prolungando la strada del titolo da Manchester fino sulle sponde del Mare d’Irlanda.
Su 29 scudetti disponibili da 1992 a quando scriviamo, ad inizio 2022, ben 26 scudetti sono stati suddivisi fra la città dei fratelli Gallagher e la movimentata capitale del Regno. Tredici scudetti per lo United, tutti targati Ferguson, e cinque per il Manchester City, sospinto dai petroldollari arabi.
Dall’altra parte ce ne sono cinque per il Chelsea del nuovo millennio, quello ingrassato dai rubli di Roman Abramovic ed impreziosito dalla sagacia latina di Ancelotti e Mourinho.
Infine tre per l’Arsenal, guidata dalla caparbia filosofia “Wengeriana” del risultato da raggiungere soltanto esclusivamente attraverso il bel gioco. Una strategia dei bei tempi che furono, quando il professore alsaziano poteva contare sul talento straordinario dei connazionali Pires ed Henry coadiuvati dal genio infinito di Denis Bergkamp.
Ed al netto del grande ritorno del Liverpool e della meravigliosa magia compiuta dal Leicester di Ranieri nella stagione 2015/16 (e di cui ormai tutti sanno tutto), ne resta fuori soltanto uno. E noi vogliamo parlarvi proprio di quello.
La stagione 1994/95 della Premier League
Stagione 1994 -95, la seconda da quando la Football Association ha ristabilito l’ordine socio-organizzativo della lega inglese dopo anni passati alla cronaca solo ed esclusivamente per il malsano comportamento degli hooligans sulle tribune.
Il Manchester United detiene il titolo di campione in carica, ma l’inizio di stagione sorride al Newcastle di Kevin Keegan: 6 vittorie consecutive e nemmeno una sconfitta sino alla trasferta di ottobre proprio nel catino di Old Trafford. A braccare la corsa dei Magpies, oltre ai soliti Red Devils, si forma un nostalgico duo composto dal quel Nottingham Forest di cui abbiamo parlato per Brian Clough, e dai Blackburn Rovers.
Quest’ultimi, nonostante una storia ultra secolare, non godono di particolari crediti in vista del successo finale e nonostante un buon piazzamento nella stagione precedente, vengono etichettati come semplici outsider verso la conquista della Premier League. Insomma, pochi bookmakers ci scommetterebbero.
Il Blakburn Rovers della stagione 1994/95
In quella stagione, sulla panchina dei biancoblu siede lo scozzese Kenny Daglish, che da buon britannico schiera per il quarto anno consecutivo i suoi uomini con il più classico dei 4-4-2. Tra i pali il talentuoso Tim Flowers, in difesa il solido Colin Hendry affiancato dall’esperto Ian Pierce, con Graeme Le Saux e la bandiera norvegese Berg a chiudere il pacchetto. Davanti alla linea dei quattro ci sono Jason Wilcox sulla corsia sinistra e la pungente ala destra Stuart Ripley dall’altra parte. Nel mezzo giocano Mark Atkins e Tim Sherwood. Davanti c’è l’ariete Chris Sutton, a cui fa da spalla un giovanotto di 24 anni di nome Alan Shearer.
Col passare delle settimane e l’aumentare della fatica sia il Nottingham che il Newcastle accusano il colpo, lasciando campo al continuo incedere dei Rovers. Ad inizio Gennaio il club del Lancashire è in vetta alla classifica, trascinato dai gol di Alan Shearer (che alla conta finale risulteranno esser 34!) e pare solo che il DNA vincente dello United possa tener testa a questo ormai ex outsider.
La favola dei Blackburn Rovers
Il finale di stagione è da cardiopalma. Seppur orfani di Cantona, squalificato per 8 mesi a causa di quel famoso “calcio volante” rifilato allo spettatore del Crystal Palace, i diavoli rossi tallonano da vicino la capolista che sente la pressione e sperpera quasi tutti i punti di vantaggio accumulati, prima pareggiando contro il Leeds e poi perdendo malamente al Maine Road, casa del City. La distanza fra le contendenti si riduce così a due miseri punticini.
Il 14 maggio 1995, il sogno rischia di disintegrarsi proprio all’ultima giornata. Gli uomini di Daglish perdono contro il Liverpool, ma contemporaneamente, incredibilmente, il Manchester United viene fermato dal West Ham nel vecchio Boleyn Ground. La favola dei Blackburn Rovers ha così il suo lieto fine: Blackburn 89 punti, Manchester United 88.
A oltre ottant’anni dal suo ultimo trionfo, la squadra di Ewood Park solleva la sua prima (e attualmente unica) Premier League.
Il Blackburn Rovers in tempi recenti
Da quel successo a oggi, i Rovers hanno collezionato una coppa di Lega, vinta a Cardiff nel 2002 contro il Tottenham grazie ad un gol di Andy Cole, e purtroppo tanti, troppi, pomeriggi negativi. Una nefasta eliminazione europea ad opera del semi sconosciuto Larissa, ha fatto d’apripista ad un continuo declino sia tecnico che economico, culminato con l’inevitabile retrocessione in Championship.
Attualmente il club è controllato dalla società indiana “V H Group” (Venkateshwara Hatcheries Group) che se non altro ha ripianto i 20 milioni di sterline di debito, salvando i gloriosi Rovers da un clamoroso fallimento.
Purtroppo però la proprietà indiana non riesce ad evitare la retrocessione in Football League One, arrivata all’utima giornata proprio come quel trionfo del 1995. Era il 7 maggio 2017 e i Blackburn Rovers non finivano nella terza serie del calcio inglese da 37 anni.
Fortunatamente per tutti i loro tifosi, già nella stagione successiva tornarono in Championship, riuscendo poi a stabilizzarsi a centro classifica, ottenendo quanto meno una serie di tranquille salvezze.