

Estate 1971, Liverpool.
Le radio inglesi suonano Stairway to Heaven, dei Led Zeppelin, mentre i Who hanno appena finito di registrare Behind Blue Eyes.
Ci troviamo a nord-ovest, rispetto a Londra, dove John Lennon scrive Imagine, una delle canzoni più belle dell’intero secolo. Così come lui, anche Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr stanno intraprendendo le carriere da solisti.
Già, The Beatles Break Up, si sono sciolti, come scrivono i giornali. Di disperde così un decennio di magia, concentrato nei luoghi simbolo descritti dalla band inglese per antonomasia, e non ce ne vogliano i fans dei Rolling Stones. Si dissolvono, nel tipico grigiore inglese, Penny Lane e Strawberry Fields.
Qualche centinaio di metri più a Nord dei suddetti posti e rimanendo sempre nella città di Liverpool, però, si sta per accendere una nuova luce. Ad Anfield Road, nel quartiere di Everton.
No, no, non prendeteci per pazzi. Lo sappiamo che la casa dell’Everton è Goodison Park, mentre ad Anfield gioca il Liverpool Football Club. I due campi sorgono a meno di un miglio di distanza l’uno dall’altro, e più precisamente il Goodison viene costruito nel 1892, in seguito allo sfratto dell’Everton da Anfield. È inutile dirlo, tra le società nascerà una rivalità che dura tutt’ora.
In casa Reds, l’atmosfera non è delle migliori. L’acquisto del bomber gallese John Toshack, reduce da anni di fuoco e fiamme con la maglia del Cardiff nelle serie inferiori, non è riuscito a migliorare le sorti della squadra, relegata al quinto posto così come nella stagione 69/70, nella quale a vincere il campionato sono stati proprio i cugini in blu, che così eguagliano in testa all’albo d’oro della First Division, con 7 vittorie, lo stesso Liverpool, il Manchester United di George Best e l’Arsenal, prima dell’allungo di questi ultimi a quota 8 nel campionato 70/71.
Siamo lontani sia dall’epoca in cui in Inghilterra si attinge a mani basse dai campionati stranieri e da quella, a livello mondiale, in cui vige la mania dell’esonero compulsivo. Così, il lavoro di ristrutturazione di una squadra da risollevare è affidato alle sapienti mani del confermatissimo Bill Shankly e del capo osservatore Geoff Twentyman, che aveva già portato in rosa giovani giocatori provenienti dalle serie inferiori, ma affamati come non mai. Esempio lampante è quello dell’irlandese Steve Heighway, prelevato dai dilettanti dello Skelmersdale United, squadra in cui giocava mentre stava completando i suoi studi in Economia, e subito lanciato in prima squadra.
Così, agli occhi di Twentyman non sfugge il talento di un’ala destra, appena ventenne, che gioca in Fourth Division, la quarta serie inglese, con la maglia dello Scunthorpe United. Acquistato, esordirà da titolare già alla prima di campionato, contro il Nottingham Forest, andando a segno dopo 12 minuti.
Il nome del predestinato? Joseph Kevin Keegan. È in questa piazza che diverrà KKK, King Kevin Keegan.
Bill Shankly rimane folgorato dal giovane esterno, e decide di avanzare il suo raggio d’azione per renderlo più pericoloso, sfruttando il gioco aereo dell’ariete Toshack. Niente di più azzeccato.
In coppia, Toshack e Keegan fanno sognare la storica Kop, cuore pulsante del tifo Liverpool. La squadra, dopo una partenza altalenante, gravita nei piani alti della classifica per tutta la stagione, e un’incredibile serie di otto vittorie consecutive porta i Reds, in data 22 Aprile, ad un solo punto dalla vetta occupata dal Manchester City.
Mancherebbe la ciliegina sulla torta, ma le due trasferte finali costano alla squadra il titolo. La sconfitta contro il Derby County, appaiato in classifica, è fatale: sarà proprio la squadra delle East Midlands a laurearsi, per la prima volta, campionessa, con un punto di vantaggio su Leeds, Liverpool e City, appaiate a quota 57, con il rammarico del pareggio ad Highbury, contro l’Arsenal, all’ultima di campionato. Non bastano, così, le 13 reti di Toshack e le 10 di Keegan.
La coppia Toshack-Keegan, nel frattempo, comincia a spopolare. I due sono gli idoli delle ragazzine di Liverpool, e la rivista sportiva Shoot ne approfitta per paragonarli a Batman e Robin, con tanto di servizio fotografico in costumi scenici.
La stagione 72/73 sarà quella della ribalta sul campo: Keegan centra la porta ben 22 volte in stagione, Toshack si limita a 17 reti complessive e tanto lavoro sporco, e qualcuno comincia a parlare di apparente telepatia tra i due. Ma soprattutto, in città, e questa volta sulla sponda del Mersey scarlatta, arriva l’ottavo titolo nazionale. C’è di più: il cammino europeo, in UEFA, arriva fino alla finale, non ancora in gara unica.
Due volte Keegan, una Lloyd, ad Anfield: 3-0 al Borussia Mönchengladbach, e la doppietta del tedesco Jupp Heynckes nella gara di ritorno non basta a rimontare il vantaggio acquisito. È grande festa in casa Reds.
Sarà solo l’inizio di una nuova era a Liverpool, solo momentaneamente scalfita dal ritiro di Shankly nel 1974. Negli anni successivi, arrivano altri due campionati, l’ennesimo successo in UEFA, due Community Shield, una FA Cup e, soprattutto, la prima delle cinque Champions. Complessivamente, Keegan e Toshack segnano una novantina di reti. Tutto ciò, dal 1973 al 1977.
Dopo aver ammaliato Anfield per 6 anni, la coppia anglo-gallese si scioglie. Così come avevano già fatto i Beatles circa 15 anni prima, Keegan decide di cercare nuovi stimoli ad Amburgo, in Germania. Senza di lui, a Liverpool arriverà la seconda Champions di fila, datata 1978, anno dell’addio di Toshack, che torna in patria, allo Swansea.
“And in the end, the love you take is equal the love you make”, cantavano i Beatles in The End, del 1969. L’amore sprigionato a Liverpool da KKK e Toshack è stato immenso, e ricambiato con una serie di titoli che fungono da anticipazione ai magici anni ’80 della squadra, ricolmi di successi. Ma una coppia così, lasciatecelo dire, è unica da quelle parti.