

Paradiso, inferno e ritorno. Dopo l’inaspettata retrocessione, il Kaiserslautern deve rimettere assieme i pezzi per ripartire dalla serie B tedesca. Nessuno può immaginare che, in meno di due anni, la squadra alzerà al cielo il “Meisterschale”, il piatto assegnato ai vincitori della Bundesliga…
LEGGI LA PRIMA PARTE DELL’ARTICOLO
L’immediato ritorno in massima serie
Perchè Rehhagel accettò, apparentemente in maniera inspiegabile, di guidare una squadra neoretrocessa, dopo aver accarezzato il sogno di vincere in Europa e in patria? Semplice: Otto Rehhagel è una bandiera dei Die roten Teufel, soprannome del K’Lautern traducibile in i Diavoli Rossi. 148 partite e 17 reti in sette anni al Fritz-Walter Stadion, che allora si chiamava ancora Betzembergstadion. Un ritorno di fiamma, insomma.
Il Kaiserslautern non rivoluziona la squadra. Fa a meno, tra gli altri, di Hengen e Wollitz, rimpiazzati da Ratinho e Schjonberg. Arriva anche Thomas Franck, in cerca di riscatto dopo un’annata disastrosa al Borussia Dortmund campione di Germania.
Rehhagel porta sul campo un 3-5-2 che conferisce alla squadra un assetto roccioso in difesa e cinico davanti. Il tecnico, infatti, dimostra che Kuca e compagni non si sono scordati di come si fa goal. All’arrivo della lunghissima pausa invernale teutonica, la squadra registra la miglior difesa e, udite udite, il miglior attacco. Ok, la categoria è inferiore, ma far capire ad un attaccante che non riesce più a far goal che in realtà è ancora capace di gonfiare la rete, è impresa ardua…
La classifica, logicamente, sorride ai nostri compagni di viaggio. Il Kaiserslautern chiude in testa a 68 punti, 10 in più di Hertha e Wolfsburg, con la bellezza di 74 reti segnate e appena 28 subite. I Diavoli ritornano nel luogo che compete loro. Nel girone infernale della Bundesliga.
Pianificazione vincente e colpaccio al debutto
I dirigenti della società, capitanati dall’Amministratore Delegato Friedrich, optano per una linea di mercato semplice ed essenziale. Innesti ben mirati, tra i quali una giovane scommessa che può dare una mano e un cavallo di ritorno. Reduce da una sfortunata stagione all’Inter, e prossimo ad imperitura memoria, in Italia, per una citazione in Tre uomini e una gamba, Ciriaco Sforza torna in Germania dopo appena una stagione dall’addio al Bayern Monaco e due da quello al Kaiserlautern.
La giovane scommessa, invece, è un imberbe ventenne con l’aria del centrocampista centrale che ci sa fare. Ambidestro dai piedi discreti, passaggi niente male, visione di gioco accettabile, tiro secco e abbastanza potente. Quello sbarbatello di nome faceva Michael. Come l’altro Michael, quello delle auto.Di cognome però, faceva Ballack.
2 agosto 1997. Olympiastadion di Monaco di Baviera. Debutto peggiore non poteva esserci. Col senno di poi, questa partita è già cruciale per le sorti della stagione di entrambe le compagini.
Rehhagel affronta alla prima giornata i suoi fantasmi del passato, campioni in carica, con una squadra neopromossa. L’allenatore dei bavaresi è un certo Giovanni Trapattoni. Eppure, contro ogni pronostico, la spunta. 8o’, punizione del neo acquisto Ciriaco Sforza, con i gradi di capitano al braccio, che scodella in area un pallone raccolto di testa da Schjonberg. I 63.000 spettatori rimangono attoniti. In pochi festeggiano. 0-1. Dopo dieci minuti, l’arbitro Fröhlich fischia la fine.
Prima o poi il Kaiserslautern cede… Forse
La seconda di campionato, contro l’Hertha Berlino, va benone. I Diavoli sanno essere cinici ma spietati. Altro 1-0. Col Colonia, alla terza, è un pareggio a reti bianche, ma con lo Schalke 04 il K’Lautern continua a sorprendere. Vincono con un rotondo 3-0 e, in quattro partite, non hanno ancora subito goal. Niente male, per una neopromossa.
Ma qualcosa comincia a rompersi. Il Bochum fa goal alla squadra di Sforza, ma loro continuano a farne tre. Alla sesta di campionato arriva lo Stoccarda e ne rifila tre. Ma che problema c’è se tu ne fai sempre almeno uno in più?
Olaf Marschall, esperto attaccante in rosa dal 1994, è decisamente il valore aggiunto. Segna in qualsiasi modo, otto goal in sei partite, e trascina i suoi. A Karlsruhe si passa per 4-2, nel frattempo il Bayern Monaco mantiene il passo, a tre lunghezze di distacco. La prima defaillance è il 3-1 interno subito dal Werder Brema, seguito da due successi col medesimo risultato e il pareggio per 1-1 contro il Bayer Leverkusen.
Campioni d’inverno e salvezza in tasca
Si arriva agli ottavi di Coppa di Germania, non prima di aver messo in saccoccia altri tre punti in campionato. Avversaria di coppa… il Bayern Monaco, stavolta tra le mura amiche. La squadra del Trap coglie subito l’occasione per far capire ai diavoli rossi che sono solo una bella favola di autunno, eliminandoli dalla coppa.
Il cammino in campionato, unica competizione rimasta, prosegue con il Borussia Dortmund, campione di Europa in carica. Dopo la batosta di tre giorni prima, al Westfalenstadion l’epilogo sembra già scritto, con un parziale di 2-0 per i padroni di casa e la squadra sotto già al primo minuto. Eppure, a fine partita, il muro giallo degli ultras avversari deve accontentarsi di un misero punticino.
È la prova di maturità che scuote Sforza e compagni. 6 punti ottenuti contro Hansa Rostock e Borussia M’Gladbach, ko a Wolfsburg, contro un’altra neopromossa, e finale del girone d’andata con la vittoria sull’Amburgo. Kaiserslautern campione d’inverno da neopromossa, con quattro punti di vantaggio dal Bayern. E dieci dallo Stoccarda, terzo in classifica. La salvezza, obiettivo stagionale, è praticamente in tasca.
Il lungo cammino verso il titolo
Ma non c’è tempo per festeggiare. È subito scontro al vertice con il Bayern, pronto a vendicarsi per la sconfitta dell’andata. E invece, è di nuovo Kaiserslautern-show. 2-0 e accenno di fuga che sembra materializzarsi, per poi svanire la domenica successiva a Berlino, in casa dell’Hertha. La successiva vittoria contro il Colonia fanalino di coda riporta il sorriso nella città sud-occidentale della Germania, e si va in ferie, per sei lunghe settimane, con quattro punti sulle inseguitrici.
La lunga sosta tedesca dà modo alle squadre di cambiare pelle, sia nel bene che nel male, e il ritorno in campo non è dei migliori. Il 31 Gennaio, a Gelsenkirchen, è 1-1 con lo Schalke, e la contestuale vittoria del Bayern di Trapattoni contro l’Amburgo riporta sotto i bavaresi. È un continuo tira e molla: nelle quattro successive partite, il Kaiserslautern aggiunge alla classifica altri otto punti, il Bayern solo tre, tornando a sette lunghezze di distanza, col distacco che si mantiene tale fino a sette gare dal termine.
Il Meisterschale, ora, sembra più concreto di una mera utopia autunnale. Ma il Leverkusen espugna il Fritz-Walter Stadion, rifilando tre ceffoni ai protagonisti della nostra storia. I quali, frastornati vanno a Duisburg e pareggiano. E a meno quattro turni dallo striscione del traguardo, dopo il pareggio interno contro il Borussia, la contestuale vittoria del Bayern nel derby cittadino contro i cugini del Monaco 1860 rimette tutto in discussione. Due punti separano le contendenti al titolo.
È apparentemente crisi per il Kaiserslautern, ma il destino sembra essere dalla parte di Rehhagel. Il 18 aprile, a Rostock, finisce in pareggio, il Bayern potrebbe raggiungere i rivali in classifica ma, clamorosamente, fa 4-4 contro l’Arminia Bielefeld, sempre più ultimo e quasi matematicamente retrocesso. Distacco immutato, dunque, e che rimane tale anche la giornata successiva, con la vittoria di entrambe.
L’atto finale. Il Kaiserslautern è campione!
Sabato 2 maggio 1998, partite tutte in contemporanea alle 15:30. Il Kaiserslautern riceve il Wolfsburg, che all’andata sconfisse i rosso-bianchi della Renania, mentre il Bayern Monaco va a Duisburg, con i padroni di casa che non hanno più nulla da chiedere al campionato.
In 55 minuti il 1.FCK chiude la pratica, con Marschall che segna le reti numero 19 e numero 20 in campionato. A Duisburg, invece, tutto tace. Il Trap si agita nell’area tecnica, se potesse entrerebbe anche lui per cercare di far goal. Nel frattempo, il Kaiserslautern ne fa altri due, e al minuto 88′ Thomas Strunz, anche lui entrato nel mito grazie a una focosa conferenza stampa di Trapattoni (risalente proprio a questa stagione), fallisce la clamorosa occasione di tenere vivi i giochi. Finisce 0-0. Quattro punti di distacco, una sola partita alla fine.
È festa grande, i Die roten Teufel hanno vinto la Bundesliga 1997-98. La prima squadra della storia a vincere il Meisterschale, con una giornata d’anticipo, da neopromossa. E chi l’avrebbe mai detto, durante quell’estate del 1996, quando si ricostruiva un intera società dopo una delusione così cocente come la prima retrocessione della storia del club? Senza timore di smentite, la risposta ve la do io. Nessuno.
Gran parte del merito fu di Mister Otto Rehhagel, che ha saputo far giocare al meglio una squadra ancora sotto shock dalla retrocessione. Non rivoluzionò una rosa, ma uccise la mentalità perdente che c’era nella testa dei suoi giocatori. Nei momenti bui un po’ di paura c’è stata, è normale. Ma, alla fine, i diavoli hanno fatto coincidere l’inferno con il paradiso.