I fratelli Casciaro, gli eroi del calcio a Gibilterra

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La nazionale di Gibilterra in occasione della partita contro la Polonia. Lee Casciaro veste la maglia numero 9, mentre i fratelli Ryan e Kyle rispettivamente la 5 e la 7 (fonte:bootadvisor.ie)

Non uno, non due, ma ben tre fratelli contemporaneamente in campo con la stessa nazionale. Quello di Lee, Ryan e Kyle Casciaro è quasi un record, legato alle imprese di Gibilterra, affiliata a UEFA e FIFA dal 2013. Una storia fatta di dispute internazionali, sul campo e fuori, e di battaglie anche nelle competizioni europee per club.

 

Il calcio a Gibilterra

Stadio Algarve di Faro, Portogallo, 19 novembre 2013. Data e luogo storici per gli appassionati di calcio e per gli abitanti di Gibilterra. È il giorno, infatti, in cui la nazionale gioca la prima amichevole ufficiale della propria storia, a seguito dell’affiliazione a UEFA e FIFA. L’avversaria di turno non è il Portogallo, come l’impianto di gioco potrebbe portare a pensare, ma la Slovacchia.

A giocare in casa, infatti, è Gibilterra. E lo stadio è quello lusitano perché, all’epoca, l’unico impianto gibilterrino (il Victoria Stadium) non rispettava i requisiti minimi per l’omologazione UEFA per le nazionali. Arriverà un risultato storico, un sorprendente 0-0 ottenuto da una formazione composta solo da giocatori dilettanti, che fanno del football un divertimento.

Una storia magica nella quale c’è anche spazio per un campionato interno di livello non professionistico, giocato interamente al Victoria Stadium. Competizione che elegge una vincitrice, automaticamente candidata a difendere Gibilterra in Champions League. E nel 2016 la rappresentante del territorio, il Lincoln Red Imps, riuscì a mettere in difficoltà una compagine blasonata come il Celtic. Vincendo, addirittura, la gara d’andata del secondo turno preliminare.

La disputa tra Spagna e Gibilterra

Facciamo un piccolo passo indietro, alla gara d’esordio, e alle ragioni dello svolgimento in territorio portoghese. La vicinanza geografica alla Spagna suggerirebbe, in assenza di un impianto regolare a Gibilterra, un trasferimento delle partite interne in terra iberica. Magari non ad Algeciras o Marbella, i grandi centri più vicini ma disposti di stadi non necessariamente omologabili per l’UEFA, ma alle poco più distanti Cadice, Málaga o Jerez de la Frontera. In questo caso, però, subentrano motivazioni geopolitiche e ostative al riconoscimento della selezione gibilterrina da parte della Spagna.

Gibilterra, infatti, fu costretta a emigrare a Faro a causa dell’annosa disputa tra Spagna e Regno Unito sulla propria giurisdizione. La nazione iberica, infatti, da anni rivendica una co-sovranità sul territorio, rigettata in primis dai gibilterrini, fedeli alla corona (seppure favorevoli alla permanenza nell’Unione Europea). Una delle due motivazioni per le quali la Spagna non riconosce la nazionale di Gibilterra e non le consentì di giocare sul proprio suolo. Per evitare l’insorgere di problematiche, peraltro, l’UEFA ha previsto l’impossibilità di sorteggiare nei medesimi gironi di qualificazione a Europei e Mondiali le due rappresentative.

L’altra motivazione, invece, è strettamente legata a una presa di posizione del governo spagnolo. L’affiliazione di Gibilterra all’UEFA, infatti, è giunta solo nel 2013 dopo 14 anni di battaglia e la ferma opposizione della Spagna. I timori dei vicini vanno ricercati nel forte sentimento indipendentista di alcune regioni (Catalogna e Paesi Baschi su tutti) e nella possibilità che anch’esse potessero richiedere qualcosa di simile. Per questo l’UEFA ha stabilito che, dal 2008 in poi, possano essere affiliate solo nazioni riconosciute come tali dalle Nazioni Unite.

Tre fratelli in nazionale

E allora, com’è possibile che Gibilterra fu affiliata negli anni successivi? Come spiegammo già in un articolo sulle nazionali non riconosciute dalla FIFA, la federazione gibilterrina ricorse al TAS di Losanna per il proprio riconoscimento, forte di una richiesta effettuata prima dell’insorgere della norma. E lo stesso TAS diede ragione a Gibilterra, obbligando l’UEFA ad accettare l’accoglimento della richiesta, previa votazione delle altre nazioni.

L’amichevole di Faro, dunque, fu il primo frutto di numerosi processi e carte bollate. Un successo per la piccola Gibilterra, al di là del risultato del campo, che si estrinseca nella prima distinta ufficiale marcata UEFA. All’interno della quale, anche a causa della scarsa popolazione, non mancano i casi di omonimia. È il caso dei cugini Chipolina, schierati da titolari nel quintetto difensivo, o dei fratelli Casciaro, cognome apparentemente italiano e retaggio della vecchia dominazione genovese. Furono due, Ryan e Kyle, a essere convocati per la sfida contro la Slovacchia, subentrando dalla panchina.

Un evento storico, però, si registrò il 7 settembre del 2014, in occasione della prima gara ufficiale di Gibilterra. Nella sfida contro la Polonia, valevole per la prima giornata delle qualificazioni all’Europeo 2016, Ryan e Kyle Casciaro giocarono da titolari insieme a un terzo fratello, Lee, alla prima presenza in Nazionale. Sarà lo stesso Lee, a marzo 2015, a segnare il primo gol di Gibilterra in una competizione UEFA, siglando la rete del provvisorio 1-1 nel match giocato contro la Scozia a Hampden Park. Pochi mesi prima (4 giugno 2014), invece, Kyle Casciaro aveva realizzato il gol decisivo nell’1-0 contro Malta, prima storica vittoria gibilterrina.

I Casciaro, la nazionale e i club

I tre fratelli Casciaro per anni hanno condiviso anche l’altra maglia della loro carriera, quella del Lincoln Red Imps. La compagine domina il campionato interno gibilterrino, vinto ininterrottamente dal 2003 al 2019 tranne che nel 2017, quando ebbe la meglio l’Europa. Il primo posto ottenuto ha portato i tre fratelli a giocare insieme più edizioni della Champions League. E, ancora una volta, Lee Casciaro ha dimostrato di avere un debole per la Scozia. Fu sua, infatti, la rete della storica vittoria casalinga contro il Celtic.

Nel 2018, però, Ryan ha lasciato i Lincoln per approdare al St Joseph’s, altra squadra del campionato interno. La parentesi comune, però, è proseguita con la Nazionale. La selezione biancorossa, nel frattempo, ha ottenuto l’omologazione del Victoria Stadium per le gare interne, potendo così disputare le proprie partite sul proprio territorio. Uno stadio, quello gibilterrino, che presenta una particolare caratteristica. La distanza del confine spagnolo, infatti, è minima (800 metri circa), ed è separato dalla dogana solo… dall’aeroporto. La pista d’atterraggio dei velivoli, infatti, costeggia l’impianto da gioco e attraversa per intero, in linea longitudinale, il territorio gibilterrino. Al punto che le auto, nell’eventualità di transito aereo, sono costrette a sostare a un particolare tipo di passaggio a livello per poterla attraversare ed entrare a Gibilterra.

I fratelli Casciaro, così come il 90% dei compagni di nazionale, non sono calciatori professionisti. Kyle, infatti, è agente marittimo raccomandatario per la A.Mateos & Sons Ltd, compagnia che si occupa di trasporti via mare. Gli altri due consanguinei, invece, condividono anche fuori dal rettangolo di gioco la medesima divisa. Ossia quella della Gibraltar Defence Police, l’equivalente dei nostri Carabinieri,  per la quale difendono ogni giorno la propria terra d’origine. Così in campo, come fuori.

 

 

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