

No Regrets, nessun rimpianto. Una frase tatuata fisicamente e metaforicamente sul centrocampista danese Stig Tøfting, che nel Mondiale 1998 divenne famoso grazie alla Gialappa’s Band che lo prendeva di mira per le scarse doti tecniche, ma ne incensava la grinta e la “cattiveria agonistica”, nasconde una storia personale drammatica che ovviamente ne ha condizionato il carattere. Abituato a lottare sempre e comunque, soprannominato “il Bulldog” ma anche “il Tosaerba”, vedeva nel campo da calcio come una medicina.
Carriera e disavventure del “Bulldog” Stig Tøfting
Per chi è appassionato di calcio internazionale e allo stesso tempo sia cresciuto con la Gialappa’s Band, è impossibile non sapere chi sia Stig Tøfting. Centrocampista danese, non certo famoso per la sua classe e le sue giocate sopraffine, salì agli onori della ribalta della televisione italiana nei Mondiali del 1998, proprio grazie al trio di “Mai Dire Gol”.
Nato il 14 agosto del 1969, Tøfting, centrocampista di rottura e di quantità alto 166 centimetri e muscoloso tanto da sembrare un culturista più che un calciatore, venne descritto in questi modi da alcuni giornalisti italiani: “il Gattuso di Danimarca” (Marco Civoli), “il Davids di Danimarca” (Gianni Bezzi) , ed ancora, “ci sono i due cagnacci davanti alla difesa: Gravesen e Tøfting” (Vincenzo D’Amico).
La vita e la carriera di Stig Tøfting non possono essere raccontate in modo separato, né è possibile tralasciare quanto accade a Stig fuori dal campo, per capire quanto poi riesce a dare all’interno del rettangolo verde. Ecco perché dovremo procedere per punti. Contratto dopo contratto, avventura dopo disavventura. Questa è la storia di Stig Tøfting, detto il “Bulldog” o il “Tosaerba”. Un uomo che nonostante le tante sfortune e fortune, ha fatto delle due parole “no regrets” (nessun rimpianto) il proprio stile di vita. Almeno in apparenza.
1989-1993 – Gli inizi all’Aarhus e il debutto in Nazionale
Nato ad Aarhus, inizia a giocare a calcio fin da piccolo e rimasto orfano si mantiene facendo l’addetto agli elevatori, fino a quando, nel 1989, diventa un calciatore professionista. Nonostante le cronache narrino del fatto che facesse parte della gang giovanile degli “Hells Angels” di Copenaghen, con cui avrebbe preso parte ad una sparatoria, e ad un furto in una gioielleria, il cui bottino sia arrivato in Germania fuso in lingotti d’oro, l’inizio di carriera è promettente.
Tutta la rabbia e le difficoltà di quel giovane orfano, abituato a lavorare e cavarsela da solo, in campo si trasformano in grinta e voglia di emergere, grazie alle quali Stig Tøfting diviene un centrocampista di rottura di alto livello. Non molla un centimetro dal primo minuto fino all’ultimo, e usando spesso entrate al limite del regolamento, protegge la difesa in modo eccellente.
E così, dopo quattro anni all’Aarhus arriva la chiamata dalla Germani, oltre che il debutto in Nazionale, il 30 gennaio 1993, nell’amichevole USA-Danimarca. La gara finirà 2-2 e Stig incasserà il primo giallo con la maglia danese. Il primo di una lunghissima serie.
Il 1993 lo porta anche sull’altare, sposa infatti Bettina Petersen, con cui avrà quattro figli.
1993-1994 – La prima esperienza in Germania
Arriva la chiamata dalla Bundesliga, dicevamo, dove il gioco rude ma efficace di Stig Tøfting può essere valorizzato. Approda così all’Amburgo, ma non si ambienta bene e viene girato quasi immediatamente all’Odense, facendo ritorno in Danimarca. Totalizzerà 8 presenze nella prima e 7 presenze nella seconda squadra citate. Alcuni dissidi con l’allenatore, non meglio chiariti, lo spingono ad abbandonare l’Amburgo. Le cronache lasciano il dubbio che anche all’Odense qualcosa non fosse andato tra lui ed il tecnico.
1995-1997 – Ritorno all’Aarhus
Nel 1995 rientra nella sua città per ritrovare sé stesso, dopo due stagioni da dimenticare, ma Tøfting è una persona con un carattere difficile, e con alcuni problemi. I due anni in cui rimarrà nel suo club natale sono costellati di giri in moto con vecchi amici poco raccomandabili, e assenze non meglio chiarite. Nonostante questo, Stig pare trovare un equilibrio col club, dove diventa un punto di riferimento all’interno del campo per i propri compagni e riesce a segnare addirittura diciassette reti in due stagioni. Nelle precedenti sei non era arrivato neppure a dieci.
1997-2000 – Ritorno in Germania
Nel 1997 passa all’Odense, e dopo dodici gare in cui riesce a segnare tre reti, arriva una nuova chiamata dalla Germania. Stig si sente pronto per tentare nuovamente il salto all’estero e decide di tornare in Germania, dove ha un conto in sospeso visto il buco nell’acqua precedente.
Arriva così all’MSV Duisburg, ove rimarrà fino al 2000 nonostante alti e bassi, disputando sessantanove gare e segnando quattro reti. Viene però tradito nuovamente dal proprio carattere. In una discoteca di Aarhus, siamo nel 1999, Tøfting malmena un giovane, per futili motivi. Il malcapitato finisce in ospedale con una prognosi di tre settimane e al calciatore viene inferta una pena a 20 giorni di carcere con la condizionale. Questo incrina i rapporti con il club tedesco, che a fine stagione lo lascia libero.
2000-2002 – Il (quasi) Sindaco di Aarhus
Finito il contratto col Duisburg, Tøfting rientra a casa. Ancora una volta all’Aarhus. E’ questo un anno altamente bizzarro per lui, infatti deciso ad aprire un locale, non riesce ad ottenere la licenza per via dei propri trascorsi.
Decise così di candidarsi alle successive elezione per diventare Sindaco al posto di Hørning, Sindaco uscente e nuovamente candidato, arrivando ad un passo dalla vittoria. In effetti avrebbe vinto, ma dichiarò di non essere interessato alla politica e di aver tentato solo perché: « Non dobbiamo farci schiacciare dai politici». Fece quindi l’endorsment per un terzo uomo, che vinse solamente grazie alla popolarità raggiunta dal calciatore.
Ottenuta la sua licenza ed aperto il locale, entrò subito in rotta di collisione col nuovo Sindaco, per via delle restrizioni anti-fumo. Si narra che Tøfting decise di pagare in modo preventivo una multa cumulativa per i tutti giorni di apertura del locale, in modo che chiunque potesse fumare in barba al decreto.
Ma torniamo al calcio giocato. Nel 2000, dopo un buon inizio con l’Aarhus arriva la seconda chiamata dall’Amburgo. E Stig parte per la terza volta in direzione Germania, rimanendovi fino al 2002.
2002 – Il Bolton e il Mondiale
All’Amburgo va finalmente bene, tanto che a gennaio 2002 arriva la chiamata dall’Inghilterra. Si trasferisce così al Bolton, dove viene presentato in questo modo dal suo allenatore: «E’ un ragazzo molto determinato ed un calciatore decente».
Potrebbe davvero essere il suo anno, ma purtroppo un infortunio avvenuto alla quarta partita col la formazione britannica gli fa concludere la stagione. Rischia quasi di non andare ai Mondiali, ma con grinta e forza di volontà rientra prima del tempo e riesce a giocare l’ultima gara di campionato, convincendo il tecnico danese Morten Olsen a convocarlo.
Ma Stig Tøfting non si smentisce. Durante il ritiro, lui ed il suo grande amico Thomas Gravesen hanno la bella idea di fare uno scherzo a Jesper Grønkjaer. Mentre uno lo tiene fermo, l’altro gli tira dei cubetti di ghiaccio. Stig lo colpisce con uno di questi in un oggio e Gønkjaer reagisce. Tøfting e Gravesen lo picchiano, e prima che i compagni riescano a dividere Stig e Jesper, questi ha ormai un occhio pesto e parecchie parti del corpo indolenzita da pugni e calci. Rischia di non poter essere presente alla prima gara del Mondiale.
Sono ragazzi, direbbe qualcuno. Catechizzati sulle loro responsabilità, tutto sembra tornare a posto, e si segnala solamente il fatto che Stig agli ottavi di finale si sbilancerà: «Questa sarà la partita più importante della mia intera carriera. Sarà davvero speciale. Voglio spedire l’Inghilterra a casa! Saremo pronti!»
L’incontro finirà 3-0 per gli inglesi, Tøfting riuscirà a farsi ammonire e quella sarà l’ultima gara con la maglia della nazionale danese. Dopo quarantuno presenze due gol segnati ed innumerevoli cartellini gialli, non sarà più convocato.
Lo scandalo post Mondiale
Forse, a pesare su questa scelta, sarà anche il fatto che a fine Mondiale la squadra si ritrovò in un noto locale di Copenaghen. Dopo che il cameriere ed il padrone del locale richiamarono Tøfting perché stava iniziando ad essere molesto, questi aggredì entrambi, mandando il proprietario all’ospedale a seguito di una poderosa testata. Grønkjaer commentò così l’accaduto: «All’improvviso è scoppiata una rissa e l’unica cosa che vidi era che Stig ne era al centro».
A seguito di questo fatto Tøfting finì a processo, ed il Bolton rescinderà il contratto col giocatore.
Ma il 2002 non finì così. Infatti Tøfting sarà anche al centro di uno scandalo, suo malgrado. Il giornale scandalistico “Se eg Hoer” raccontò come Stig era rimasto orfano: il padre aveva ucciso la madre e poi si era suicidato. Lui aveva 13 anni, e aveva rinvenuto i due cadaveri dei genitori.
Fu in questo modo che i suoi figli, oltre che l’intera nazione, scoprì il dramma che aveva modificato per sempre la sua gioventù. La Danimarca gli si strinse attorno e condanna in blocco la pessima scelta del giornale, da cui verranno licenziati numerosi giornalisti oltre che il Direttore Responsabile.
2003 – La galera e la morte del figlio
L’affetto del popolo danese però non gli impedirà di scontare il suo debito con la società. La rissa di Copenaghen lo porta in tribunale e questa volta riceve una pena a quattro mesi di carcere. E questa volta, in galera ci finisce sul serio, tra aprile e luglio del 2003.
Uscito di prigione riuscì ad ottenere un contratto solamente in Cina, al Tianjin Teda, rimarrà però solamente sei mesi. Nel corso di quel terribile anno, la meningite gli strapperà il terzo figlio, nato solo tre settimane prima.
2004 – L’ennesimo rifugio ad Aarhus
Nel 2004 si rifugia nuovamente a casa sua. Torna all’Aarhus ma ormai Stig è fuori controllo. A luglio è protagonista dell’ennesima rissa, un banale litigio stradale lo porta a picchiare un automobilista. Il suo club regge il colpo, ma non può soprassedere a quanto avviene pochi mesi dopo.
Alla festa di Natale della società, alcune battute e momenti goliardici trascendono, e Tøfting è al centro della ribalta. Picchia alcuni compagni di squadra lasciando loro lividi ed escoriazioni. La società lo licenzia, dando però la colpa al fatto che se ne fosse andato da allenamento, per evitare ulteriori problemi con la giustizia.
2005-2007 – Fine di una carriera travagliata
Nel 2005 torna in Germania, all’Alemania Hachen tutto sommato si comporta bene, ma l’anno dopo firma per il Randers, tornando in Danimarca. Qui chiude la propria carriera da giocatore, diventando poi un collaboratore tecnico della squadra.
Prima di Euro 2008 spicca la sua ennesima provocazione. Scommise che se la Danimarca fosse arrivata nelle prime sei, avrebbe pulito da solo il Palazzetto dello Sport di Aarhus. Scommessa che vinse comodamente, risparmiandosi il lavoro.
2008/2010 – Il pugilato ed il libro “No Regrets”
Nel 2008 intraprese anche la carriera di pugile. Spiccano due incontri nella sua breve carriera, quello con Renè Dif, noto alla cronaca in quanto ex cantante degli Aqua, che secondo alcuni finì in pareggio e secondo altri con la vittoria ai punti di Tøfting, e quello del 2009 con Sidney Lee, un personaggio della TV danese, in cui Stig mise al tappeto il rivale in soli sette secondi, come testimoniato da un video presente su YouTube.
Nel 2010 è poi uscito il libro sulla sua vita: “Stig Tøfting: No regrets”, che sicuramente è più interessante e movimentato, nel bene e nel male, di quello di parecchi personaggi famosi. Nel medesimo anno, e dopo diciassette di matrimonio, l’ex calciatore divorzia dalla storica moglie Bettina Petersen.
2018 – L’ultima intervista
L’ultimo capitolo della storia di Stig Tøfting è datata 2018, quando l’ex calciatore ed ormai ex pugile ha rilasciato un’intervista al Daily Mail. Apprendiamo così che a ormai 60 anni ha messo la testa a posto, è diventato nonno e cerca di godersi la tranquillità familiare.
Parlando del calcio ha dichiarato: «Il calcio mi ha salvato. Quando giocavo niente poteva mandarmi in crisi. Sono stato anche da uno psicologo ma ogni volta che scendevo in campo ero nel mio mondo».
Ha poi anche parlato della morte dei genitori e di quella del figlio. Per quanto riguarda i primi ha ammesso di vivere costantemente col ricordo del giorno in cui li ha trovati morti, chiedendosi se rimanendo a casa avrebbe potuto salvare loro la vita o se forse sarebbe morto a sua volta. Sulla tragica morte del figlio invece ha dichiarato «La cosa peggiore che mi sia mai successa. Ho tatuaggi di Jon su tutto il corpo ma non posso riportarlo indietro».
Sicuramente il solo vero rimpianto di un uomo che ha tatuato in pieno stomaco le parole “No Regrets”.